SCUOLA PER GENITORI 2023-2024
“FALSI MITI SUL METODO DI STUDIO”
Prof.ssa Ilaria Rodella e prof.ssa Valeria Scipioni
Centro Civico “N. Tommasoli” – 9 novembre 2023
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Relazione:
Una settantina di persone ad ascoltare il tema dei falsi miti sul metodo di studio, argomento ben illustrato dalle prof.sse Rodella e Scipioni, grazie anche all’efficace esposizione a due voci, che ha mantenuto alta l’attenzione e catturato l’interesse dei presenti, come si è evinto dal dibattito finale.
Una platea fatta di genitori (finalmente anche qualche papà …) e anche qualche studente, evidentemente interessato a capire se si possa rendere più efficace lo sforzo che tantissimi ragazzi fanno quotidianamente per appropriarsi delle informazioni, delle notizie e dei ragionamenti, in sostanza della cultura, che viene proposta dalle istituzioni scolastiche. Un’esposizione che è partita da alcuni grafici statistici che riportano alcuni comportamenti degli studenti, degni di essere analizzati; da notare come la percentuale di coloro che leggono una volta sola corrisponda a quella di coloro che costruiscono schemi riassuntivi. Le due relatrici hanno dapprima illustrato una serie di princìpi sulle modalità di affrontare lo studio, indicando poi al termine quali di questi princìpi siano veri e quali falsi. Innanzitutto ci si è chiesti: può un metodo di studio essere improvvisato? Certamente no, ci dice la prof.ssa Rodella: l’etimo stesso della parola “metodo” indica qualcosa che non può essere frutto di improvvisazione, ma che richiede la opportuna organizzazione e sequenza di azioni, secondo un ben preciso ordine e con tempistiche opportune.
Altro aspetto interessante è quello relativo al fatto se un metodo possa essere applicato universalmente per tutti i ragazzi e per tutte le materie: falso. Innanzitutto perché ciascuno di noi deve sfruttare le proprie qualità personali che, ovviamente, variano da soggetto a soggetto; c’è chi impara vedendo (visivo-verbale), chi guardando (visivo, ma non verbale), chi ascoltando (uditivo) e chi facendo (cinestetico). Pertanto, già da qui si evince che ogni studente deve adottare un metodo suo personale che può non coincidere con quello del compagno; a ciò si aggiunga il fatto che talune materie richiedono più aspetti di conoscenza dei fatti (soprattutto quelle umanistiche, come la storia), mentre altre richiedono più modalità di ragionamento (soprattutto quelle scientifiche, come la matematica).
Siamo poi passati ad affrontare il tema delle emozioni: quanto il nostro stato emotivo influenza le nostre capacità di apprendimento? E’ ormai di dominio comune il fatto che apprendiamo più facilmente quando siamo in situazioni emotive favorevoli: se siamo felici ed eccitati, la lettura è molto più efficace di quanto non lo sia quando siamo svogliati e annoiati. Anche le emozioni negative, ci dice tuttavia la prof.ssa Rodella, possono servire per fissare nella nostra mente il fotogramma di ciò che stiamo facendo: chi di noi non ricorda dov’era e cosa stava facendo il quel maledetto 11 settembre 2001, quando vennero colpite le Torri gemelle? Possiamo quindi affermare che le emozioni positive facilitano l’apprendimento e la rielaborazione dei contenuti.
Un altro aspetto importante è quello della rilettura e ripetizione; alla domanda, se leggere e ripetere sia una pratica utile e proficua, è stato risposto che, può capitare che nelle letture successive, il nostro cervello finisca per indurci a ignorare quanto non inteso nella prima lettura e a volte per rimettere in discussione i concetti appresi in prima fase. Diciamo che il punto è un po’ ambiguo nel senso che la ripetizione sicuramente permette di fissare meglio i concetti e scriverli in grassetto nella nostra memoria; bisogna solo fare attenzione ad evitare che possa aumentare la confusione, cercando di catalogare bene le informazioni e i concetti negli appositi cassetti mentali. Su questo fa fede il grafico sulla “Ripetizione dilazionata” o Spaced Repetition System (SRS) di Hermann Ebbinghaus che, un secolo fa, ci diceva come ripetere a distanza di qualche giorno consolidi l’informazione e permetta di mantenerla per più tempo.
Le mappe: una buona parte dell’esposizione è stata dedicata alle mappe, che oggi sono presenti in moltissimi testi, alla fine di ciascun capitolo. Può trattarsi di mappe concettuale (top-down), sullo stile dei menu dei ristoranti (primo catalogo se sono primi, secondi, dolci, bevande, …), poi una volta che ho scelto quale di queste categorie mi interessa, scendo nel dettaglio. Vi sono poi le mappe mentali, a forma circolare, dove da un concetto centrale, si diramano varie frecce che riportano ciascuno su una o poche parole o su un disegno. Con l’esperienza, ci sottolinea la prof.ssa Scipioni, l’alunno tenderà sempre più a ridurre le parole da inserire nella mappa e arriverà a una o due parole come faro indicativo di un’esposizione verbale più dettagliata. Questo lavoro di sintesi, per tradurre un testo in pochissime parole, è fondamentale: “non ha senso un libro in cui tutto il testo è evidenziato”; evidenziare richiede proprio questo lavoro mentale di individuazione della parte ”core” del testo, del concetto fondamentale attorno al quale costruire l’eloquio.
Porsi domande mentre si studia, aiuta a risparmiare tempo? Certamente sì, ci dicono le due brave professoresse. Interrogarsi, fermarsi a ragionare su quanto si è letto, dubitare e approfondire, sono sicuramente elementi che ci portano a risparmiare tempo e a metabolizzare il ragionamento che fissa in noi – come la lastra di una fotografia – quanto appreso.
Altro punto, sul quale tutti noi genitori ci siamo trovati a discutere con i nostri figli, è il seguente: uno studio “non-stop” in uno spazio temporale molto ridotto, risulta una scelta valida per recuperare il tempo perduto? La risposta è tendenzialmente negativa. Sappiamo tutti che lo studio fatto in un’intera notte prima dell’esame o della verifica, finisce talvolta per essere controproducente; sì, certo, se abbiamo la fortuna di essere interrogati su “quella pagina del libro” che si è letta alla mezzanotte del giorno precedente, ci può anche andare bene, ma:
- sicuramente quelle informazioni verranno dimenticate nel giro di pochissimo tempo;
- lo stress e la stanchezza dello sforzo fatto in prossimità della verifica, senza i tempi necessari ad un corretto, ordinato, ragionato apprendimento, producono talvolta solo confusione e disorientamento;
Al termine della presentazione, una mamma ha segnalato che suo figlio ha buoni risultati a scuola, pur riducendosi a fare i compiti sempre all’ultimo momento e si chiedeva se non fosse il caso di esortarlo fin da subito ad anticipare il tempo da dedicare ai compiti; risposta: quando non riuscirà ad andare a scuola preparato, avendo aspettato l’ultimo momento e quindi non avendo margine per recuperare, capirà da solo il rischio che sta correndo.
Altro aspetto interessante: uno studio efficace può essere divertente e piacevole? Ebbene, questa ipotesi, che molti studenti sicuramente dànno per falsa, è invece possibile. A quali condizioni? Che l’argomento stimoli il nostro interesse: Ho scoperto che … Ma lo sai che non credevo che … Conoscevo una parte, ma non quella che ho letto … Da qui la necessità di stimolare sempre l’interesse dello studente, scatenare la sua formidabile fantasia, instillare la curiosità, far sì che sia lui a voler approfondire; non c’è bisogno qui di scomodare Steve Jobs ed il suo famoso discorso alla Stanford University (“stay hungry, stay foolish” – “siate affamati, siate folli”).
Infine, ci si è chiesti se lo studio risulti più proficuo quando si svolge in uno spazio consueto e abitudinario (per es. cucina, cameretta, biblioteca di quartiere, …). Ilaria Rodella e Valeria Scipioni ci dicono che non è necessariamente così; anzi, questa è di solito una forma mentis che ci formiamo autonomamente credendo che “se studio nella mia cameretta, sono più tranquillo”; ebbene, questo è certamente vero, ma teniamo conto che anche il variare gli ambienti ci può aiutare a fare quel lavoro di associazione fra ciò che studiamo e gli oggetti che ci circondano (quando ho letto quel capitolo dei Promessi sposi ero a casa di mia nonna), che rappresentano il nostro “indice mentale”: se abbiamo un elemento a cui associare quanto abbiamo studiato, sappiamo in quale cassetto della nostra mente lo abbiamo riposto e andiamo diritti in quel cassetto a ripescarlo.
Al termine di questa interessante e brillante presentazione, si è aperto il dibattito con i presenti (“mia figlia, quando mi espone quanto ha studiato, non è capace di stare ferma”, “mia figlia ha bisogno di saltellare, mentre ripete”, “mio figlio studia sempre all’ultimo momento”, …). Tutte domande interessanti, esperienze personali e familiari che rappresentano un patrimonio informativo per tutti i partecipanti, che ci aiutano a capire come le nostre esperienze siano, in realtà, le esperienze di tutti e che ci permettono di applicare a casa nostra i metodi già utilizzati con successo da altri.
Resta il piacere di questo excursus ben condotto dalla prof.ssa Scipioni e dalla prof.ssa Rodella e l’impegno ad applicarlo, già da domani mattina, con i nostri figli, sempre tenendo conto che molti di loro sono davvero bravi e, spesso, migliori di noi.
Cordiali saluti.
Ass. PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
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