SCUOLA PER GENITORI 2023-2024
“I NOSTRI RAGAZZI OGGI, NEL MONDO DELLA SCUOLA
E NEL CONTESTO SOCIALE IN CUI VIVONO”
Dirigente Sara Agostini
Questore Roberto Massucci
Assessora Stefania Zivelonghi
Centro Civico “N. Tommasoli” – 26 ottobre 2023
VIDEO:
RELAZIONE:
Parterre d’eccezione questa sera al Centro Civico “N. Tommasoli”, dove – davanti a circa settanta persone – illustri relatori hanno portato testimonianza della loro esperienza sul campo fatta con in giovani. Un mondo giovanile visto da varie angolazioni: quella della scuola, quella sociale e quella politica. Parole che hanno catturato l’attenzione del pubblico proprio perché avvalorate dal vissuto di questi tre relatori; non si sono limitati a descrivere il fenomeno in base a ciò che si legge, bensì sulla base delle loro personali esperienze vissute. E quando si raccontano esperienze realmente condivise, il pathos rafforza il messaggio e chi ascolta è decisamente coinvolto in queste esperienze così forti, che ci aprono il cuore quando vediamo che un giovane è uscito da questo o quel problema ed ha tutte le premesse per essere un buon cittadino di domani. Perché l’unica via d’uscita, ci dice il questore Massucci, è puntare sui nostri giovani per una Verona migliore: altre strade non ce ne sono.
Innanzitutto la Dirigente Agostini ha voluto sottolineare che la maggior parte dei ragazzi sta bene, ci dà ottime speranze e in molti casi sono migliori di quanto lo fossimo noi alla loro età. La nostra relatrice ha esordito con questo motto: “Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce” (Laozi, 300 a.C.). E’ passata poi ad illustrare i risultati del sondaggio effettuato dall’Istituto Superiore di Sanità denominato HBSC (Health Behaviour in School-aged Children) condotto su un campione significativo di ragazzi di 11, 13, 15 e 17 anni in merito alla loro saluto psico-fisica. Ebbene, ne è risultato che la percezione di benessere avvertita da questi ragazzi cala drammaticamente col crescere dell’età e con una situazione peggiore delle femmine rispetto ai maschi. Altro andamento significativo è l’esacerbarsi del fenomeno dal 2018 al 2022, così come un andamento della gravità direttamente proporzionale al censo (in sostanza, mutatis mutandis, nelle famiglie più povere sono maggiormente avvertiti questi disagi). Il problema rimane presente anche in famiglie perfette sotto tutti i punti di vista; perché le ragazze vivano peggio queste situazioni rispetto ai pari età maschi non è chiaro, ma sicuramente la dirigente Agostini ha confermato questo studio con la sua personale esperienza. Per quanto riguarda gli elementi negativi dello status psico-sociale, emerge da questo studio che le ragazze di questa età fanno un uso più massiccio e spregiudicato delle sigarette e abusano anche di alcol (nel 20% dei casi, le ragazze sotto i 17 anni si sono già ubriacate almeno due volte). I maschietti hanno invece il triste primato in tema di azzardopatia, essendo la popolazione femminile meno avvezza a chiudersi nelle sale giochi con slot machines e videolotteries. Sempre dallo studio, ci fa notare la Dirigente Agostini, emerge che meno di un ragazzo su dieci fa almeno 60 minuti di movimento al giorno; gli altri 9 su dieci preferiscono invece astenersi dal movimento e stare spaparanzati sul divano. Una situazione che il Questore Massucci ha fortemente deplorato, sostenendo che noi genitori dobbiamo agire per instillare nei ragazzi la cultura dell’impegno, la cultura dell’agire rispetto a quella del chiedere che altri agiscano o facciano. Una cultura dell’impegno che arricchisce i ragazzi nelle loro competenze, li rende protagonisti del loro tempo ed evita le pericolose deviazioni conseguenti alla noia e al (dolce?) far nulla. Sempre la Dirigente Agostini ha fatto notare come dallo studio HBSC sia emerso un uso sempre più frequente da parte dei giovani, con prevalenza nelle ragazze, dell’uso di farmaci contro i vari mali che li affliggono (mal di testa, mal di pancia, vertigini, malessere, …). Un fenomeno questo che è stato registrato anche a scuola e che avvalora le conclusioni del testo.
Infine, come caratteristica generale non meno preoccupante, vi è il progressivo abbassamento dell’età in cui questi giovani vivono questi disagi e affrontano queste situazioni sempre più invasive, come l’uso e l’abuso di alcol oppure l’uso di sigarette o, infine, la solitudine. Tema, questo della solitudine, ripreso più avanti dall’ass. Zivelonghi, segnalando un problema di ragazzi che, terminate le lezioni intorno alle 13:00, necessitano di spazi e soprattutto di accoglienza piuttosto che tornare a casa loro. Ecco allora che un sacerdote molto attivo qui in città, ha aperto a molti di loro la porta per ospitarli e dare loro un’attività da fare; in tal modo li si impegna, magari facendogli fare i compiti e si evita che possano diventare vittime di qualche delinquente. E’ il caso per esempio dello spaccio che si conduce in piazza Pradaval: su questo fenomeno, il questore Massucci è stato molto chiaro: il problema non sono coloro che vendono il fumo o la droga, bensì coloro che si presentano per acquistarla. Se venisse arrestato lo spacciatore, a breve verrebbe sostituito da un altro e quindi il problema resterebbe in tutta la sua gravità. Al contrario, se si riuscisse ad evitare che i compratori frequentassero e acquistassero droga, il commercio pian piano svanirebbe.
Il questore Massucci ci ha raccontato del piacere di essere tornato nella città dove aveva speso se stesso nei primi anni di attività, nei panni di un giovane vice-commissario di Polizia e ci ha raccontato che – anche quando si è trovato a dover intervenire dov’era in corso una sparatoria – ha vinto questa sua paura con l’impegno, con la preparazione e con l’abnegazione. Così come chi va a scuola, così anch’egli ha capito che solo la preparazione, l’impegno e la passione possono aiutarci a battere la paura di non farcela o di essere inadatti.
Per la sua profonda, pluriennale esperienza, il questore Massucci ci ha detto che troppe volte, quando le Forze dell’Ordine intervengono, magari per arrestare un ragazzo, ci si rende conto che l’errore è stato commesso a monte, quando i genitori sono stati troppe volte assenti, facendo mancare quei presìdi di tutela che sono indispensabili in ragazzi ancora in giovane età. “Verona è oggi molto migliore rispetto a come l’ho lasciata 20 anni fa, ma non dobbiamo limitarci a dire che siamo meglio rispetto ad una data passata, quanto piuttosto guardare avanti e cercare di capire come migliorarci per essere ancora più efficienti ed efficaci”. Un tema questo ripreso anche dall’assessora Zivelonghi, la quale ha fatto notare come Verona sia da un punto di vista anagrafico, fortemente sbilanciata verso la fascia di Terza Età a fronte di un numero decisamente molto scarso di giovani. Sembra quasi, ci dice la Zivelonghi, che questa grossa fetta della popolazione veronese, si sia concentrata molto sui propri interessi e davvero poco su quelli dei giovani. Da qui lamentele frequenti su zone dove “vi sono rumori fino alle 23:00”, dimenticando un necessario e fondamentale desiderio dei giovani di socializzare. Anziani che si lamentano dei giovani, ma – ci fa notare la dottoressa Zivelonghi – una situazione diametralmente opposta dietro le mura carcerarie, dove invece la popolazione appena sopra i 18 anni cresce in modo esponenziale.
Ancora una volta è emersa l’esigenza di fare un lavoro di squadra, di fare rete per combattere i fenomeni delle baby gang (“le indagini sono molto facili perché costoro si vantano delle loro malefatte, pubblicando i video sui social media”). Un’opera di evangelizzazione che sia il questore che l’assessore hanno preso sul serio, viste le conferenze che si tengono a ritmo serrato presso le scuole superiori di primo grado, l’età giusta in cui seminare e fare quell’opera di prevenzione che possa effettivamente ridurre il fenomeno malavitoso ed evitare di ammanettare giovani nel pieno dei loro anni. La stessa Zivelonghi ha fatto notare che – negli incontri che si tengono su questi temi così importanti per la vita dei nostri figli – mancano spesso non solo i giovani, ma anche i giovani papà, quella fascia intorno ai 35 anni, che rifiutano persino il dialogo o la possibilità di mettersi in discussione.
Un grosso grazie ai tre relatori che hanno portato al tavolo esperienze di vita, vissuta sempre con grande attenzione verso i giovani, puntando ancora una volta a quella “alleanza educativa” che costituisce l’elemento essenziale per raggiungere qualche successo sul piano dell’educazione dei giovani.
Abbiamo chiuso con un altro proverbio che ci dice quanto sia difficile e al tempo stesso importante, educare un ragazzo; si tratta di un proverbio africano che così recita: “serve un intero villaggio per educare un bambino”. Sentiamoci dunque tutti responsabili della buona riuscita dell’educazione di un ragazzo; dipende dai genitori, ma anche dai vicini, dall’allenatore, dal sacerdote, dagli insegnanti e da tutti coloro che, come adulti, possono e devono impegnarsi ad essere di esempio.
A presto.
Ass. PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO