Relatrice:
Dott.ssa Valeria ZULIANI
La serata al Centro Civico Tommasoli ci ha detto innanzitutto che di pubblico più di cose non ce ne può stare. Poco meno di 180 persone, ma ormai di sedie non se ne trovavano più, né c’era altro spazio disponibile nella sala convegni del centro. Nonostante il tempo atmosferico, decisamente poco favorevole, la gente ormai viene in massa a questi incontri; ciò conferma la bontà dei relatori e l’interesse che questi argomenti suscitano. Il “popolo dei taccuini” ormai cresce ad ogni incontro e fa molto piacere vedere, accanto alle mamme, anche qualche marito e papà che prende nota di determinati suggerimenti o indicazioni che provengono dai relatori. La dott.ssa Zuliani ci ha intrattenuto sulla tematica dei DSA ovvero i Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Sono disturbi che si concretizzano in forme specifiche di difficoltà come la dislessia, la disgrafia, disortografia e la discalculìa. La prima verte principalmente nelle difficoltà ad associare i segni ai suoni e di conseguenza nella lettura di testi in modo regolare e ordinato; si verificano in questi casi gravi errori spazio-visuali e altrettanto gravi errori nella gestione dello spazio. Tale difficoltà aumenta poi nel caso di lingue straniere, specialmente l’inglese, dove non c’è una relazione fra il segno (la lettera, la sillaba) e il suono; la disgrafia, invece, consiste nella difficoltà di utilizzare correttamente gli spazi sulla pagina e quindi nella scrittura di caratteri di grandezza diversa (a volte piccoli, a volte grandi) e nell’uso disorganizzato dello spazio o nel non rispetto dei margini; la terza problematica o disortografia consiste invece in difficoltà alla scritture di periodi di senso compiuto, ma con errori che riguardano principalmente la sintassi (si uniscono parole separate o si separano in due parole singole, tipo “insieme” diventa “in sieme” oppure viceversa “c’erano” diventa “cerano”) o nella inversione delle lettere (“il” diventa “li” o nella confusione di suoni (“vela” diventa “fela”); infine, la discalculìa porta a sbagliare l’incolonnamento delle cifre e di conseguenza il risultato; altre volte, invece, l’errore riguarda la completa lettura delle cifre o l’inversione della loro posizione).
In tutti questi casi, si può creare nel malato un senso di “impotenza di fronte alla vita”, che viene troppo spesso liquidato sostenendo che il ragazzo è distratto. Giacomo Cutrera – nel suo libro “Demone bianco” – sosteneva che non c’era affatto distrazione, ma solo questo senso di impotenza di fronte alla vita, che si tramutava in un senso di ingiustizia. Un senso – quello dell’ingiustizia – che è considerato uno dei peggiori in quanto fonte di altri malesseri come la rabbia, lo sconforto, l’ira e altri ancora.
Molto efficaci i filmati che la nostra relatrice ha proposto. Dapprima un test in una classe americana con alcuni soggetti dislessici, dove si dimostra che a fronte della domanda (per es. “chi era il primo Presidente degli Stati uniti”), il soggetto normale elabora la risposta, mentre il dislessico sta ancora elaborando la domanda. Questo significa che i suoi tempi di reazione sono sicuramente maggiori proprio perché il suo cervello fa dell’altro.
Nel secondo filmato, invece, vi è uno spezzone dell’intervista di Cristina Parodi a Giacomo Cutrera, neolaureato in ingegneria, nonostante a 14 anni gli fosse stato diagnosticato un problema di dislessia e discalculìa. Qui, l’interlocutore fa notare che a lui veniva regolarmente richiesto “7 per 8” e che lui non riusciva a memorizzare questo dato, come tutte le tabelline.
Ecco quindi che una volta accesa la spia che potrebbe trattarsi di una di queste sindromi, occorre relazionarsi con il ragazzo per capirne la fonte. Spesso, ha sostenuto la Zuliani, i problemi scolastici, quando non siano diagnosticati DSA, possono avere radici lontane e derivare, per es. da situazioni familiari difficili o discontinue oppure da problemi nel relazionarsi con gli altri.
Per aiutare questi ragazzi possiamo ricorrere a strumenti compensativi e a strumenti dispensativi.
I primi – come dice il nome “compensano” – determinati limiti del ragazzo e quindi possono aiutare a colmare il gap di costui nei confronti dei ragazzi normali: fra questi strumenti compensativi, troviamo la calcolatrice, il registratore oppure l’elenco delle lettere dell’alfabeto o dei mesi o le tabelline. In questo modo, il ragazzo può ricordare più facilmente eventuali segni a cui associare determinati suoni.
Fra gli strumenti dispensativi, troviamo quelli che “dispensano” da determinati obblighi, quindi per es. nel ridurre i carichi di lavoro sui soggetti di questo tipo o nell’aumentare il tempo a disposizione per completare gli esercizi, visto che impiegano molto di più (anche il doppio) del relativo soggetto non affetto. Altro modo di aiutare il soggetto è quello di non farlo leggere ad alta voce, se questo è un problema che può mettere a disagio l’interessato.
La Zuliani è parsa piuttosto pessimista circa la possibilità di guarire, ha invece ammesso che si possono fare importanti miglioramenti.
Come uscire da questo tipo di problematiche ? Ancora una volta con una leale collaborazione fra le famiglie (genitori e figli), la scuola e i servizi. Prima si rileva una sindrome di questo genere e prima si avviano le ricerche anche per capire se sussistano gli estremi per questo problema o se invece vi siano soggetti demotivati e timidi per normale svogliatezza. Relazionarsi col ragazzo è fondamentale per capire:
– Quali sono i suoi rapporti con gli altri ragazzi;
– Quali sono i suoi rapporti con la scuola;
– Cosa ne pensa della scuola;
– Se vive un senso di impotenza e di ansia;
– Il suo stato emotivo e le sue considerazioni.
I servizi pubblici (ASL, Palazzo della Sanità) sono fondamentali, benché intasati dalle richieste. Un buon modo per imboccare la soluzione è quella di esaltare il loro spirito di sacrificio ed i loro sforzi, così come quello di dargli sempre nuovi stimoli, solleticando fin dai primi anni di vita la loro innata curiosità. Stimoliamo questa curiosità, questa voglia di conoscere e di apprendere perché è la prima molla che li porta ad ottenere i risultati attesi e li spinge ad arricchire il loro bagaglio di conoscenze.
Dibattito finale con domande sui modi per stimolare i ragazzi a migliorarsi e gli insegnanti a cogliere i segnali di una sindrome di questo genere e difesa dell’operato degli insegnanti da parte della Dirigente Scolastica dell’IC 20-21, sia nella rilevazione dei sintomi, che nella condivisione con altri insegnanti e genitori ed infine nel coinvolgimento del ragazzo in attività riabilitative di più o meno largo respiro.
A presto.
Per Prospettiva Famiglia
Paolo
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