16^ stagione della Scuola per Genitori 2024-2025
NASCITA DI UN PADRE
Giorgio Bertini – dr. Paolo Dalla Vecchia
Centro Civico “N. Tommasoli” – 28 novembre 2024
VIDEO:
RELAZIONE:
Tema decisamente interessante quello trattato questa serata da Giorgio Bertini e Paolo Dalla Vecchia e incontro coinvolgente grazie alle “due voci”, oltre che per il fatto che hanno saputo coniugare teoria ed esperienze pratiche rilevate sul campo con gruppi di padri che si sono prestati all’esperimento di comunicare apertamente la loro esperienza di genitori.
Innanzitutto, si è proceduto con un veloce esercizio che ha coinvolto i presenti, associando i termini che ad ognuno venivano in mente alle domande: “il padre è …” o “La madre è …”. Termini, sia aggettivi che sostantivi, espressi dal pubblico, eterogeneo sia per sesso che per età, che sono stati associati alla figura del padre e poi a quella della madre, cercando poi di classificare questi termini nelle due categorie di “normativo” e/o “affettivo”. Ebbene, è emerso che i termini “normativi” sono stati assegnati in maggioranza al padre, mentre quelli “affettivi” sono stati appannaggio della madre. Una categorizzazione questa abbastanza frequente proprio perché si riconosce al padre il compito di indicare la rotta, di definire le regole (specie per quanto riguarda la vita sociale, mentre per quella familiare è solitamente la madre a darle), di essere preso ad esempio, su ciò che va emulato e ciò che invece va interrotto.
Il dr. Dalla Vecchia ha fatto notare l’importanza del fatto che un uomo assuma in successione, le figure di individuo, di marito/compagno (rapporto di coppia o duale) e di genitore (rapporto triadico); è individuo finché è adolescente e quindi ha una visione auto-centrata (“penso a me stesso e quando l’ho fatto non c’è altro di cui preoccuparsi”); in sostanza, il proprio ego e la soddisfazione delle proprie esigenze personali viene prima di tutto e di tutti; quando poi si innamora, interviene un rapporto di coppia: è questo un momento in cui bisogna necessariamente che ognuno rinunci a una parte del proprio tempo e delle proprie esigenze per farlo confluire nel rapporto di coppia; tale rapporto è esattamente come una piantina, che va innaffiata e curata; ecco allora la necessità di essere presenti e spendere una parte del proprio tempo nei viaggi con moglie/marito, nel tempo libero, nell’intimità e anche nella sessualità, che non può prescindere dalla presenza fisica di entrambi. Errato pensare che un rapporto possa sopravvivere ed alimentarsi, se nessuno dei due rinuncia al proprio tempo e a qualche propria esigenza. E’ evidente che un po’ di tempo va anche dedicato a sé stessi, proprio per arrivare a spendere il tempo dedicato alla condivisione in uno stato di relativo relax e di sufficiente serenità, ma è altrettanto vero che non si può passare da individuo a componente di una coppia pretendendo di non rinunciare a nulla.
Qualcuno del pubblico ha fatto notare l’aumento di individui che creano una coppia, ma con il terrore di avere dei figli o di impegnarsi in un rapporto familiare; ciò nonostante, vi sono anche coloro che hanno questo obiettivo (“fa più rumore un albero che cade di un foresta che cresce”) e che vanno quindi a ricoprire una funzione paterna e una materna. Relativamente allo sviluppo psicologico del bambino, la figura paterna, dal punto di vista culturale e sociale, è stata secondaria rispetto alla madre. In passato il padre era detentore del potere nel trasmettere regole e valori; ora, invece, i padri sono alla ricerca di un modo nuovo di svolgere il loro ruolo. Ecco allora che la funzione materna, si sostanzia spesso in protezione e cura, mentre quella paterna in apertura al mondo, in regole e valori, in responsabilità. Talvolta si dice che “la madre nutre il cuore del bambino, il padre la mente”. Fra le figure del padre e della madre ci deve essere, nei giusti limiti, intercambiabilità nello svolgere le funzioni educative spettanti ed entrambi devono percorrere questo percorso individuo coppia genitore. Il padre, nei primi mesi di vita del bambino, deve porsi a supporto e protezione della relazione simbiotica madre-bambino. Successivamente, il padre sostiene il processo di separazione madre-bambino, ossia si presenta come soggetto terzo, mediatore nel rapporto esterno. Infine, al padre spetta il compito di allenare il figlio a far parte di una comunità più ampia, mentre la madre deve dimostrarsi disponibile a sciogliere la simbiosi e a trasformare la diade in triade. E’ stato scientificamente dimostrato che il contatto fisico pelle a pelle del padre col neonato, favorisce la crescita di ossitocina e di prolattina e abbassa (temporaneamente) la produzione di testosterone; quindi, fermo restando che “l’uomo resta uomo”, queste conclusioni dimostrano che un padre intelligente deve sostenere la moglie/compagna durante la gravidanza (con tutti i problemi fisici che questa fase comporta) e la maternità proprio perché ne riconosce lo sforzo fatto da chi deve mettere al mondo una nuova vita.
Nel maschio, il processo di identificazione sessuale dei figli, è il modello principale di identificazione; nella femmina, invece, esso identifica il primo rapporto con il maschio; Bertini e Dalla Vecchia ci hanno spiegato il concetto della partita di calcio, espresso da G. Petter, dove si dichiara che nel primo tempo, noi genitori dobbiamo essere votati a fare almeno 4 goal:
- farsi volere molto bene dal figlio;
- favorire la conquista dell’autonomia;
- stabilire un buon rapporto con la scuola;
- sviluppare in lui una molteplicità di interessi e valori.
Nel secondo tempo, invece, dobbiamo concentrarci nel prendere meno goal possibile e soprattutto meno dei 4 che abbiamo fatto nel primo tempo. Negli esperimenti pratici che i nostri due professionisti conducono, i padri che siamo e i figli che siamo stati;
- consapevolezza del rapporto che abbiamo avuto con nostro padre per trattenere “il positivo” e non ripetere il “negativo”;.
- La “coazione a ripetere” nelle situazioni disfunzionali.
I(l rischio che il padre faccia “il mammo” si ha quando l’uomo fa il mammo ad oltranza, si identifica con una madre, idealizzata e con il bambino. Fra le varianti successive al ruolo di “mammo”, vi è “il padre solo come compagno di giochi, “il padre amico del figlio in adolescenza”; per evitare contrasti si mantiene una relazione simmetrica e una chiara relativa alla differenziazione.
Gli uomini, di fronte alla responsabilità di diventare padri o fuggono o fanno i bambini o fanno le mamme (A.Pazzagli); i nuovi padri, detti anche padri affettivi o padri materni (Simona Argentieri) e in gravidanza hanno condiviso il figlio immaginario con la madre e poi sono stati fin da subito coinvolti nella cura del bambino, sono affettuosi e spesso si sostituiscono alla madre.
Si ringrazia il pubblico che ha partecipato all’incontro e i dr. Bertini e Dalla Vecchia per i preziosi suggerimenti forniti, che si possono trovare anche nel libro omonimo della serata dagli stessi pubblicato.
Cordiali saluti.
Ass. PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO