Relatori:
- Presidente Coord. Nazionale Antimafia – dott.ssa Adriana MUSELLA
- Proc. c/o il Tribunale Militare di Verona – dott. Enrico BUTTITTA
- Uff. interventi Educativi dell’USP – dott.ssa Anna Lisa TIBERIO
Serata importante quella odierna per Prospettiva Famiglia, sia per la tematica sfidante “Educare alla legalità” e sia per il prestigio dei relatori, tutti variamente impegnati, ognuno nel proprio ruolo, nell’affermazione della legalità e nella lotta alle varie forme di illegalità, da quelle più quotidiane e subdole fino alle forme più gravi di crimine organizzato (art. 416-bis C.P. – Associazione a delinquere di stampo mafioso).
Spiace rilevare come, davanti ad un tema tanto scottante, sia mancato l’afflusso atteso di pubblico, con poco più di 60 persone presenti, fra cui molti giovani.
Dopo l’introduzione, ha preso la parola l’Assessore ai Servizi sociali, Famiglia e Pari Opportunità dott.ssa Anna Leso, che oltre a portare i saluti del Comune di Verona, ha sottolineato l’importante collaborazione in atto con Prospettiva Famiglia e l’importanza di questi momenti conferenziali in cui si affrontano i grandi temi della famiglia e dei giovani. A seguire ha preso la parola il Collegio dei Geometri e Geometri laureati di Verona, che – per bocca del suo Presidente Pietro Calzavara – ha ricordato come le parole di don Ciotti due settimane fa abbiano scosso le coscienze e acceso un moto di grinta e di reazione alla notizia delle vendette mafiose a fronte della confisca dei beni (legge 106/96). Lo stesso Presidente ha poi aggiunto che “il Collegio ha stretto con convinzione una sinergia con Prospettiva Famiglia, condividendone gli obiettivi, basati su valori trasversali che non rientrano in categorie sociali o professionali, ma sono comunitari e senza tempo. L’educazione alla legalità è un percorso che va aperto ai giovanissimi, coltivato e maturato negli adulti, nella ferma volontà di vivere ogni giorno secondo giustizia.” Sempre lo stesso Collegio ha sottoscritto nel 2011 una convenzione di collaborazione con l’associazione “LIBERA – Associazioni nomi e numeri contro le mafie” e con l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
La parola è passata poi ai relatori ufficiali della serata.
Ha preso per prima la parola, la dott.ssa Anna Lisa Tiberio che ha parlato del percorso di promozione della cittadinanza nelle nuove generazioni; un percorso da portare avanti con la collaborazione delle Istituzioni e degli Enti preposti sul territorio. La responsabile dell’Uff. Interventi Educativi ha sottolineato l’importanza di far sì che i giovani crescano avendo davanti uomini e istituzioni da emulare; solo con chiari e limpidi esempi di legalità e di correttezza di comportamento, i giovani potranno buttare il cuore nella loro esistenza e civile convivenza. Le Istituzioni e le Scuole in particolare sono chiamate a indirizzare i giovani nell’alveo del corretto comportamento e del rispetto delle regole; i giovani che oggi frequentano le scuole, saranno la società di domani; ognuno di essi svilupperà un proprio progetto professionale e familiare, ma ogni loro atto dovrà essere guidato dal rispetto delle norme e dalla intima convinzione di operare in modo corretto e leale nei confronti della propria coscienza, dei propri cari e della società in cui vivono.
Il secondo intervento lo ha tenuto il Procuratore presso il Tribunale Militare di Verona, dott. Enrico Buttitta; un magistrato che aveva già operato presso la nostra città e che vi è ritornato quattro anni fa, dopo 12 anni di servizio a Palermo.
Buttitta ha sottolineato la necessità di dividere – in una democrazia come la nostra – i poteri fra più organi collegiali, con un potere legislativo esercitato dal Parlamento, uno esecutivo esercitato dal Governo ed infine uno giudiziario, esercitato dalla Magistratura. Quest’ultima amministra la giustizia “in nome del Popolo italiano” e non, come avveniva prima della Costituzione del 1948, quando i Tribunali amministravano la giustizia in nome del sovrano. I magistrati hanno il compito di applicare la legge; ciò significa che essi non possono vincolare l’interpretazione della legge o l’obbligatorietà dell’azione penale (nel Pubblico Ministero) al fatto di condividere o non condividere la norma: essi la debbono applicare e basta. Le leggi vanno rispettate da tutti, dal popolo, ma anche dalle Istituzioni e dallo stesso Parlamento.
Come sempre la teoria non sempre si sposa con la pratica ed è così che vi sono ancora oggi Procure in Italia dove il PM non esercita l’azione penale quando dovrebbe o la giustizia non viene amministrata in tempi ragionevoli a causa dei sovraccarichi dovuti ai procedimenti giudiziari o del sottodimensionamento delle risorse (umane e tecniche).
All’inizio del suo intervento, il dott. Buttitta ha trasmesso un filmato legato ad una suggestiva canzone di Fabrizio De André (Geordie), che rappresenta una rivisitazione di una ballata britannica e che racconta di un giovane, il quale ruba sei cervi, ma per questo reato viene condannato all’impiccagione. La fidanzata corre, in groppa al suo destriero, fino a Londra per chiederne la grazia, ma inutilmente; il giovane verrà impiccato e l’unica grazia che gli verrà riservata sarà di essere impiccato con una catena d’oro …
Questa storia ci racconta della necessità di applicare le leggi in modo sistematico e lineare e di non vedere la legge come un elastico che si tira o si molla a seconda delle circostanze. Personalmente mi sono fatto alcune domande:
- Visto che si fa l’esempio del furto di sei cervi, ma esiste ancora in Italia il reato di abigeato?
- Come si fa a parlare di obbligatorietà dell’azione penale del PM, quando le Procure sono intasate con i soli procedimenti ordinari? Quale magistrato si prenderebbe la briga di procedere (obbligatoriamente) alla notizia di reato, di fronte a montagne di fascicoli che rimangono ancora irrisolti?
- se il Parlamento deve anch’esso sottostare alle leggi, che posizione dobbiamo prendere nei confronti dei vari parlamentari condannati con sentenza passata in giudicato?
E’ stata poi la volta della dott.ssa Adriana Musella. Questa bella persona conduce da sempre la battaglia contro la mafia, la ‘ndrangheta e le altre forme di criminalità organizzata; lo fa con l’impegno ed il prestigio che le deriva dal fatto di essere Presidente del Coordinamento Nazionale Antimafia e con la rabbia di chi ha visto suo padre andare a pezzi per una carica di tritolo collegata al sistema di accensione della sua automobile (Gennaro Musella, ucciso il 3 maggio 1982).
Anche la dott.ssa Musella ha esordito con un filmato, che racconta nella prima parte le innumerevoli uccisioni di mafia che hanno una triste ripetitività nel mese di maggio, mentre nella seconda parte si illustra il riscatto, le vittorie che lo Stato ha ottenuto con gli arresti eccellenti, da Giovanni Brusca a Totò Riina e a Bernardo Provenzano.
La dott.ssa Musella ha sottolineato che troppo spesso “in Italia si parla di legalità, ma si vive nell’illegalità”; spesso la parola “legalità” viene usata come alibi, ma poi lobbies e organizzazioni professionali lavorano lunga la sottile linea di confine che divide legalità e illegalità e fanno da cerniera fra l’una e l’altra.
Chi ha fatto l’attuale legge elettorale e non l’ha voluta modificare, è qualcuno che gradisce mantenere l’attuale stato di forza e di illegalità nei confronti dei cittadini. Troppe istituzioni (compresa la Chiesa) predicano bene, ma poi chinano il capo di fronte ai potenti, tenendo un piede di qua e uno di là.
La Musella ha sostenuto che – dopo tanti anni di impegno nel portare il messaggio di speranza e di forza per combattere le varie forme di mafia – è arrivata alla conclusione che l’unica nostra speranza sono i giovani. Le istituzioni e lo Stato sono lenti a fare proprio il messaggio di lotta contro l’illegalità; ma poiché lo Stato e la Pubblica Amministrazione sono fatti di uomini e da questi ultimi che bisogna partire, sono questi uomini e queste donne che devono attivarsi per combattere ogni forma di violazione delle regole. Riprendendo una frase di J.F. Kennedy “non chiederti cosa fa lo Stato per te, ma piuttosto domandati cosa puoi fare tu per lo Stato”.
Dobbiamo far sì che si accenda nei cuori di tutti gli uomini e donne che hanno a cuore il futuro di questo Paese, quella rabbia e quella voglia di cambiare che animano le figure simbolo della lotta alla mafia; cosa dovrà ancora accadere perché questa scintilla si accenda ?
Come già emerso in tanti altri incontri precedenti, non ci sono leggi, né prassi che possono far scattare il cambiamento, ma solo una reale presa di coscienza che con il dolo e la violenza uno Stato è condannato a soccombere perché – come dice la Musella – “la corruzione per un Paese è come la droga pesante per una persona; è solo questione di tempo, ma prima o poi la porterà alla morte”.
Infine, la dott.ssa Musella ha ricordato il suo impegno con l’Associazione Gerbera gialla, il suo stare vicina ai giovani (a marzo “settimana della legalità” a Folgaria e a maggio “regata velica sul Garda”), ricordando questo fiore, dallo stelo forte e robusto, quasi immarcescibile, che a maggio ritorna a fiorire quasi a dire “ci siamo ancora, non molliamo, spingiamo tutti insieme e scuotiamo le coscienze per dare a questo Paese un corretto vivere civile e per dimostrare che i morti di mafia non sono morti inutilmente”.
Lo Stato ci ha messo 26 anni per ricordarsi di Gennaro Musella, ucciso dalla ‘ndrangheta; noi questo non lo possiamo accettare; guardiamo ad un futuro di impegno e di lealtà civica; solo così potremo passare ai giovani il testimone e sperare di trasferire in loro il germe di una civile convivenza. Enrico De Nicola, Ferruccio Parri, Sandro Pertini e gli altri nomi illustri della Costituente ci hanno tramandato il senso più alto dello Stato; da allora, abbiamo perso smalto e abbiamo decisamente peggiorato questo Paese con un comportamento generalizzato di disprezzo per la cosa pubblica (non dimentichiamo che “Repubblica” significa res publica …). Dobbiamo rialzarci e riconquistare il terreno perduto, ritornare a quei valori di disciplina e onore, che devono guidare ogni nostro atto quotidiano ed essere presenti in ognuno di coloro che compongono questo bellissimo Paese: solo così potremo sperare di passare ai giovani la cosa che più cara e preziosa: la LIBERTA’.
Un “grazie” di cuore a tutti i relatori e uno speciale ringraziamento alla dott.ssa Adriana Musella, sperando di averla presto nella nostra città; magari in una serata senza Sanremo e con tanta voglia da parte dei cittadini di ascoltare una donna-simbolo, che vive sotto programma di protezione per difendere la sua e la nostra libertà.
Per Prospettiva Famiglia
Paolo Stefano
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