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VENERDI’ 26 SETTEMBRE 2014 – IN MEMORIA DI NICOLA TOMMASOLI :
”COMPRENDERE E’ IMPOSSIBILE, CONOSCERE E’ NECESSARIO”
Venerdi 26 settembre, nel centro civico Tommasoli, si è tenuta la conferenza di Prospettiva Famiglia, in memoria del trentacinquesimo compleanno del giovane Nicola Tommasoli. A quest’incontro erano presenti circa duecentocinquanta persone. Sulla pedana eravamo seduti noi ragazzi, davanti a me c’era un amico di famiglia, compagno di Alessandro, il fratello di Nicola Tommasoli. Tra il pubblico, in prima fila, erano seduti i genitori di Nicola: il signor Luca e la signora Maria Annunciata.
L’incontro si è aperto ricordando il tragico giorno di maggio di sei anni fa, quella sera del primo maggio, dove la vita di Nicola si è spezzata ingiustamente.
Nicola era un ragazzo di ventinove anni che come tanti, quella sera stava facendo una passeggiata con i suoi amici, nella sua città.
Inaspettatamente cinque ragazzi di circa dieci anni meno di loro, si avvicinano e chiedono una sigaretta. Ma Nicola non ha quella sigaretta e nemmeno i suoi amici; li lasciano perdere e vanno avanti per la loro strada. Non contenti della risposta i cinque si avventano sui ragazzi; due di loro colpiscono Nicola, a calci e a pugni, poi, dopo l’ennesimo colpo alla testa, Nicola cade a terra. Vigliaccamente gli aggressori fuggono. È inutile la corsa in ospedale, Nicola entra in coma e dopo poco tempo muore. Intanto i diciannovenni fuggono a Londra e in Austria. Dopo pochi giorni sono costretti a rientrare in Italia per il loro arresto. Quest’episodio ha fatto molto scalpore, è stata coinvolta la stampa internazionale.
Il sindaco Flavio Tosi ha dovuto smentire le voci che cominciavano a circolare riguardo al pensiero che Verona fosse una città razzista, con presenza di neofascisti.
Sono passati sei anni, Nicola è sempre stato ricordato, perché non si può dimenticare la morte di un innocente e soprattutto non si può capire la violenza usata nei suoi confronti senza una motivazione valida. Uno dei padri degli aggressori ha detto “Vorrei essere il padre della vittima, non di mio figlio”.
Se riflettiamo su questa frase ci viene da pensare che nonostante l’amore paterno, egli abbia dovuto ammettere che ciò che il figlio ha commesso è inaudito e pertanto debba essere punito. Dall’altra parte però ci viene anche da pensare che, se questo ragazzo e i suoi amici, fossero stati educati bene, non si sarebbe mai verificata una tale tragedia.
A circa metà dell’incontro ha preso parola l’amico di famiglia, nonché psicologo e psicoterapeuta. Il suo discorso è stato sensibile ma allo stesso tempo razionale, ha parlato della mente umana, della società e di come sia cambiata ultimamente, purtroppo negativamente in molti ambiti.
Ci ha colpito il suo discorso sui ragazzi, che ormai non hanno più stimoli e valori; mentre lo diceva era commosso, ripensando sicuramente a Nicola e alla sua morte ingiusta.
È seguito un filmato con tutte le foto a lui dedicate, con gli striscioni di amici e parenti, sconosciuti che si sono uniti al dolore dedicandogli lettere e fiori. La presentazione era accompagnata dalla melodia di una violinista svedese e di un musicista che suonava un particolare strumento etnico.
Poi c’è stato l’intervento di alcuni ragazzi, che hanno recitato poesie di noti scrittori, lettere scritte per l’occasione riguardanti le tematiche trattate durante la serata. Il pubblico era attentissimo, molti erano commossi. Quest’incontro ha coinvolto tutti, grandi e piccoli, madri e padri di tutti noi.
Avevamo nove anni quando l’omicidio in Porta Leoni è successo, ma ricordiamo bene che per un periodo, in quel preciso punto, c’erano solo fiori, lettere e striscioni. Un’altra frase che ci ha segnata molto è stata: “Non c’è futuro senza un passato”. Vuol dire che se non ricordiamo Nicola, o chi come lui è morto ingiustamente, non ci può essere il futuro che speriamo. Se non mettiamo fine all’ignoranza, alla superficialità e soprattutto alla violenza, non possiamo pretendere un mondo sicuro, caratterizzato dall’armonia, dal rispetto reciproco, dove alla base ci sono i valori di uguaglianza ed educazione verso il prossimo. Nicola non è l’unica vittima dell’ignoranza e della superficialità umana, purtroppo oltre a lui ci sono state molte altre persone schernite e picchiate per passatempo.
Pensiamo che Verona non sia una città razzista e violenta in generale, ma a Verona, come ovunque, ci sono persone senza stimoli e obiettivi da raggiungere, prive di ogni sensibilità che ricorrono ad atteggiamenti violenti per colmare una vita piatta e monotona. Potrebbero ampliare biblioteche e scuole e lasciarle aperte anche di sera, invece di pubblicizzare bar e discoteche senza limiti di età. Dovrebbero esserci più insegnanti che educano i ragazzi, genitori che seguono attentamente i propri figli e li guidano nelle loro scelte. Conosciamo ragazzi e ragazze che vanno in discoteca ogni sabato sera.
Molti si ubriacano altri si divertono in maniera responsabile. Non esiste una città razzista o un paese violento. Esistono persone senza valori.
Pensiamo che la soluzione a tutto ciò sia ribellarsi. Siamo noi giovani che dobbiamo farlo, che dobbiamo metterci in gioco per poter cambiare il nostro futuro. Bisogna ricordare il passato per cambiare il futuro perché non si può scappare dalla verità.
Le sottoscritte Ibtissame Aboussaad e Federica Papa della classe 2°B autorizzano la pubblicazione del presente articolo.