Modulo “Relazione con i coetanei, con i pari” della Scuola per Genitori 2014-2015
IL GRUPPO, LE AMICIZIE, LA DOPPIA PERSONALITA’ DEI NOSTRI FIGLI: UN ENIGMA O SEMPLICE ADOLESCENZA?
15 gennaio 2015 – Centro Civico “N. Tommasoli”
Relatore: dott. Amedeo BEZZETTO, psicoterapeuta
Pubblico delle grandi occasioni nella serata della Scuola per Genitori dedicata alla relazione dei nostri figli con i loro coetanei, con i loro pari. Una serata in cui il dott. Bezzetto ha consegnato alla platea davvero tanti suggerimenti concreti, ciascuno ricco e pregnante come un macigno. E’ per questo che vi invito ad ascoltare la registrazione della serata perché sicuramente questo resoconto sarà incompleto.
La serata si è aperta con le comunicazioni dei prossimi incontri, fra cui:
- 21 gennaio (15:00 – 17:00) incontro dedicato agli anziani sul gioco d’azzardo (Scuole G. Verdi)
- 22 gennaio (21:00) – prima serata del ciclo di 5 incontri dedicati al cineforum in lingua inglese (Centro Tommasoli)
- 23 gennaio (21:00) – Incontro con G. Trevisi e Tina Montinaro (vedova del capo-scorta del giudice Giovanni Falcone) sul valore della legge (Teatro Alcione)
Il dott. Bezzetto ha aperto con i dati sul vizio del fumo, distribuiti dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità, da cui emerge che si abbassa sempre più l’età in cui i giovani iniziano a fumare (13 anni …) e che i maschi fumano più delle femmine; infine, in età adolescenziale, 1 giovane su 4 fuma. Il dato è tanto più allarmante se si pensa che il trend indica che fra pochi anni, il fumo abbasserà ancor più la fascia di età di comparsa delle patologie di tipo oncologico scendendo dalla fascia 45-55 alla fascia 35-45 anni. Per non parlare degli effetti devastanti del fumo sulla gravidanza.
Da questo fenomeno, siamo così partiti ad affrontare il concetto di adolescenza a cominciare dal fatto che noi adulti non dedichiamo abbastanza attenzione a questa fascia d’età; e pensare che è un momento decisivo per la vita dei nostri figli. Ma come! In questa età essi prendono decisioni destinate a caratterizzare tutta o gran parte della loro vita (scelgono il loro lavoro, scelgono chi sposare o con chi dividere la loro vita, scelgono la casa dove andranno ad abitare, scelgono chi sarà la madre dei loro figli, …) e noi cosa facciamo? Ci perdiamo su altro e non ci curiamo di seguirli abbastanza da vicino, imparando come dice Bezzetto, a farci un po’ i fatti loro.
L’età adolescenziale tende ad essere allungata e a passare dai circa 10 anni canonici ad un numero compreso fra 11 e 23 anni, secondo una inveterata tendenza a restare adolescenti. Infine, adolescenza come seconda nascita: da un punto di vista psicologico è un momento di rivoluzione vulcanica nel corpo e nella mente dei ragazzi; in particolare, il corpo è un’autentica esplosione di forza, di altezza, di gagliardia ad una velocità tale che nemmeno la sua mente riesce a tenere il passo. E’ il motivo per cui ci troviamo spesso davanti a giovani incapaci di gestire la propria forza; abbiamo dei corpi che si muovono senza testa perché quest’ultima stenta ancora a crescere e sicuramente non lo fa alla velocità del corpo. Ecco allora che i nostri adolescenti appaiono come delle macchine potentissime, ma il loro cervello è come se fosse stato “freezzato”, ossia incellofanato e messo in freezer. Essi hanno tagliato con il vissuto della loro infanzia e si affacciano per la prima volta in un ambiente nuovo e mai più nella loro vita avranno tante potenzialità e tanta devastante forza e capacità di crescita e di adattamento alle mutate condizioni ambientali.
Su quali cardini si basa questo cambiamento? Quattro pilastri fondamentali:
- la separazione: non dagli affetti, che sono sacri, ma dalle abitudini; è arrivato il momento di dire loro che “fino a quel momento la colazione gliela preparavamo noi, adesso sono abili per prepararla da soli” e sono abbastanza grandi per non scottarsi come fa un bambino;
- il corpo: il loro corpo è un’esplosione di energia, ma lo devono conoscere e per farlo non ci si mette davanti allo specchio, ma … si usa il proprio corpo; lo si usa nello sport, lo si usa nel metterlo in moto e muoversi nel mondo, lo si usa facendo azioni che permettono di capirne le potenzialità (enormi) ed i limiti; anche le ragazze hanno bisogno di conoscere il proprio corpo, ma non come elemento “usa e getta”, bensì come il “vestito” che dovranno indossare per tutta la vita, come la loro macchina ed il loro spazio vitale; un elemento da non danneggiare facendo stupidi sballi (bere, fumare fino alla perdizione), ma avendone cura e abituandolo a fare almeno una parte di ciò che può fare;
- la mente: i ragazzi li dobbiamo abituare a riflettere PRIMA ed agire POI (e non il contrario); ma per riflettere occorre fermarsi, occorre sforzarsi di mettere in moto un processo cognitivo che li porti a riconoscere ed esporre le motivazioni delle loro azioni (“adesso voglio capire insieme a te cosa avete fatto ieri sera”, “voglio che mi metti al corrente di come è andata a finire”, …);
- il sociale: l’uomo è un animale sociale, un ragazzo che non ha amici ci sta segnalando un problema grandissimo; ciascuno di noi ha bisogno di avere amici (pochi o tanti non importa) perché essi rappresentano altrettanti SE’; in essi, il ragazzo vede sé stesso e vi si specchia per capire soprattutto gli scarti, le differenze (che generalmente sono poche e spesso di segno opposto: lui è migliore di me in questa cosa, ma io sono meglio di lui in quell’altra, …).
Non dimentichiamo che ogni ragazzo – anche se non lo ammette – ha in sé una istintiva e irrefrenabile voglio di essere individuo (ossia unico e perciò indivisibile),ma soprattutto un individuo unico e di valore (migliore, raro, diverso, …). Se egli comincia un’attività, noi genitori tendiamo erroneamente a concentrarci sul tema piuttosto che sulle modalità di approccio al tema stesso. Se gioca a calcio, noi genitori ci concentriamo sul calcio e ci innamoriamo (ingiustificatamente ed erroneamente) dell’idea che diventerà un grande calciatore; ma in realtà, in ciò ci dimentichiamo di prendere in considerazione la cosa più importante, ossia come egli approccia il calcio, gli allenamenti, …. E troppo spesso ci arrabbiamo se vuole fare il calcio in modo diverso da tutti gli altri; noi torniamo a battere la questione dell’impegno (“sei tu che hai scelto di giocare a calcio e allora devi impegnarti”), dimenticando che invece per lui è solo l’occasione per esprimere il proprio potere energetico e spessissimo il cosa fare non è nemmeno stato una scelta sua, ma una conseguenza naturale dell’offerta; se nella nostra città ci sono molti giovani che praticano il calcio, forse è perché questa è la disciplina che viene proposta più spesso e ovunque; siamo tutti d’accordo che se ci fossero molte proposte di pratica dell’hockey su ghiaccio, avremmo molti giovani a praticare questo sport.
Bezzetto ci ricorda che imporre ai giovani il nostro approccio (devi impegnarti, devi fare come gli altri, devi allenarti, ..) non solo spesso può avere effetti deleteri sull’indole a praticare quello sport (rinuncio a giocare a calcio perché i miei genitori me lo ricordano ad ogni piè sospinto), ma addirittura a qualunque pratica (non ho voglio di praticare alcuno sport e alcuna attività, non ho voglia nemmeno di studiare).
Infine il grande valore del gruppo, ossia la capacità del gruppo di moltiplicare le competenze dei singoli in modo esponenziale; purtroppo, però, questa capacità il gruppo ce l’ha sia sulle competenze positive che su quelle negative. Occhio quindi ai gruppi e agli indirizzi che adottano e occhio soprattutto ai gruppi chiusi, quelli autoreferenziali che tendono ad assumere decisioni polarizzate (chi è dentro è bravo, chi è fuori no, dentro ci sono le decisioni giuste, fuori quelle sbagliate); “sono contento che quella cosa negativa sia capitato a quelli che sono fuori dal gruppo” e così via.
Da qui l’invito pressante del dott. Bezzetto a curare con particolare attenzione i gruppi di cui fanno parte i nostri figli, cercando di bloccarne le dinamiche negative (spingo per introdurre altri elementi nel gruppo che frenino le tendenze negative dei più forti (quindi in sostanza li traduco in gruppi aperti) oppure li induco a radunarsi a casa mia (per seguire meglio ciò che succede, pur mantenendo le giuste distanze).
In sostanza, agli educatori (genitori, insegnanti, allenatori, parroci, …) il non facile compito di gestire queste auto da corsa e far sì che percorrano con sicurezza il percorso o scelgano essi stessi il percorso che vorranno compiere, giovandosi della nostra coerenza e soprattutto della nostra chiarezza di comportamento. Se saremo chiari con loro, essi avranno gli elementi per decidere e scegliere se essere come noi o diversi da noi; e in quest’ultimo caso, non sarebbe nemmeno una brutta idea.
Un caro saluto a tutti.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
P.S.: rinnovo l’invito ad ascoltare la registrazione perché gli spunti di riflessione sono davvero tanti.
Ascolta qui la registrazione dell’incontro :
QUESTIONARIO DI GRADIMENTO DELLA SERATA
Suggerimenti:
Libertà in educazione: concedere o trattenere?
permissivismo o protezione?
passare a tappeto le scuole superiori riproponendo lo stesso argomento per scarsa partecipazione dei genitori
giovani apatici
GRADIMENTO (Partecipanti: Circa 140 persone , compilati 32):
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