SCUOLA PER GENITORI 2023-2024
“LA BIOLOGIA DELLA GENTILEZZA”
Incontro con l’autore Daniel Lumera
Cinema Teatro Alcione – 5 ottobre 2023
RELAZIO NE:
Parte col botto la quindicesima edizione della “Scuola per Genitori”; incontro davvero emozionante e illuminante quello di stasera con lo scrittore Daniel Lumera per parlare di un tema assai caro, visto che era anche il tema della Borsa di Studio “N.Tommasoli” di quest’anno, ovvero quello della gentilezza. Ad ascoltarlo circa duecento persone, accorse al teatro Alcione per vedere e sentire i temi di una persona che non si è adeguata al mainstream, ma ha vissuto – anche con undici anni trascorsi da monaco – alla ricerca di un equilibrio e di una capacità di sentire i messaggi che arrivano dal Creato, dall’ambiente e dalle persone con cui entriamo in contatto.
Dopo gli onori di casa fatti dal parroco don Dino Marcon, una breve presentazione della stagione fatta dalla prof.ssa Galletta ed un breve, quanto sentito, excursus da parte del neo-diplomato Luca Braga, abbiamo passato la parola al nostro illustre ospite.
Introdotto con coscienza di causa dall’avv. Sabrina De Santis, il nostro Daniel Lumera ha lasciato tutti a bocca aperta per aver esposto e supportato scientificamente una condotta di vita tanto efficace quanto lontano dal nostro attuale sentire. In un mondo in cui prevale la competizione, Lumera ci dice che la via da seguire dev’essere invece quella della cooperazione e dell’interconnessione. Non è il prevalere sull’altro che ci porta al successo, bensì il collaborare con lui, il dargli fiducia, il condividere con lui gli errori e da essi ripartire. Quattro sono gli elementi capaci di influenzare significativamente la vita sulla Terra:
- Gli elementi impollinatori (le api) > se sparissero, il pianeta non sopravvivrebbe più di 50 anni;
- Gli alberi > ’ossigeno, fondamentale per la sopravvivenza, arriva da essi e dalla loro azioni di fotosintesi clorofilliana;
- I cetacei > defecando, generano l’80% degli alimenti marini;
- La mente umana.
Ebbene, ci dice Lumera, di questi quattro elementi, l’unico che mette a repentaglio la vita del pianeta è l’ultimo. E ciò per un’errata interpretazione del concetto darwiniano di selezione naturale: non è con la competizione e l’eliminazione dell’altro che si raggiunge il successo. Solo la gentilezza consente di allungare le prospettive di vita e ridurre considerevolmente la probabilità di malattie, anche gravi come i tumori. La parola “gentilezza” deriva da gens, la parola che in epoca romana identificava un gruppo di persone, non necessariamente legate da legami di parentela, ma nel quale – per il solo fatto di farne parte – vi era un tacito impegno alla cura e al sostentamento reciproco.
La gentilezza, dunque, non è uno sterile atto educato, bensì un reale e pedagogico atteggiamento di predisposizione verso l’altro, applicato con risultati inconfutabili sia nell’assistenza nei percorsi di fine vita e sia nelle carceri. Se consideriamo che il 70% dei detenuti reitera il reato, si comprende come non possa essere l’attuale modalità, la soluzione del problema; Lumera ci ricorda allora le esperienze di alcuni mesi, passate in uno spirito di servizio ad assassini, stupratori e altri criminali, i quali per poter tornare alla vita civile devono abbeverarsi di comportamenti positivi. Collaborare con loro quindi non è un atto di aiuto al detenuto, bensì un atto di favore alla società che un domani potrà avvalersi di persone ricostruite nell’animo e nuovamente in grado di dare il loro contributo.
Secondo un’indagine psicometrica condotta su un campione significativo, la produttività delle aziende è fortemente influenzata da fattori come la gentilezza, la fiducia ed il perdono. Per l’assenza o quasi di queste caratteristiche negli ambienti di lavoro, solamente negli USA, si perdono ogni anno fra i 450 ed i 550 miliardi di dollari. Creare un clima favorevole, consentire al collega di sbagliare senza individuare subito l’azione punitiva da applicare, bensì condividere con lui l’errore e portarlo a bordo, facendo capire che l’errore è necessario per migliorarsi sono le prime condotte da attivare per aumentare la produttività. Non c’è bisogno di scomodare gli economisti più noti per far capire che laddove si migliora la vita del lavoratore (prossimità degli asili-nido, azioni volte a favorire un corretto equilibrio vita-lavoro, condivisione degli obiettivi e azioni di team building), le performance ne traggono inevitabilmente beneficio.
Altre cinque caratteristiche sono fondamentali per migliorare la qualità della vita: gentilezza, ottimismo, gratitudine, felicità e perdono sono elementi non solo contagiosi, ma che si trasferiscono addirittura nei geni, tramite la catena amminoacida dell’RNA. Lumera ci ha citato l’esperimento dei topi, ai quali – contestualmente alla diffusione di un profumo – veniva inferta una scarica elettrica; nell’esperimento, i figli ed i nipoti di questi topi sono stati separati alla nascita dai loro genitori e nonni. Ebbene, ciò nonostante, si è visto che sia figli che nipoti quando avvertivano il profumo, scappavano. In pratica questo comportamento gli era stato trasmesso tramite i patrimonio genetico presente nei cromosomi.
Ma come può, ci dice ancora Lumera, un genitore che conduce una vita tossica (stress, insicurezze, odio, competizione portata all’estremo, …) pensare di poter trasmettere ai figli serenità, sicurezza, pace interiore? Il suo comportamento, ancorché inconsciamente, infonde negli altri le paure o lo stress di cui è intriso e finiscono inevitabilmente per influenzare chi gli sta vicino. Ecco il nostro errore: giudichiamo il giudizio e lasciamo sola la solitudine: esattamente il contrario di ciò che dovremmo fare.
Il nostro relatore ci invita quindi a fare ecologia di noi stessi, a ripulirci delle tossine derivanti da una vita impostata su criteri errati; ogni errore o comportamento distorsivo di chi ci sta vicino deve essere interpretato innanzitutto come elemento di meditazione in noi stessi prima ancora che negli altri. La prima cosa che ci dobbiamo chiedere è se noi abbiamo passato un messaggio sbagliato. Meditare su noi stessi e ripartire ottimisti, diffonde come un venticello, l’ottimismo in chi ci sta accanto. Esattamente come chi, al contrario, vivendo accanto ad una persona con problemi e crisi esistenziali, finirà dopo circa due mesi a manifestare i sintomi di quelle crisi.
E si chiarisca una volta per tutte, che – come ha detto qualcuno fra il pubblico – la gentilezza viene scambiata per debolezza: questo connubio va sfatato perché, come dice Lumera, non c’è nessuna debolezza nel porgere l’altra guancia, anzi si porge la parte che non prova rabbia, la parte di noi che è conscia di ciò che accade, ma ragiona ancora con lucidità, senza farsi deviare dalla rabbia e dal sentimento di vendetta.
Il lavoro condotto da Lumera, insieme alla dr.ssa Immaculata De Vivo mostra, ancora una volta, come la scienza possa incontrare la spiritualità per guidarci verso una nuova frontiera del benessere individuale, relazionale e collettivo. I piccoli e grandi cambiamenti della nostra vita devono essere trasformati in un motore straordinario di salute, realizzazione e rinascita. Egli ci insegna un metodo rivoluzionario e trasversale che unisce la cura di sé – con strategie su alimentazione, riposo, stili di vita naturali, meditazione – alla cura degli altri, grazie alla riscoperta di valori quali l’empatia, la leadership gentile, il rispetto dell’ambiente. Una via pragmatica al benessere quotidiano, alla felicità e alla longevità, per imparare un nuovo modo di essere umani.
Ringraziamo lo scrittore Daniel Lumera per questa visione della vita, che tanto si avvicina al messaggio cristiano, ma qui lo supporta anche con un ragionamento scientifico, così come ringraziamo l’avv. De Sanctis che con tanta competenza lo ha intervistato.
Cordiali saluti.
Ass. PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO