CONTESTI GEOPOLITICI INTERNAZIONALI
La stretta alleanza fra Trump e Netanyahu
prof. Stefano Verzè
Sala Circoscrizionale – Quartiere Stadio – 3^ Circoscrizione – 25 marzo 2025
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CONTESTI GEOPOLITICI INTERNAZIONALI
La stretta alleanza fra Trump e Netanyahu
prof. Stefano Verzè
Sala Circoscrizionale – Quartiere Stadio – 3^ Circoscrizione – 25 marzo 2025
Terzo ed ultimo incontro del ciclo di quest’anno sulla geopolitica, che si chiude ancora con più di cinquanta persone presenti. Un risultato di pubblico che ci inorgoglisce e ci induce a pianificare questa manifestazione anche in futuro, tra l’altro, in questa bella sala circoscrizionale di via Sogare, 3.
Il prof. Verzè, che ha tenuto le tre serate, può dirsi soddisfatto per l’interesse suscitato e per l’apprezzamento che è stato tributato alla sua modalità di esposizione, sempre accattivante, sempre lucida e sempre capace di mantenere alta l’attenzione del pubblico, come hanno dimostrato gli accesi dibattiti alla fine di ogni incontro.
Dopo aver parlato del Trump in politica interna e del Trump nei suoi effetti internazionali, stasera ci siamo concentrati su quell’area, sempre così in ebollizione, sempre così magmatica come il Medio Oriente. Una polveriera sempre lì lì per esplodere, dove gli equilibri sociali, politici, economici, religiosi e culturali sono decisamente precari.
La serata è iniziata con un accenno alla notizia odierna di una fuga di notizie circa i sistemi di difesa USA, informazioni riservate che sembra siano trapelate per aver incluso un giornalista in una chat fra gli alti vertici dell’amministrazione USA. Un fatto che fa sorridere, così come lascia alquanto allibiti che sistemi e protocolli all’avanguardia come quelli dell’establishment USA vengano violati in modo tanto banale.
Sta di fatto che, se in altri momenti e con un altro Presidente USA, saremmo qui a parlare di impeachment o di grave errore che mette a repentaglio la sicurezza degli Stati Uniti, nella fattispecie tutto passa sotto silenzio o comunque come un veniale errore e ciò perché in questo momento nessuno ha il coraggio di mettere sotto inchiesta un Presidente che nei soli due mesi di Presidenza (si tenga presente che è operativo dal 20 gennaio 2025) fa parlare di sé tutti i giorni per le sue affermazioni e le sue prese di posizione sempre molto dirompenti e destabilizzanti.
Parlando del Medio Oriente, il prof. Verzè ci invita a partire dal caso “Siria”, ossia dalla situazione di questo Paese prima del 27 novembre 2024, ossia sotto la presidenza Assad e dopo l’8 dicembre 2024, ossia con l’insediamento del nuovo Presidente.
Innanzitutto, un cenno alla grande spaccatura del mondo islamico: si tenga, infatti, presente che su circa due miliardi di musulmani nel mondo, l’85% è sunnita, mentre solo il 15% è sciita. Qual è la grande differenza? Sicuramente il fatto che, pur avendo entrambi un capo religioso, nel mondo sunnita il potere politico è in mano a personale laico, mentre nei Paesi di convinzione sciita il capo religioso ed il capo politico coincidono nella stessa persona.
Ben dimostra ciò l’Iran, Paese sciita per eccellenza, dove l’ayatollah Khamenei incentra su di sé sia il ruolo di massima autorità religiosa sia quello di maggior esponente politico. Ben diversa, invece, è la situazione nel Paese sunnita per antonomasia, ossia l’Arabia Saudita, dove il monarca Mohammad bin Salman Al Sa’ud è il principe e politico saudita, membro della famiglia reale, ma nulla ha a che vedere con l’autorità religiosa.
Ma cos’è successo in Siria con la caduta di Bashar al-Assad? Sostanzialmente, finché era in carica questo tiranno, la Siria era un Paese a prevalenza sunnita, ma con un Presidente (Assad, appunto) di impronta sciita. Con la sua caduta, il nuovo Presidente è diventato Ahmed al-Sharaa, conosciuto anche con il nome di guerra di Mohammed al Jolani, il leader di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), il gruppo ribelle islamista che ha guidato l’operazione militare contro l’ex presidente siriano.
Ecco allora che il Paese ha preso un’impronta sunnita tout court, ossia anche a livello di amministrazione statale. A quel punto, gli attacchi contro gli sciiti – dagli Hezbollah libanesi ai gruppi palestinesi di Hamas, alla stessa governance iraniana e fino ai gruppi Houthi dello Yemen sud-occidentale – si sono intensificati ed il principale obiettivo non è più stato l’abbattimento dello Stato ebraico, bensì quello di combattere i gruppi musulmani sciiti.
Al tempo stesso, si sono rasserenati i rapporti con i Paesi di stampo sunnita, Arabia Saudita in testa. Anche la Siria, quindi, si è aggregata alla maggior parte dei Paesi che formano la penisola arabica (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Oman e parte dello Yemen) e con loro sta operando per quel progetto, che coinvolge anche l’India e (forse) anche la Russia e che va sotto il nome di “Via del Cotone”, in alternativa o in aggiunta alla famosa “Via della Seta”.
Una cosa è certa: non si possono costruire scuole, strade, ponti, porti, ecc. finché le bombe continuano a cadere. Correttamente, quindi, questi Paesi hanno capito che la prima cosa da realizzare è quella di stabilizzare l’area.
Se l’Amministrazione USA con il Presidente Biden si muoveva in modo cauto, ora siamo di fronte ad un Presidente che fa della muscolarità la propria caratteristica principale: ergo, nessuna remora a sostenere Israele negli attacchi a Teheran o negli attacchi ai Palestinesi (50.000 morti nella Striscia di Gaza nell’ultimo anno…).
E lo zar Putin? Certamente, in questo momento, si sta muovendo autonomamente, convinto di avere il coltello dalla parte del manico nell’ambito della guerra russo-ucraina.
Con l’inserimento di una aumentata produzione saudita, il prezzo del greggio è calato e la Russia non ne esce bene perché, oltre alla produzione bassa, deve gestire anche prezzi bassi.
In tutto ciò, Trump si muove in modo scomposto con affermazioni forti, che talvolta deve rimangiarsi nel giro di qualche giorno.
È qui l’occasione per ringraziare la III Circoscrizione che ha supportato questo ciclo di incontri ed ovviamente il prof. Verzè che ci ha dedicato tutta la sua competenza e la sua passione su temi tanto complessi ed avvincenti.
Un grazie, infine, al numeroso pubblico presente che ha dato la prova concreta di quanto questi temi siano di pubblico interesse e dell’esigenza della comunità di portarsi a casa riflessioni e valutazioni per giudicare con sempre maggiore lucidità e freddezza gli avvenimenti del mondo.
Alla prossima occasione.
Ass. PROSPETTIVA FAMIGLIA