Scuola per Genitori ed Educatori 2015-2016
“RICOSTRUIRE LA SPERANZA: IL PERDONO RESPONSABILE”
2 ottobre 2015 – Cinema Teatro Alcione
Ospiti:
• don Gino Rigoldi, Cappellano militare al Carcere minorile “Cesare Beccaria” di Milano;
• dott.ssa Francesca Manca, magistrato
Serata di spessore quella che si è svolta al cinema Alcione e destinata a toccare un argomento delicato come quello dell’atteggiamento da assumere di fronte a chi ha commesso un reato: infliggere la pena in nome del rispetto della legge o piuttosto pensare a come redimere chi ha commesso l’errore, cercando di capirne le cause ed attivare immediatamente le strategie di vicinanza (contatto, scuola, cultura, vita sociale, …) che possano realmente ridurre al lumicino le probabilità di reiterazione del reato stesso?
A discuterne con il pragmatismo e la competenza che tutti gli riconoscono, abbiamo avuto due grandi figure del nostro tempo: don Gino Rigoldi ed il magistrato Francesca Manca.
Ad inizio serata, due parole da parte del nostro parroco don Silvio, che ha caldeggiato la partecipazione a questi incontri per il valore morale ed i quesiti importanti che pongono e spesso, la qualità della persona non emerge dalle risposte, quanto piuttosto dalle domande che pone. Un saluto dell’Ass. Anna Leso e poi la parola è passata alla Prof.ssa Daniela Galletta, che ha descritto le fasi che hanno condotto alla stesura di un nuovo Accordo di Rete. Tale Accordo ha consentito la creazione di un rapporto istituzionale tra l’Ufficio Scolastico Regionale e Territoriale e le Scuole che per anni hanno collaborato con Prospettiva Famiglia, la nomina di una Scuola Capofila (l’Istituto Copernico-Pasoli), e il distacco della Docente Coordinatrice di Rete; esso permetterà alle Scuole inoltre di acquisire maggiore visibilità e riconoscimento, come pure concederà la possibilità di accedere a contributi e finanziamenti regionali, mettendo in luce la collaborazione con il territorio e diffondendo buone pratiche che altrimenti rimarrebbero relegate ad aree limitate.
La Prof.ssa Galletta ha poi esposto i principali appuntamenti della Scuola per Genitori 2015-2016, di cui è referente, evidenziando come anche quest’anno potremo portare al nostro pubblico personaggi di grande rilievo e di grande dirittura morale come Corrado Augias, Gherardo Colombo, Lella Costa e Rita Borsellino.
Siamo passati quindi alle presentazioni con la dott.ssa Zivelonghi ed l’avv. De Santi, che hanno presentato i nostri ospiti, dando loro subito dopo la parola.
Don Gino Rigoldi ha ricordato gli anni della sua infanzia e l’insegnamento della mamma di voler sempre bene alle persone, anche quando si comportavano male; egli, nato in quelle case della periferia di Milano con tanti balconi che servivano da passaggio per più famiglie e dove i bambini assistevano alla vita dei vicini, grazie alla forte vicinanza fisica, si rivolgeva alla mamma chiedendo “come mai la vicina ha così tanti uomini”, “come mai la polizia è venuta a portar via l’inquilino del piano di sotto”, “come mai quel signore che sventola la bandiera rossa ce l’ha così tanto con i preti” e tutte le volte la madre lo invitava a voler bene loro, nonostante ciò che stava accadendo. Don Gino Rigoldi deve aver fatto tesoro di quell’insegnamento, dedicando tutta la sua vita a stare vicino ai “ragazzi cattivi”, a quei giovani che da anni finiscono nei carceri minorili per aver commesso reati di varia gravità. E in tutti – anch’egli come ci disse don Ciotti qualche anno fa sempre dal palco dell’Alcione – egli riesce a vedere qualcosa di buono, una scintilla che va trovata e accesa per poter riportare questi giovani sulla retta via. Egli si occupa “da sempre di capire questi giovani, di conoscerli e per fortuna non di doverli giudicare”; quest’ultima responsabilità spetta nel nostro ordinamento ai giudici, come lo è stata per 32 anni la dott.ssa Francesca Manca, che si è trovata invece proprio nel dovere di giudicare gli imputati.
Don Gino Rigoldi ci ha raccontato le mille storie che ha vissuto e vive quotidianamente con questi ragazzi, che – al termine della messa settimanale – lo vanno a salutare affettuosamente, dimostrando quanto loro necessitino di affetto, quell’affetto che probabilmente non hanno mai ricevuto da chi avrebbe dovuto darglielo. Giovani – nella stragrande maggioranza dei casi – usciti da famiglie povere e scarsamente acculturate e incapaci pertanto di elaborare strade di recupero, se non aiutati da soggetti esterni, come don Rigoldi o come gli psicologi che dovrebbero tirar fuori il meglio da loro e prepararli così ad una vita in cui non ci sia spazio per furti, rapine e altri atti delinquenziali.
Il giudice Francesca Manca – da buona giurista – ha disquisito di giustizia e di perdono, ricordando che mentre la prima può applicarsi a tutti, il secondo prevede necessariamente un rapporto bilaterale fra chi perdona e chi si avvantaggia di questo gesto. Non è plausibile, secondo il giudice – che lo Stato possa “perdonare” collettivamente perché verrebbe meno al ruolo e minerebbe la fiducia (già minima) dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Certamente lo Stato può applicare forme di “perdono” e sono quelle esplicitamente stabilite (grazia, indulto, amnistia), ma è piuttosto evidente che non potremmo pensare ad una magistratura dove chi giudica decide autonomamente di perdonare l’imputato. Certo nell’ambito di un procedimento penale, vanno verificati tutti gli aspetti che riguardano il passato di una persona, proprio per poter inquadrare nel giusto modo, il fatto criminoso oggetto dell’accusa, ma non si può pensare che il giudice si abbandoni a forme di perdono o peggio, di simpatia e antipatia.
Da una parte i cittadini hanno diritto alla certezza della pena (lo diceva anche Cesare Beccaria “Dei delitti e delle pene” (1764)), dall’altro lato è opportuno che la società metta in atto tutto quanto è nel suo potere per garantire che queste persone, al termine della loro espiazione, possano rientrare nella società e dare il loro contributo. Una persona che vive nella delinquenza è un costo per la società (costi economici, morali, …); una persona che vive nell’ambito della legalità può contribuire a rendere la società migliore, portando il suo piccolo o grande contributo di dignità, di umanità e di pensiero.
La serata è stata allietata da alcuni brani eseguiti al violino da Anna Pasetto (bravissima), figlia del nostro Maestro Marco Pasetto; al termine dibattito con domande legate da un filo conduttore inerente il comportamento che spesso si rileva scorretto e delittuoso in persone che ricoprono cariche pubbliche. La soluzione sta:
- – secondo don Gino Rigoldi nel non concentrarsi nell’accusare sempre questo o quello, ma nel proporre soluzioni;
- – secondo Francesca Manca nel portare avanti movimenti di pensiero che portino le istanze agli organi deputati, come il Parlamento, per rimuovere leggi inique (legge Cirielli) o perché vengano adottati tutti i provvedimenti necessari a rendere migliore questo Paese.
“Grazie” a don Gino Rigoldi e “grazie” al giudice Francesca Manca per il loro prezioso contributo, che – speriamo – farà meditare gli intervenuti su temi tanto importanti per noi e per le generazioni che ci seguono.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA