SCUOLA PER GENITORI 2022-2023
LA COPPIA EDUCATIVA
Ruolo del padre e della madre nella famiglia attuale
Relatore dr. Doriano Dal Cengio
Centro civico “N.Tommasoli” – 9 febbraio 2023
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Relazione:
Viste le temperature e la concomitanza col più importante appuntamento nazional-popolare di Sanremo, non abbiamo avuto il pubblico delle grandi occasioni, ma l’obiettivo a cui tenevamo maggiormente l’abbiamo raggiunto: tornare in presenza, dopo tre anni da quel fatidico febbraio 2020 che ha visto lo scoppio della pandemia. E l’abbiamo fatto col dr. Doriano Dal Cengio che tante volte ci ha sottolineato l’aridità di “parlare davanti a un computer”, non percepire i feedback del pubblico, non captare se i messaggi e le considerazioni così importanti arrivino effettivamente a destinazione.
L’argomento è quello a noi caro della famiglia ed in particolare del ruolo del padre e della madre nella famiglia moderna. Due ruoli, secondo il dr. Dal Cengio, interscambiabili, ma che devono miscelarsi e amalgamarsi opportunamente per prevenire quei disagi che riscontriamo talvolta nei nostri figli. I due ruoli sono interscambiabili e lo dimostra la nostra storia recente dove realmente si sono scambiati: sono bastati pochi decenni per vedere la madre sostituire il padre nel ruolo di regolatore, di rappresentante della norma e suo primo applicatore. La famiglia è pertanto cambiata radicalmente passando da “famiglia etica” a “famiglia affettiva”. Nella prima il “dominus” era il padre, egli dettava le regole e le faceva rispettare; in particolare, ci si preoccupava che le regole fossero rispettate e che la famiglia avesse un ruolo ed un’immagine ben chiara nei confronti della società. Si poneva molta attenzione al “saper stare al mondo”. Oggi, invece, siamo pervenuti alla famiglia affettiva, dove si pone più attenzione a sentimenti di affetto e di intimità; in sostanza si punta più al “sapere essere al mondo”. Nella prima, il padre stabiliva ciò che si poteva e non si poteva fare, mentre la madre era più “l’angelo del focolare”, una presenza a volte silenziosa e al servizio della famiglia, ma con scarse possibilità di indicare la rotta. Poi, grazie all’emancipazione femminile, alla possibilità per le donne di affermarsi nello studio (“oggi in Italia si laureano più donne che uomini”) e nel lavoro, la donna ha preso spesso le redini della famiglia ed ora è lei spesso che detta le regole. Nel frattempo, il padre, laddove non sia evaporato, è diventato più affettivo e più attento a trasmettere sentimenti ai propri figli. La famiglia vive quindi di sentimenti (legami, relazioni) fra i vari componenti, i quali si scambiano esperienze (competenze, abilità, conoscenze). Questo circolo virtuoso dove i componenti della famiglia vivono esperienze porta i singoli membri a sperimentare apprendimenti e ciò determina la loro identità.
A volte quindi – non sempre per fortuna – i ragazzi di oggi risultano essere più fragili e senza una reale consapevolezza del limite; alcuni recenti esempi, certamente diseducativi, sull’incapacità di aver metabolizzato un concetto di limite, li abbiamo avuto anche in TV, proprio in quella trasmissione nazional-popolare di cui parlavo all’inizio. Non è pensabile, né per un giovane, né per nessun altro, che si sparino i pallini alla docente senza rendersi conto della gravità di questo atto; peggio ancora, il silenzio di quei genitori – veri e propri “sindacalisti dei propri figli” – che non redarguiscono il figlio, né ritengono educato ed opportuno un gesto di scuse verso l’insegnante (chiunque esso sia).
I due percorsi paralleli:
- • famiglia etica ruolo paterno saper stare al mondo autoefficacia
- • famiglia affettiva ruolo materno saper essere al mondo autostima
sono le due facce della medaglia, che devono assolutamente coesistere per far sì che i nostri figli, da un lato abbiamo la cosiddetta “cassetta degli attrezzi” e dall’altra siano capaci di nutrire quei sentimenti che fanno di noi degli esseri umani.
Qual è la terapia suggerita? Innanzitutto evitare di “togliere ai nostri figli i sassolini che possono farli inciampare”; va bene aiutarli e sostenerli, ma errato risolvergli tutti i problemi. Ciò perché quando ci troviamo con qualcuno che ci dice “ci penso io”, la nostra reazione immediata è quella di spegnere il cervello su quel tema, ma è chiaro che in questo modo non acquisiremo mai quelle esperienze che ci servono per mescolare opportunamente gli ingredienti di cui sopra. Un suggerimento è quello di “somministrare loro quotidianamente un po’ di frustrazione”, metterli davanti a un problema, a un dubbio; sì, insomma, creare le premesse affinché mettano in moto il cervello e cerchino autonomamente la soluzione. Quanti di noi, frequentando l’officina sotto casa, si sono fatti le ossa, cercando per interi pomeriggi il modo per sistemare un ingranaggio, cercare e trovare i giusti attrezzi, a volte sbagliare fino a trovare il modo giusto di intervenire.
Laddove questi ingredienti (esperienza e sentimento) vengono meno, si creano situazioni patologiche (bassa autostima, onnipotenza narcisistica) che vanno da forme lievi a livelli di assoluta gravità. Se in famiglia questi elementi non vengono distribuiti e condivisi fra i componenti, succede che si demanda alla scuola un ruolo che la scuola non ha e non può applicare con la stessa efficacia. Se nemmeno la scuola riesce intervengono i servizi sociali e quando anche questi falliscono si arriva al Tribunale dei minori. Infine, nei casi più gravi, anche il Tribunale dei minori non basta e quindi si arriva agli istituti psichiatrici e alla prigione.
Ragazzi malati di onnipotenza, inconsapevoli dell’esistenza di un limite nelle cose e nelle reazioni, incapaci di un rispetto minimale delle regole perché nessuno – specie in famiglia – gli ha mai insegnato ciò. L’anno scorso nel territorio veronese ci sono stati 9 tentati suicidi e 3 suicidi; anche recentemente una ragazza universitaria a Roma si è suicidata, lasciando un biglietto in cui dichiarava la propria incapacità a proseguire gli studi. E che cos’è questo se non la mancanza di quella “cassetta degli attrezzi” di cui ci ha parlato il dr. Dal Cengio?
Lo studio IARD 2022, uno studio che ha analizzato un target di ragazzi fra i 13 ed i 18 anni, ha dichiarato che i fenomeni più preoccupanti sono stati:
- • ritiro sociale
- • disordine alimentare
- • autolesionismo e fantasie suicidarie
Il primo punto non è una novità (“già dieci anni fa si parlava di hikikomori”); il secondo è il frutto di messaggi fuorvianti che ci arrivano dai media in un senso (apologia dell’anoressia derivante dalla proposizione di modelli estetici (alte, belle, magre, …) che non coincidono con ciò che siamo) o nell’altro (bulimia aumentata in fase di pandemia dove l’essere rinchiusi a casa ha portato ad aumentare le occasioni per mangiare anche in assenza di una reale necessità). Ciò che però ha davvero lasciato costernati è il terzo punto con un aumento dei casi in cui i ragazzi sono arrivati a forme di autolesionismo, quando non a drammatici pensieri suicidi.
Fortunatamente, accanto a giovani fragili e problematici, ve ne sono molti di competenti, affettuosi e con idee chiare e principi sani sul modo di rivestire le proprie relazioni con gli altri; di essi si parla poco per il famoso motivo che “fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”, ma ciò che ci ha insegnato stasera il dr. Dal Cengio è che – in seno alla famiglia – dobbiamo sempre nutrire i nostri figli con esperienze e sentimenti; l’accrescimento che ne deriva in ogni occasione, rafforza quella identità e quella consapevolezza di sé, elemento fondamentale e condizione necessaria perché si formi un adulto sereno, consapevole, che sia amabile (saper essere) e competente (saper fare).
Il nostro grazie sincero al dr. Dal Cengio per questa presentazione chiara, precisa, saggia e documentata da molti riferimenti concreti; un grazie anche al nostro Beppe che ha attivato al volo la diretta per coloro che in questi due anni si sono abituati alle conferenze da remoto.
Come già anticipato, i prossimi 4 appuntamenti con cui andremo a chiudere la stagione saranno in presenza, sempre al Centro civico “N.Tommasoli”; appuntamento fra due giovedì (23 feb) con la prof.ssa Stefania Bergnoli che ci parlerà di: ”Ansia a scuola, ma non solo … Per genitori dei bambini della scuola primaria e secondaria di primo grado”.
A presto.
Ass. PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO