Don BRUNO FERRERO
“La figura del padre, essenziale e non sostituibile”
3 ottobre 2014 – Teatro Alcione
Relatore:
– Don Bruno Ferrero, salesiano, scrittore, direttore del “Bollettino salesiano”
La serata che ha aperto la stagione 2014-2015 della Scuola per Genitori di Prospettiva Famiglia ha visto la presenza, nel ruolo di protagonista, di una figura di spicco della grande e bella famiglia salesiana, don Bruno Ferrero. Prima e dopo di lui, alcune belle e qualificate esibizioni musicali eseguite dal coro dell’Ordine dei Commercialisti di Verona (i “Modelli unici”), diretto dal bravissimo Maestro Marco Pasetto.
Don Guido, parroco di Santa Croce ha fatto gli onori di casa, visto che la serata al Teatro Alcione è il primo di tre serate, in cui la Parrocchia mette gentilmente a disposizione la sala del teatro. Poi, un saluto breve e sentito dell’Ass. Anna Leso che, da qualche anno ormai, ci segue con immutata simpatia ed affetto. A seguire la Prof.ssa Daniela Galletta ha esposto la corrente stagione della Scuola per Genitori, elencandone le tematiche e i momenti salienti; infine, ha ricordato la bella serata del 26 settembre scorso fatta in memoria di Nicola Tommasoli e l’istituzione delle tre borse di studio a favore dei giovani che presenteranno materiale espressivo (scritti, filmati, disegni, …) sui temi della tolleranza e del rispetto reciproco. Poi è scattato il primo momento musicale dei “Modelli unici”, che hanno eseguito un canto popolare africano ed un pezzo di Cat Stevens, entrambi dedicati alla figura del padre.
Al termine dei due pezzi, magnificamente eseguiti dal coro sotto la direzione di Marco Pasetto, siamo passati al momento centrale della serata, allorché ha preso la parola don Bruno Ferrero.
Nelle parole di questa persona, dal forte carisma e dall’esperienza sconfinata nei suoi rapporti con giovani e famiglie, si sono colti molti importanti insegnamenti e molte esperienze concrete. In particolare, don Ferrero ha battuto il ferro del padre come guida amorevole; se lo esercita con troppa grinta diventa un dittatore e dunque non è più amorevole, se lo fa con troppa indolenza, non è più una guida.
Dopo un breve parallelismo fra le famiglie e le parrocchie (“le parrocchie sono in difficoltà? Sì, certo, ma perché anche le famiglie lo sono”; se le famiglie fossero migliori anche le parrocchie se ne gioverebbero), don Bruno Ferrero ha letto circa una decina di documenti legati ad esperienze concrete di cui è venuto a conoscenza.
La madre super-impegnata che segue tutte le attività di casa e dei figli, ma che non trova soddisfazione nel rapporto coi figli e col marito. Don Ferrero ci ha ricordato l’importanza di rispettarsi, dentro e fuori dalla famiglia, e di trasmettere insegnamenti reali, non con una semplice predica ma con un costante comportamento che sia di esempio. Perché i bambini, ha sottolineato il nostro ospite, non guardano quello che diciamo, ma osservano come noi ci comportiamo. E’ il nostro modus vivendi che trasmette ai loro occhi i messaggi più importanti: se il nostro comportamento è coerente, passeremo loro principi e valori in cui crediamo; se, invece, predichiamo bene, ma razzoliamo male, è facile che i nostri figli si accorgano di questa distonia e quindi non solo non assumano quei valori che talvolta predichiamo, ma finiscano per annegare nel loro comportamento le nostre incongruenze, la nostra apatia e le nostre paure.
Come può un padre amare il proprio figlio? Innanzitutto dimostrando di essere un buon marito e amando sua moglie; laddove amare non significa dirlo e ripeterlo, bensì manifestarlo con un comportamento conseguente da cui emerga la nostra totale disponibilità a morire con le e per lei, giorno dopo giorno. Qui don Ferrero ha fatto l’esempio (reale) del padre corpulento che ogni volta si rivolgeva alla gracile, ma intelligente moglie Tina, con l’espressione “Tu non capisci niente!”. Innanzitutto uno sminuire la figura della madre, mentre più volte durante la serata, si è ricordato che padre e madre devono stare agli occhi dei ragazzi su un piano di assoluta parità. La storia che don Ferrero ha raccontato, parlava di questo padre che non perdeva occasione per umiliare la moglie con questa frase, finché una volta pagò questa sua supponenza con una brutta caduta e quando, svegliandosi, disse alla moglie che lo accudiva in ospedale “Non credevo che tu mi amassi così tanto”, lei finalmente si rivolse a lui con la stessa frase che lui aveva usato tante volte: “Tu non capisci niente!”.
Oppure il bambino di 7 anni, già con le idee “chiare” che, alla domanda “Cosa farai da grande”, risponde: “voglio sposarmi così mia moglie terrà in ordine la casa; io non posso dare una mano visto che mi devo riposare sul divano; se avrò dei figli, li potrò picchiare perché sono un maschietto”. Da chi può aver preso queste idee un bambino di sette anni ?
Poi un accenno a quanto certi piccoli gesti possono creare l’atmosfera giusta all’interno della famiglia; ha parlato di adottare l’ ”abitudine del viaggiatore”: un bacio e un abbraccio a chi sta entrando e a chi sta uscendo di casa. Quanto possono migliorare i nostri rapporti con gli altri – e con i figli soprattutto – se introduciamo una piccola abitudine di questo genere: baciarli ed abbracciarli ogni volta che sono sull’uscio. Eppure quando lo stesso don Ferrero ha chiesto a un gruppo di universitari di andare dal loro padre abbracciarlo e dirgli “ti voglio bene” nessuno l’ha fatto. Le cause ? Varie e riconducibili a queste tre:
- a volte può darsi che il ragazzo non si renda conto del valore della figura del padre e quindi non gli venga spontaneo ringraziare una figura così vicina, seppur altrettanto lontana per il suo essere sempre assente (al lavoro o altro);
- a volte, perché i padri stessi non svolgono correttamente il loro ruolo (sono assenti, non sono guide amorevoli, non diventano il modello a cui ispirarsi per i ragazzi perché sono padri eterni adolescenti, …);
- altre volte manca quella empatia perché noi padri, stanchi dal lavoro, stiamo con loro troppo poco tempo e spostiamo su di loro tutte le frustrazioni; qui don Ferrero ha citato il padre che, stanco dal lavoro, si rivolgeva ai figli sempre e solo con grandi urla e grandi prediche, finché il figlio più piccolo gli si rivolge dicendo: “dai papà, sorridi; sei a casa !”.
Riprendiamoci la voglia di ridere quando stiamo con i nostri figli; quanto migliorano i nostri rapporti con gli altri, familiari e non, se riportiamo un po’ di allegria e di serenità nel nostro modo di essere e di rapportarci; sembra incredibile, ma anche i problemi più gravi, assumono un’altra ottica e sembrano più facili da risolvere.
Infine, don Ferrero ha risposto alle domande di alcuni genitori; chi ha ricordato casi di giovani abbandonati per i quali altre figure vicine (zii, vicini di casa, …) dovrebbero ricoprire il ruolo vacante del padre e una madre che, di fronte ad un padre che aveva deciso di non crescere, ha deciso lei stessa di allevare da sola sua figlia, riversando in lei l’esperienza di cui si era preventivamente arricchita; come una rondine che raccoglie l’acqua al fiume per poi dar da bere alla prole).
Momento finale riservato alla musica (gospel tradizionali) con un Maestro Marco Pasetto che ha diretto da par suo il bel coro dei “Modelli unici”.
Non possiamo che ringraziare don Bruno Ferrero, autentico maestro di vita e cerchiamo – ancora una volta – di dare applicazione pratica, una volta tornati a casa, a questi piccoli, ma determinanti consigli e suggerimenti di vita quotidiana.
Può darsi che ci riusciamo o può darsi di no, ma perché non provarci ?
Ne va della nostra vita, ne va della vita dei nostri figli.