Fenomeno D’Avenia, pienone di ragazzini
Articolo tratto dal sito L’ARENA.IT (per vedere l’articolo originale clicca qui)
LO SCRITTORE CHE INCANTA I GIOVANI. Auditorium tutto esaurito e molti adolescenti «accampati» nell’ingresso per l’incontro con l’autore di «Cose che nessuno sa». Gli studenti: «Racconta emozioni, paure e sogni che tutti proviamo, ma spesso temiamo di dire e propone ideali e valori con parole semplici»
Verona. Chi ieri pomeriggio, prima delle 17, si fosse trovato a passare davanti alla Gran Guardia avrebbe certamente pensato che fosse in arrivo un cantante-idolo degli adolescenti o magari uno dei più gettonati protagonisti di «Amici».
Sotto il diluvio battente, nella prima fredda domenica che ci ha proiettati, anche con il cambio dell’ora, nel torpore invernale, anzichè sonnecchiare sui libri cercando di concludere i compiti per l’imminente ripresa della settimana scolastica, frotte di ragazzini e ragazzine salivano spediti la scalinata del palazzo per accaparrarsi un posto nell’auditorium: andavano a sentire uno scrittore, e non c’è dubbio che l’auditorium tutto esaurito e tanti in fila per seguire almeno nell’ingresso, su uno schermo lì allestito, le parole di uno che di mestriere fa l’insegnante e, appunto, lo scrittore, nell’era di Facebook e dei videogiochi, è uno spettacolo quantomeno inconsueto.
Il miracolo lo ha compiuto Alessandro D’Avenia, autore di due romanzi andati a ruba tra gli adolescenti: Bianca come il latte, rossa come il sangue, uscito nel 2010, e Cose che nessuno sa, pubblicato l’anno scorso. Invitato dall’associazione Edres e dal centro culturale Sant’Adalberto, D’Avenia è stato protagonista ieri pomeriggio di un incontro intitolato «Il volto incompiuto della bellezza», realizzato con la partecipazione della Fondazione Giorgio Zanotto e del Teatro Stabile di Verona, il cui direttore artistico, Paolo Valerio, ha letto alcuni passaggi dei due romanzi. Sarebbe facile spiegare la fascinazione di tanti giovanissimi (ma erano presenti anche molti adulti, tra cui parecchio insegnanti) verso lo scrittore ricordando che protagonisti dei suoi romanzi sono proprio gli adolescenti, alle prese con moderne «storie di formazione», tra i primi amori che fanno battere troppo forte il cuore e le prime inevitabili delusioni-disillusioni, che rendono tutto il mondo buio come un tunnel senza fine. Inevitabile del resto è pensare ad un altro autore che fa il tutto esaurito raccontando l’adolescenza: ovviamente, Federico Moccia.
Ma pare che qui ci sia dell’altro, per non dire qualcosa che sta all’opposto: a dirlo sono gli stessi ragazzini che ieri hanno ascoltato senza fiatare il «loro» scrittore. «Mi piace perchè propone ideali che condivido, le sue storie fanno riflettere, parlano di cose concrete, della vita di tutti noi, ma sono insieme molto profonde, ricche di riflessioni», spiega Debora, studentessa al Messedaglia. «È profondo», fa eco Marta. «Ma nello stesso tempo non ti stufa: si legge facilmente, ma parla del senso della vita e di come è giusto viverla». «Scrive in modo diretto, e leggendo ho ritrovato sentimenti, emozioni, paure, ansie e aspettative che provo anche io, e che magari non ho il coraggio di ammettere», aggiunge una sua amica. «Ho apprezzato soprattutto il primo romanzo, mi è sembrato più vicino ai giovani», osserva Sebastiano, studente del liceo Alle Stimate, arrivato con alcuni amici. «Io mi sono commossa con queste letture: mi pareva di ascoltare storie che potevano fare parte della mia vita», dice Anna.
Intanto, nell’auditorium sfilano parole grosse come libertà, passione, perdono, vocazione, bellezza, dolore, tutte parole pronunciate con la maiuscola, e migliaia di ragazzini, in totale silenzio, spengono il cellulare e ascoltano, applaudono, si ritrovano: l’adolescenza sa davvero sorprendere.
Alessandra Galetto