Percorso di formazione Scuola per Genitori – modulo Scuola dell’Infanzia
“RISPETTARE LE REGOLE: UN’ABILITA’ INDISPENSABILE PER CRESCERE
BAMBINI SICURI ED EQUILIBRATI”
19 febbraio 2015 – Centro Civico “N. Tommasoli”
Relatori:
– dott.ssa Cristina ALBERTINI, neuropsichiatra infantile
Più di settanta persone – in gran parte giovani mamme – ad ascoltare la dott.ssa Cristina Albertini che affrontava il tema dell’educazione dei bambini e delle metodologie da adottare affinché essi rispettino le regole.
Insegnamenti e spunti preziosi, specie per le giovani neo-mamme, alle prese per la prima volta con un bambino, il quale – in quanto tale – chiede e spesso pretende, di fronte ad una mamma che passa via via fortunatamente da uno stato iniziale di totale sudditanza ed apprensione ad un graduale distacco dal figlio fino a valutare con obiettività e quasi freddezza le sue richieste. Questo progressivo allontanamento dallo stadio iniziale di assoluta apprensione e immediata soddisfazione delle richieste del bambino, è ciò che permette:
- alla mamma, dopo aver assicurato per un giusto periodo soddisfazioni immediate ad ogni richiesta del proprio figlio, di valutare poi con serenità e distinguere quando è giusto rispondere immediatamente e quando attendere(“se ha mangiato, è pulito e tuttavia piange, probabilmente ha sonno”);
- al bambino, di lasciare la posizione di “principe” e tornare a quella, ben più efficace, di persona che non avrà per definizione tutto ciò che chiede, ma al contrario potrà trovarsi davanti a dei limiti, allo spazio dell’attesa e dover quindi ricalibrare e rivalutare le proprie richieste.
Quest’ultimo passaggio è fondamentale perché consente di distinguere chiaramente i bisogni dai desideri. Mentre i primi rispondono ad effettive ed innegabili esigenze del bambino (mangiare, dormire, …) all’aver sperimentato esperienze positive, i desideri sono la trasformazione dei bisogni grazie alla frustrazione dell’attesa, la posticipazione della richiesta, che se può essere spostata nel tempo non è più un bisogno ma è un desiderio.
Compito della madre, ma meglio dire dei genitori, è quello di rispondere anche con dei “NO”; tale tipo di risposta, infatti, introduce nel bambino il concetto di limite, cosa che sarebbe altrimenti per lui inconcepibile. Ovviamente certi limiti sono più facili da far comprendere al bambino rispetto ad altri; mentre è facile fargli capire che se rompe il giocattolo di un suo amico, quest’ultimo potrebbe arrabbiarsi e piangere, più difficile è invece fargli capire altre regole come per es. il fatto che non si entra in casa con le scarpe sporche. Anche in quest’ultimo caso, tuttavia, non c’è bisogno di ricorrere all’immagine dell’orma di fango in sala per fargli capire il concetto; basta dirgli che “le regole della casa” sono di non entrare con le scarpe sporche e pian piano capirà. A certi bambini che stavano comodamente sdraiati sul divano all’arrivo dei nonni, è bastato dire qualche volta che i nonni vanno salutati sia quando arrivano che quando ripartono ed essi hanno cominciato a farlo, ripetendolo poi perennemente perché hanno assimilato il concetto che quella è la regola.
La dott.ssa Albertini ci ha ricordato l’importanza di accettare come normale un rapporto asimmetrico fra genitori e figli; abbandoniamo l’idea di essere “amici” dei nostri figli; se siamo genitori dobbiamo farci carico di ciò; farlo può e deve naturalmente significare dialogo e vicinanza mentale e morale con i figli, ma in ogni caso, mai potremo definirci o sentirci “amici” loro. Essi – per naturale inclinazione – arriveranno ad un certo punti ad allontanarsi da noi per cercare maggiormente i loro coetanei e questo avviene perché in essi si rispecchiano e vedono più facilmente ciò che sono e ciò che potranno essere. Occhio, poi, a fare corpo unico fra marito e moglie, nel senso di non sminuire mai l’uno l’autorità dell’altra; che anche fra due soli individui vi siano delle differenze è assolutamente normale perché ciascuno ha una diversa famiglia di provenienza, diverse esperienze ed un diverso sentire, ma guai a cadere nella patologia del limite, che avviene anche quando uno dice SI’ e l’altro dice NO. I figli sono abilissimi ad infilarsi come il coltello nel burro in queste intercapedini, schierandosi (ma va?) dalla parte di chi gli dà ragione. A dirla tutta, la compattezza andrebbe ricercata fra tutte le figure di “educatori” del bambino, ossia non solo fra genitori, ma anche fra genitori e allenatore o fra genitori e nonni e così via.
La dott.ssa Albertini ci ha poi dato indicazioni utili sui metodi da adottare per far rispettare le regole; innanzitutto rispettandole noi stessi. L’abbiamo detto tante volte: difficile riprendere il figlio che ha sempre il cellulare in mano, se noi papà o noi mamme stiamo delle ore sul divano a chattare o a giocare col nostro bel smartphone. I bambini devono pensare che i divieti sono leggi alle quali rispondono anche gli adulti. In secondo luogo, dando segnali chiari ed inequivocabili che le regole vanno rispettate: ad esempio, se non vuol mangiare perché preferisce giocare, basta dirgli (e farlo) che se non ha fame mangerà al prossimo pasto; altro esempio, se un ragazzo decide di non studiare e prende una nota, la punizione non deve consistere nel “togliere” (non vai all’allenamento di pallone”), ma nell’aggiungere (“visto che sei così maturo da decidere di non studiare, vuol dire che puoi anche infilarti i guanti e prendere la spugna per lavare il bagno”). Attenzione perché uno dei modi che hanno i nostri figli per contrastare il nostro ruolo non è necessariamente fare il contrario di ciò che gli chiediamo, ossia violare le regole che noi gli chiediamo di rispettare, ma a volte anche e semplicemente il non fare niente, l’essere sospesi e inermi (“semplicemente smettono di studiare”).
Frequente anche il caso di genitori che sostengono: “io ho ricevuto troppi no quando ero giovane, quindi a mio figlio do tutto ciò che posso”. Grave e aberrante errore. In primis perché molto spesso questo dare al figlio sottende un dare a sé stessi, in quanto si vede il figlio come una propaggine di sé medesimi; in secondo luogo, perché non è dandogli tutto, che si fa il bene dei propri figli; anzi vige il detto che “chi vive da giovane come un principe, si prepara a diventare un tiranno da grande”. Pensate ad un figlio a cui viene dato tutto: è chiaro che non sarà in grado di distinguere un reale bisogno da un semplice desiderio e ciò lo porterà, nella sua vita adulta, ad incolpare sempre gli altri dei propri insuccessi, a sostenere che tutto gli è necessario, senza rendersi conto che invece molte cose sono semplici desideri e nulla più. Chi di noi ha ricevuto dei NO, ha imparato a desiderare una cosa, a valutare col tempo come poterla avere (do ut des con i genitori, …), ha elaborato delle strategie per averla e in tutto ciò ha sperimentato dei momenti di riflessione che lo hanno portato a maturare e a valutare le cose per il loro vero peso e valore.
Compito dei genitori quello di trovare un giusto equilibrio fra flessibilità e rigore: essere troppo protettivi e incoerenti porta al rischio di creare ragazzi passivi, disorientati che non sanno decidere davanti alle scelte che la vita porrà; troppo rigore, crea il distacco con i figli che può sfociare in allontanamenti pericolosi quando non in lacerazioni profonde e interpretazioni di rifiuto e abbandono. Come però il bambino non nasce col concetto di limite, così i genitori non hanno un manuale del bravo genitore da sfogliare alla bisogna. Per riprendere la frase di Fedor Dostoevskij, utilizzata dalla dott.ssa Albertini come guida della serata: “colui che genera un figlio non è ancora un padre, un padre è colui che genera un figlio e se ne rende degno”.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
Ascolta qui la registrazione dell’incontro :
QUESTIONARIO DI GRADIMENTO DELLA SERATA
Suggerimenti:
GRADIMENTO (Partecipanti: Circa 70 persone , compilati 37):
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