Relatori:
- Educatrice Manuela PERSI
- Psicologo dott. Gianluca GODINO
- Psicoterapeuta dott.ssa Federica TURRI
con la partecipazione della dott.ssa Loredana PAGLIARANI
L’incontro organizzato dall’Istituto Comprensivo 15, con il supporto di Prospettiva Famiglia, ha raccolto quasi 130 persone. Anche questa sera, dunque, Centro Tommasoli gremito per ascoltare i suggerimenti di quattro autorevoli esperti su un fenomeno davvero preoccupante, sia per i suoi effetti distorsivi a livello individuale, familiare e sociale e sia per l’incremento del fenomeno, specie nella popolazione giovanile (ma non solo).
Le indicazioni fornite sulle caratteristiche del fenomeno sono implacabili: si spendono mediamente a Verona 1.000 € pro-capite in slot machines e giochi d’azzardo contro una media nazionale di 1.200 €, ma quel che è peggio è che proprio in situazioni di difficoltà e/o di crisi economica, questo male acquisisce un maggior richiamo, quasi a sembrare la soluzione di tutti i nostri problemi. Non esiste una figura tipica di chi si avvicina al gioco d’azzardo, può essere tanto il giovane, quando il libero professionista, quanto la vecchietta; né si può individuare maggior incidenza del fenomeno fra pubblico maschile e femminile.
Gli studi hanno, tuttavia, portato ad individuare alcune caratteristiche che rendono il soggetto particolarmente esposto a questa sindrome: parliamo dei giovani particolarmente attratti dalla ricerca di novità (novelty seeking), di coloro che adottano comportamenti particolarmente impulsivi o di coloro che hanno bisogno di forti emozioni. E’ incredibile come questa dipendenza possa risultare per alcuni un autentico eccitante (la ricerca a superare il limite precedente), mentre per altri funzioni come un vero e proprio analgesico (“finché gioco, non penso ai problemi reali”). A questi effetti, si aggiungono poi quelli tipici delle droghe in senso stretto, come la tolleranza (devo aumentare le dosi, per ottenere lo stesso effetto) o come la sindrome da privazione. Si scatena in questi casi quello che gli esperti definiscono il craving, ossia un desiderio intenso e irrefrenabile di giocare, che difficilmente il “malato” riesce a contenere.
Quali le vie d’uscita ?
Sicuramente il tenere il soggetto lontano dalle “cause” che possono scatenare questo fenomeno di craving; come si può pensare che un alcolizzato sappia rinunciare alla tentazione, se gira tutto il giorno con la bottiglia in mano ? Queste cause sono, a volte, esterne (il bar dove c’è la slot machine, il tabacchino dove vendono il “gratta e vinci”, la sala da gioco), altre volte interne (i momenti di depressione o di paura). Per allontanare queste ultime cause, si ricorre a distrarre il soggetto per es. con attività sportive o con la socialità (per es. coinvolgendolo in argomenti e discussioni), in modo da superare il momento di voglia intensa che lo colpisce (il craving appunto).
Per uscire dal problema, inoltre, occorre far capire al parente o all’amico che:
- I giochi d’azzardo NON sono giochi di abilità; non c’è proprio nessuna qualità o abilità in questi giochi, ma solo pura casualità o fortuna:
- I soldi hanno un valore: non dimentichiamo che spesso questi soggetti non battono ciglio di fronte a qualche centinaio di euro “bruciato” alla macchinetta, salvo poi sollevare questioni sui soldi spesi per comprare il latte …
- Occorre adottare comportamenti socialmente corretti: chi gioca spesso ricorre alla menzogna con i propri familiari e amici e adotta comportamenti subdoli, quando addirittura non ricorra al raggiro e al dolo.
La relatrice Persi ci ha ricordato come spesso “sia più facile dire di sì, che dire di no”; non cadiamo nella trappola di lasciare sempre nostro figlio col Nintendo o con qualche altro giochino solo perché “così sta buono ed io posso fare le mie cose”; al figlio o all’amico dobbiamo dedicare il nostro tempo, parlando con lui o giocando con dei sani giochi di società, così chiamati perché si socializza, ci si confronta, ci si scontra anche, ma si cresce, nella propria cultura e nella propria personalità.
Infine, il dott. Godino ci ha parlato delle diverse facce che può assumere la dipendenza da Internet e dal gioco d’azzardo; si va dalla continua ricerca di informazioni (Information Overload Addiction) ai giochi, spesso di guerra (Net Gaming o Net Compulsion), dai classici giochi d’azzardo (scommesse su Internet) al Cyber-sex (incontri virtuali con esplicite azioni di sesso quando non di pornografia). Per seguire questi bisogni, si abbandonano le relazioni sociali, si evitano doveri importanti della propria vita lavorativa e/o sociale, si rubano ore al sonno, con evidenti ricadute nella qualità della vita.
Pubblico attento, con tanto di taccuini – come sempre – e domande che hanno coinvolto anche l’azione pubblica dello Stato e degli organi locali, affinché eliminino comportamenti assurdi (si pubblicizzano le scommesse o il Win for Life oppure si autorizzano gli “slot bar” o le sale da gioco …) e ripudino con chiare azioni e non solo a parole questo fenomeno. Molte le richieste di fare prevenzione e di combattere il fenomeno in modo chiaro e responsabile rifiutando false ipocrisie (cosa vuol dire “scommetti in modo responsabile” ?).
Infine, l’incontro si è chiuso con un bel richiamo ad abbandonare tutta questa “realtà virtuale” (effettivamente non se ne può più) e riprenderci la nostra concretezza e la nostra manualità; torniamo ad usare le nostre mani per plasmare i materiali, per tagliare o segare (vi ricordate quando usavamo il “traforo” ?), per dipingere. Torniamo a saper usare le nostre mani perché l’abilità degli artigiani nasce da lì; l’uso delle mani è nel nostro codice genetico, è nella storia dell’Uomo.
Per Prospettiva Famiglia
Paolo
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