Relatore:
Dott. Luigi ALTAMURA
Non per fare il verso ad una famosa trasmissione della domenica pomeriggio, ma potremmo chiamare questa serata “Quelli che ci credono !”; quelli cioè che credono che con la prevenzione e l’educazione si possano abbattere gli agghiaccianti dati sulle vittime della strada, che con una sana prevenzione si possano ridurre costi enormi sia in termini di vite umane che economici per l’intera collettività, che con un comportamento intelligente prima e durante la guida si possano evitare guai seri, che con un’educazione a tappeto nelle scuole si possa far passare il messaggio che per divertirsi servono e bastano dei buoni amici, senza dover ricorrere né all’alcool, né tantomeno alle droghe.
E che ci creda il Comandante Altamura lo si vede dal pathos che mette nelle sue presentazioni, dalla convinzione in quello che dice e da una condotta assolutamente conseguente. Ne è convinto lui e ne sono convinti i suoi collaboratori; gente che troppo spesso e con troppa faciloneria etichettiamo come “multaioli”, ma che in realtà sono coloro che in più di un’occasione hanno salvato la vita dei nostri figli. “Meglio che torni un figlio senza patente che una patente senza figlio” è il motto che ci hanno presentato: ed è una verità assolutamente condivisibile da tutti, se non lapalissiana. Da tutti, ma non da quei genitori che si sono presentati e si presentano al Comando per lamentare la multa assegnata al loro figlioletto solo perché andava ai 130 km/h sul Lungadige Attiraglio a novembre o per coloro che con una condotta di guida più degna del Codice Penale che non del Codice della Strada hanno messo a repentaglio la loro vita, ma anche quella degli altri.
I dati che il Comandante ci ha presentato lasciano senza parole. L’Unione Europea aveva chiesto – per il decennio 2001 – 2010 – di abbattere del 50% il numero dei morti per incidenti stradali; ce l’hanno fatta Paesi come la Lettonia (-68%) e la Spagna (-62%); noi, invece, ci siamo andati vicino (-46%), ma non abbiamo raggiunto l’obiettivo.
Nemmeno segnalare preventivamente la posizione degli autovelox ha aiutato a ridurre questi numeri; numeri che dovrebbero far pensare, specie se consideriamo che l’età più a rischio è quella fra i 24 e i 29 anni e che le morti durante i week-end sono ormai una ben triste consuetudine. Non che non avvengano durante la settimana, ma probabilmente il fatto che i giovani approfittino del week-end per fare un po’ gradassi, lascia il segno anche sulle cifre.
Il maggior numero degli incidenti avviene in città, mentre quelli sulle autostrade ha mostrato un trend evolutivo favorevole dopo l’introduzione del tutor, lo strumento che effettua il calcolo della velocità media in un certo tratto autostradale. Nessuno si salva in questa fotografia di un popolo decisamente poco attento al rispetto delle regole: né i ciclisti che a volte si credono onnipotenti e si permettono di percorrere Viale Piave senza luci accese, né gli automobilisti che ignorano gli autovelox, né gli scooteristi o motociclisti che non allacciano correttamente il casco o utilizzano caschi non omologati. Ne fanno le spese i pedoni, per i quali le cifre crescono drasticamente dagli 80 anni in su e soprattutto per il sesso femminile.
Fanno meditare le principali cause a livello europeo:
ben il 30% degli incidenti è causato dalla velocità (1^ causa in assoluto), seguito dal 25% degli incidenti che invece è causato dall’alcol; ne seguono altri, fra cui il 4% di chi vìola il semaforo rosso).
Sempre il Comandante Altamura, ci ha portato dei video davvero emblematici relativi alle testimonianze di giovani, che hanno subito danni permanenti da incidenti stradali ed oggi purtroppo disabili oppure registrazioni live di incidenti, causati da un uso spregiudicato del telefonino.
Fa pensare che altri Paesi europei facciano sforzi – anche economici – davvero importanti per sensibilizzare la popolazione su questo problema, mentre qui in Italia non si riesca ad impostare un serio programma di prevenzione, che non passi necessariamente dalle associazioni di volontariato.
In Gran Bretagna, la società pubblicitaria Think ha speso la bellezza di 7,6 milioni di sterline per uno spot che ti chiede “quanto ti costerà il prossimo giro ? (di birre, sottinteso) “How will next round cost you ?” e vengono esplicitati I costi della multa, ma anche la prigione, in un Paese dove questo tipo di violazioni, è regolamentato dal Codice Penale.
Anche la Francia si è mossa in modo deciso, con un sistema di autovelox sulle autostrade francesi che non lascia scampo e con pubblicità davvero “forti” sull’uso delle cinture di sicurezza (volto devastato e tumefatto con la scritta “il primo parabrezza non si dimentica” oppure la Nuova Zelanda dove appositi cartelli con il volto di un bambino perdono del liquido rosso sangue, quando piove, trasformando la faccia del bambino in un volto sanguinante).
Gli USA, infine, sono andati ancora più pesanti paragonando gli assassini (murder) con gli incidenti stradali (mortali e non) confrontandone la frequenza e arrivando a dimostrare che avvengono con maggiore frequenza incidenti con feriti gravi che non assassini.
Perché gli altri Paesi si possono permettere di mostrare – magari nella fascia oraria di punta – spot pubblicitari molto toccanti, come il funerale di un padre morto in un incidente stradale perché stava messaggiando col telefonino o molto belli e affettuosi come la sensibilizzazione sull’uso delle cinture (Embrace Life – “remember to wear your seat belt”), mentre qui in Italia non si è mai visto, né mai si vedrà, magari prima di un telegiornale delle 20:00, uno spot altrettanto significativo ?
Un discorso a parte è stato fatto sull’uso del cellulare. Esso aumenta il rischio di incidenti del 35%, molto più dell’uso di droghe (21%); tutti noi assistiamo, specie al mattino per andare al lavoro, a scene raccapriccianti con mamme che non fanno uso dell’auricolare e magari tengono il telefonino con la destra (come se cambiare le marce con la sinistra fosse facile …) e per le quali il calo di attenzione è statisticamente dimostrato.
Si è detto che ci vorrebbero più vigili pronti a multare i malcapitati di turno sorpresi a guidare col cellulare in mano, ma “non è con lo Stato di polizia” che si risolve il problema, ha sostenuto il comandante Altamura.
Ed ha ragione.
Ormai è un leit motiv. Quante volte nelle riunioni e nelle serate di Prospettiva Famiglia, il messaggio di base è stato quello della prevenzione, quello dell’educazione al rispetto delle regole, quello dell’adozione di un comportamento civilmente corretto, quello di un “dare fiducia ai nostri figli, ma non diventare i loro sindacalisti”.
Infine i filmati di fine serata sono stati particolarmente veri e forti e sicuramente le 80 persone presenti al Tommasoli non li dimenticheranno molto facilmente. Così come non dimenticheranno la testimonianza del Commissario che ha accompagnato il dott. Altamura e che ci ha fatto vivere il dramma e la difficoltà di chi deve portare una brutta notizia a un genitore (“è un momento a cui non ci si abitua mai”).
In termini di pubblico non abbiamo toccato le punte delle ultime settimane, dove siamo sempre stati 150 persone ed anche più, ma in sala stasera abbiamo avuto il piacere di contare circa 80 persone. Una serata che ha colpito più di qualche coscienza e cervello e che sarà il caso di ripetere con il comandante Altamura, il quale di materiale sull’argomento ne ha raccolto parecchio e non lascia molto adito a dubbi interpretativi.
A presto.
Per Prospettiva Famiglia
Paolo
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