16^ stagione della Scuola per Genitori 2024-2025
CRESCERE TRA E CON LE EMOZIONI:
COME GESTIRE I SENTIMENTI PER SUPERARE LE SFIDE SCOLASTICHE
Prof.ssa Ilaria Rodella – dr.ssa Valeria Scipioni
Centro Civico “N. Tommasoli” – 17 ottobre 2024
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RELAZIONE:
Prima serata al Tommasoli di questa 16^ stagione del progetto “Scuola per Genitori” con una buona presenza di pubblico (50 persone in presenza, a cui aggiungere quelli che hanno seguito la diretta streaming) e con due relatrici che hanno ormai da qualche anno collaudato l’efficacia della serata a due voci Una modalità che permette di mantenere alto il livello di attenzione, stasera corroborato da un sondaggio in tempo reale che ha consentito al pubblico di esprimere le emozioni che ha vissuto maggiormente durante gli anni della scuola o quali emozioni il proprio figlio vorrebbe abbandonare per cominciare efficacemente l’anno scolastico.
Innanzitutto, le nostre brave relatrici hanno illustrato – sommariamente – la struttura del nostro cervello, identificando, per così dire, tre piani:
lo scantinato, o meglio basal ganglia, nel quale risiedono i nostri istinti più primordiali come per es. attacca o fuggi (“fight or flight”) e che sono gli elementi che più ci accomunano col mondo animale;
il piano terra, o meglio limbic, che ospita gli aspetti emotivi e sociali e dove appuntano si genera le nostre emozioni;
il piano nobile, infine, o neo-cortex, dove invece ha sede il pensiero più evoluto, i nostri ragionamenti e le nostre riflessioni più complesse ed articolate.
Detto ciò, la prof.ssa Rodella e la dr.ssa Scipioni, hanno preso in esame le emozioni, illustrandole analiticamente e sottolineando come le emozioni più positive siano un vero e proprio boost per il rendimento scolastico. Non che quelle negative non debbano esistere, ma le stesse devono essere opportunamente metabolizzate da noi e dai nostri ragazzi. La prof.ssa Rodella ci dice, ad esempio e un po’ provocatoriamente, che anche un’emozione negativa come la noia, non va per principio rifiutata, ma al contrario va gestita e addirittura compresa, dal momento che la noia è l’emozione che ci induce a riflettere su noi stessi, a guardarci dentro. Ecco allora che l’impostazione spasmodica di molti genitori di tenere i propri ragazzi lontani dalla noia (e vai con le mille attività pomeridiane, dalla palestra al calcio, dalla piscina all’addestramento fisico, dalla lingua straniera ai corsi di karate), va un po’ ridimensionata e se nostro figlio ogni tanto passa un pomeriggio di noia, pensando appunto a se stesso o al suo futuro o semplicemente fantasticando, non è un dramma. Guardano questo atteggiamento in ottica di risultati scolastici, la prof.ssa Rodella sottolinea come molte emozioni negative (ansia, paura, …) si manifestino quando non si organizza efficacemente lo studio: non si deve arrivare all’ultimo giorno prima dell’esame per tuffarsi in uno “studio matto e disperatissimo” per dirla col poeta di Recanati, bensì è necessario scalettare lo studio nei giorni precedenti per arrivare all’ultimo giorno in cui ci si limita a sfogliare le pagine, tanto per fissare nella mente i concetti già affrontati ed acquisiti (“nessun atleta, che abbia preparato per mesi una competizione, si metterà all’ultimo giorno a fare sforzi ciclopici, ma si limiterà ad un’attività di semplice mantenimento in vista della gara”).
La dr.ssa Scipioni come l’apprendimento sia fortemente influenzato dagli stati emotivi; se un ragazzo è arrabbiato, gli va dato il tempo di sbollire; finché prova rabbia, non attiva i suoi circuiti sinaptici per elaborare il pensiero, bensì tutta la sua parte neuronale è coinvolta nello status di rabbia. Pertanto, l’intelligenza, ossia l’adattabilità e la risoluzione dei problemi, il successo e il fallimento, la razionalità, impattano sulle strategie di apprendimento e sull’organizzazione delle attività. Ci dobbiamo far aiutare, quindi, dalle emozioni positive, che facilitano i nostri compiti; esse consistono in:
- il piacere di imparare;
- il divertimento nell’imparare, grazie a un sorriso;
- l’ispirazione, intesa come senso di appagamento e motivazione verso un compito, che deve rappresentare l’obiettivo da superare;
- l’entusiasmo di fronte a nuovi strumenti di apprendimento;
- l’orgoglio dei risultati e la speranza del successo;
- la sorpresa per aver imparato qualcosa di nuovo;
- l’affetto verso la persona che mi trasmette conoscenza.
A fronte di queste, vi sono invece le emozioni negative, che, invece, ostacolano il raggiungimento degli obiettivi; ci si riferisce qui a:
- paura del giudizio dell’insegnante o dei genitori;
- rabbia;
- tristezza;
- disgusto o addirittura disprezzo verso un compito o, peggio ancora, verso una persona;
- ansia e confusione;
- imbarazzo e soggezione nelle situazioni in cui non ci si sente all’altezza.
Le nostre relatrici sono passate poi ad analizzare le singole emozioni; ecco allora la gioia, che rappresenta un grandissimo facilitatore motivazionale, che favorisce la creazione e lo sviluppo di reti neuronali o la sorpresa, l’emozione più veloce che ci sia, la quale ci permette di orientare la nostra attenzione ed attivarci di fronte alle novità, innescando processi di curiosità e avvicinamento all’elemento nuovo (sempre che non venga percepito come minaccioso). Un’emozione negativa è invece la rabbia, che viene attivata da situazioni ambientali percepite come un pericolo o una minaccia. Vi sono giovani che attivano la rabbia per coprire altre emozioni, come per es. la tristezza. Sta a noi genitori cogliere e interpretare questi meccanismi per individuare la ratio che sta all’origine di determinati atteggiamenti dei nostri figli, che talvolta ci sembrano irrazionali o comunque incomprensibili. La rabbia non è di per sé negativa, ma anzi svolge una funzione adattiva per:
- coprire la paura o il dolore;
- attirare l’attenzione;
- punire l’altro;
- vanificare la sensazione di non essere ascoltati;
- ottenere le risposte desiderate;
- esprimere l’ansia
- ridurre lo stress.
La rabbia, tuttavia, può sfociare in un elemento negativo quando diventa pervasiva, ossia non più limitata al contesto, ma sproporzionata rispetto ad essa oppure quando il soggetto la ritiene l’unico modo per cercare protezione e conforto. Come si diceva, facciamo attenzione perché la rabbia tiene occupato il sistema emotivo, assorbendo energia dal sistema, che quindi non è più a disposizione per l’apprendimento; da qui, l’opportunità – ci dicono le due relatrici – di fermarsi quando in classe non c’è il mood adeguato; se serpeggia rabbia, la classe non è nelle condizioni di apprendere.
Attenzione anche al fatto che quando i ragazzi sono arrabbiati, attribuiscono le cause agli eventi che gli accadono, indicando fattori che spesso vengono percepiti come non controllabili; ecco allora la situazione classica dello studente, il quale:
- se le cose vanno bene, sostiene che quel risultato è senza ombra di dubbio derivante dalla sua bravura e regolarità nello studio;
- se, invece, le cose vanno male, è subito pronto a giurare e spergiurare che il brutto voto è causato dal professore che “ce l’ha con me”.
Il problema è che, se non dipende da me, non posso farci nulla. Questo atteggiamento è molto comodo, ma alimenta l’ansia perché ci si convince di non avere alcun controllo sugli eventi.
Una delle emozioni che rifuggiamo maggiormente è la tristezza, ossia l’insoddisfazione per aver mancato il risultato. Infine, la paura è quella emozione che ci salva la vita, che ci induce a rallentare quando stiamo andando troppo veloci o che ci fa allontanare da un pericolo (una scogliera, un animale feroce, …).
L’incontro si è concluso con l’illustrazione da parte della dr.ssa Scipioni di un serie di cerchi concentrici, dove il più interno rappresenta la “comfort zone” ed è appunto quello spazio dove ci sentiamo sicuri ed abbiamo il massimo controllo; come sostenuto in tutte le occasioni, i giovani devono però uscire da quest’area ed affrontare la “zona della paura”, una zona dove c’è ansia, , si cercano scuse, ci si espone ai giudizi; se, però, si supera questa zona, si arriva alla zona dia apprendimento, dove ci si consolida nel problem solving, nelle sfide, nella ricerca di nuove competenze. Se si riesce a superare anche questa zona, si arriva alla zona di crescita, dove si sperimenta l’autoefficacia, la realizzazione di sé e la definizione di nuovi obiettivi.
Interessante il breve dibattito finale, dove qualcuno fra il pubblico sta quasi vivendo una crisi familiare, propria davanti a questi atteggiamenti emotivi dei figli. Su questo, ci dicono le nostre relatrici, la soluzione è il “fare rete”: la scuola da sola non può far nulla, la famiglia da sola non può far nulla ed il ragazzo da solo, ovviamente, non può far nulla. Solo il lavoro coordinato e combinato dei tre fattori può generare un effetto moltiplicativo e portare alla soluzione del problema. Di fronte ad atteggiamenti di rifiuto dei figli (“odio lo studio“, “sono rimasto indietro e faccio troppa fatica a recuperare”), noi genitori dobbiamo provare a mettere sul tavolo il bicchiere mezzo pieno, parlando con i nostri figli e provando ad evidenziare con loro, a fine giornata, che cosa ci ha stupito, che cosa abbiamo scoperto e la nostra intenzione di volerne sapere di più su qualche tema. In tal modo, li stimoleremo ad evidenziare gli aspetti positivi del tempo che hanno speso a scuola.
Un cordiale saluto a tutti e ci si rivede giovedì 24 ottobre con Marco Campedelli, autore di un dialogo dal nome “Lessico disobbediente”, sempre al Centro Civico “N. Tommasoli”.
Cordiali saluti.
Ass. PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO