CONTESTI GEOPOLITICI INTERNAZIONALI
Esiste ancora l’Occidente dopo l’insediamento di Trump?
prof. Stefano Verzè
Sala Circoscrizionale – Quartiere Stadio – 3^ Circoscrizione – 11 marzo 2025
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Eccoci alla seconda edizione della manifestazione intitolata “Contesti geopolitici internazionali” che la III Circoscrizione ha organizzato anche quest’anno dopo il successo del 2024. Tre serate in cui il prof. Verzè la farà da padrone, illustrando temi, provocando riflessioni e dibattiti che tanto utili sono in un momento di grande confusione e di notizie, vere o fake, che portano spesso a visioni distorte della realtà.
E già stasera il prof. Verzè non ha tradito le attese con una illustrazione chiara e circostanziata del concetto di democrazia e di come il neo-Presidente degli Stati Uniti stia inconsapevolmente agendo per distruggerla.
Bella e competente presentazione da parte del Presidente della III Circoscrizione, Riccardo Olivieri, e ringraziamenti da parte della Presidente della Commissione Cultura, Cristina Agnoli, che ha anche ricordato i prossimi appuntamenti in programma da parte della III Circoscrizione. Poi la palla è passata al prof. Verzè, che ha innanzitutto ricordato un principio fondamentale: “chi viene eletto democraticamente, governa, ma non comanda”. In sostanza, nelle democrazie propriamente dette, chi viene eletto – pur avendo il suffragio della maggioranza degli elettori – non è mai nella posizione di comandare (inteso nel senso più esteso del termine). Un Governo – regolarmente eletto – deve sempre sottostare al controllo di organi collegiali (la Corte Costituzionale, per esempio) perché la sua azione deve sempre svolgersi nell’alveo dei principi costituzionali. Al contrario, quando chi sale al potere, benché eletto, si comporta come se il potere gli fosse arrivato per diritto divino e informa gli elettori “che non c’è più bisogno che vadano a votare”, allora siamo già nel versante
dell’autocrazia, sul lato di chi si autoinveste di poteri che non ha, di chi comunica di essere l’incarnazione del popolo e quindi di agire in nome e per conto del popolo stesso e che pertanto la sua azione è dettata direttamente dal popolo. È questo l’inizio della fine di una democrazia. Che differenza c’è – ci dice Verzè – fra l’ayatollah Khamenei, il monarca dell’Arabia Saudita ,il primo ministro turco Erdogan, il segretario del Partito Comunista Cinese, nonché Presidente della nazione del dragone, Xi Jinping, il Presidente Putin e lo stesso Trump? Sostanzialmente nessuna. Sì, è vero che uno è sciita, l’altro è musulmano, l’altro ancora è islamico conservatore, l’altro è confuciano, l’altro è ortodosso e l’ultimo è protestante, ma tutti – una volta al potere – si sono comportati come se fossero una diretta emanazione divina, come se loro fossero il popolo ed il popolo fosse loro; in sostanza, con un atteggiamento volto a mostrare che ogni loro decisione è per definizione quella del popolo. Situazione, invece, tutta da dimostrare. Si tratta in tutti i casi citati e negli altri che non
rispecchiano una vera democrazia, di esempi in cui il candidato ha toccato la pancia degli elettori, ha risvegliato i loro istinti più primordiali ed ha infuso in loro l’idea che ogni loro sacrificio sia fatto per la vittoria e l’onore della nazione.
Che Putin sarebbe eletto con la stragrande maggioranza dei voti anche oggi, nessuno lo mette in dubbio. Per quale motivo? Perché Putin ha convinto il suo popolo che, nonostante la miseria e un economia ancora arretrata, specie fuori dalle grandi città, i sacrifici di ogni russo servono al prestigio della Grande Madre Russia.
Anche per lui, come per gli altri, i valori di riferimento da divulgare sono: Dio, Patria, Famiglia.
Questi tre concetti sono i cardini del pensiero che questi tiranni infondono e che gli permettono di
avere il favore delle rispettive popolazioni. Trump, tuttavia, nel suo muoversi scomposto, fatto di affermazioni – spesso assurde e irrazionali – e di altrettanti dietrofront, rischia di portare alla fine dell’Occidente ed è per questo che nell’azione del neo presidente americano, il leader cinese Xi Jinping vede materializzarsi la fine del mondo occidentale. Il 10 novembre 1989 assistevano alla caduta del Muro di Berlino e l’avevamo identificato con la fine del Comunismo e con la prova che il Capitalismo rappresentava l’unica organizzazione economico-politica degna di un popolo moderno; oggi quest’ultimo concetto vacilla, dietro le picconate di un presidente USA che oggi dichiara di volersi prendere la Groenlandia, il Canada ed il Canale di Panama e domani fa un mezzo dietrofront. Un Presidente forte con i deboli e non proprio così forte con i forti. Un Presidente che fa del confronto un esercizio muscolare e che ignora per definizione le organizzazioni sovranazionali: Trump non si confronta con l’UE, né con la NATO e nemmeno con le altre organizzazioni di Stati, bensì preferisce il confronto uno a uno, sapendo in quest’ultimo caso, di trovarsi in molti casi in una posizione di superiorità.
Per comprendere le mosse di un Paese all’estero – si pensi alla guerra della Russia contro l’Ucraina – bisogna prima vedere come viene realizzata la politica interna: non si può pensare all’invasione del Donbass e della Crimea, se non si pensa prima a come Putin ha giocato le sue carte all’interno dei confini della Grande Madre Russia. Prima ha imposto le sue regole, esattamente come fa un tiranno, prima ha convinto i russi, con un PIL ridicolo rispetto alle risorse di cui dispone il grande impero russo, che ogni loro sacrificio è per il bene della nazione e poi ha cominciato a guardare oltre confine, alla ricerca di uno sbocco sui “mari caldi” (a questo serviva l’occupazione della Crimea).
Trump ha giocato alla stessa maniera: prima ha colpito i sentimenti degli americani (MAGA – Make America Great Again), ha evidenziato il costo di una confezione di uova, le difficoltà delle famiglie di fronte all’inflazione (che era in realtà assolutamente fisiologica) e poi – una volta incassato il voto – ha alzato o sta alzando i dazi verso le importazioni straniere, mossa che ha, questa sì, un effetto dirompente sull’esplosione del tasso di inflazione. I dati macroeconomici USA prima delle votazioni di novembre erano assolutamente buoni, l’occupazione era stabile o crescente e l’inflazione a livelli sicuramente gestibili: Trump ha invece diffuso il sentiment che l’inflazione mangiasse il potere d’acquisto delle famiglie americane e in tal modo lo hanno votato; questo perché l’uomo della strada ignora i dati macro-economici e statistici, ma è toccato dagli slogan e dalle affermazioni forti che danno immagini estreme (“farò ricchi tutti gli americani”).
Cosa succederà nei prossimi anni è difficile dirlo; certamente, il modo di muoversi di questo presidente è particolarmente irruento e scomposto (si pensi all’incontro con Zelensky nello Studio ovale della Casa Bianca) e a fronte di queste mosse i mercati finanziari, ma anche l’economia reale, reagiscono con forti scossoni e generando incertezze: esattamente il contrario di cui ha bisogno un mercato.
Molto interessante e coinvolgente il dibattito finale, dove qualcuno ha sollevato il dubbio se fosse stato Trump ad elevare il grande potere economico degli imprenditori USA (Elon Musk in testa) o se non fosse il contrario. Verzè sostiene che Trump – una volta eletto – si fa forte del potere economico dei grandi imprenditori americani, ma alla vittoria ci è arrivato solo grazie al fatto che egli rappresenta per l’americano medio, colui che dà sicurezza, colui che fa grande l’America.
Vero o falso, con un personaggio così, non ci sarà certo da dormire sonni tranquilli. Se riuscirà ad imporre alla Russia la pace (si parla spesso di una “pace giusta”, ma cosa significa?) con l’Ucraina, potrebbe aumentare il suo prestigio agli occhi del popolo americano, ma soprattutto potrà ritirare truppe oggi in missione all’estero e attivare così quei risparmi che un forte impegno militare
all’estero oggi gli impedisce di fare.
Come si adatteranno gli equilibri geopolitici mondiali?
Lo scopriremo al prossimo incontro di martedì 18 marzo, sempre al numero 3 di via Sogare.
P.S.: il video della serata è disponibile su www.prospettivafamiglia.it .
A presto.
Ass. PROSPETTIVA FAMIGLIA