Serata-evento con Corrado Augias
“Le ultime diciotto ore di Gesù”
9 ottobre 2015 – ITES A. Pasoli
Ospite:
- Corrado Augias, scrittore, giornalista, conduttore televisivo, parlamentare
Aula Magna dell’ITES A. Pasoli gremita da 400 persone per ascoltare Corrado Augias, nella sua personale analisi e versione delle ultime diciotto ore di vita di Gesù. Un argomento che Augias ha trattato nei suoi momenti e personaggi più importanti, ricorrendo a quella fine ironia che lo contraddistingue, ma anche con quella ricerca quasi maniacale delle fonti – a partire dai 12 vangeli – e alla ricostruzione meticolosa dei fatti.
Un personaggio, Corrado Augias, che non passa inosservato, né lascia indifferenti con quella sua attenzione certosina ai particolari, accompagnata sempre da tanta saggezza; attenzione e saggezza che gli permettono di valutare subito se determinate affermazioni o fatti citati nei vangeli siano da considerarsi attendibili oppure no (“tra uno come Barabba che aveva ucciso un soldato romano e un signore che prometteva un vago e lontano regno di Dio, è scontato che il popolo giudeo chiedesse la libertà del primo e la condanna del secondo”).
L’autore di “Telefono giallo” cambia radicalmente alcuni luoghi comuni che ci siamo fatti in questi anni dei personaggi che vengono citati nelle Sacre Scritture; “pensate davvero che un console romano come Pilato potesse ridursi a chiedere alla folla cosa doveva fare?”. Al massimo, avrebbe potuto sondare il terreno per capire cosa pensava la gente, ma mai e poi mai sarebbe sceso al punto di chiedere pubblicamente al popolo cosa volesse fare di Gesù. Ecco allora che in questa visione lucida e disincantata della società palestinese, Augias dà una versione diversa, quella di un ateo che legge asetticamente le Sacre Scritture.
Mi piace pensare che Augias sia una sorta di Sherlock Holmes dei giorni nostri, uno che scava alla ricerca della verità e che dà – anche nel suo ultimo libro – una visione davvero originale di fatti che la gente conosce in modo spesso superficiale e grossolano; ebbene, Augias ci fa capire che sono proprio i dettagli ciò che possono cambiare radicalmente il significato di una storia. Possibile che in nessuna fonte storica si sottolinei come tutti i drammatici eventi che vanno dalla cattura nell’Orto del Getsemani fino alla sentenza di morte si svolgono di notte? Un particolare strano, a pensarci. Augias vede “l’uomo Gesù”, vede una figura che non poteva che subire ciò che ha subìto, affinché “le Scritture si potessero compiere”. E Giuda? Beh, non è credibile la figura che ne dànno i vangeli, a partire da quello di Marco (il più antico dei quattro noti), dove Giuda assume caratteristiche davvero viscide e subdole: “quanto siete disposti a darmi, se ve lo porto?”.
Proprio l’abilità del nostro autore di osservare i fatti, analizzarli, quasi vivisezionarli, spuntare in modo analitico le affermazioni e la documentazione a sostegno, oltre ad una vastissima cultura filosofica, gli ha permesso di realizzare quest’opera (“Le ultime diciotto ore di Gesù”), dando – da lui che si definisce ateo – un’opera forse ancora più coinvolgente di quelle scritte da autori fermamente cattolici. La stessa signora che – nel dibattito – sostiene di essersi incuriosita a questo mondo grazie al libro di Augias e di non aver mai sentito nei 40 anni precedenti questa curiosità, dimostra come la storia di una figura come Gesù, che ha certamente cambiato la storia dell’uomo, può risultare più stimolante se descritta con l’occhio attento e disinibito del giornalista. Laddove per giornalista non si intende colui che si limita a raccontare ciò che vede e ciò che sente, bensì proprio colui che – appreso il fatto – diventa investigatore, topo d’archivio, ragionatore, capace di collegare le notizie e i fatti. La stessa immagine di copertina che riprende Ponzio Pilato a fianco dell’imputato Gesù di fronte alla folla, non viene ripresa, come sempre accade, dal lato della folla, bensì dalle spalle dello stesso Ponzio Pilato, quasi fosse un’istantanea scattata da un soldato romano, facente parte del servizio di sicurezza del tribunale. Una prospettiva decisamente originale. L’autore cerca quindi di scindere i fatti reali da quelli che hanno forti probabilità di risultare inventati: “ma come, proprio i Romani, così attenti a non ledere gli aspetti religiosi dei popoli conquistati e consci dei vantaggi politici e commerciali derivanti dal fatto di non toccare le convinzioni religiose dei vari popoli stanziali nel vasto impero, si sarebbero messi a discutere con i Giudei su questo tema?” Decisamente difficile da credere.
Lì dove stasera sedeva Augias, abbiamo visto negli ultimi anni, figure di altrettanto prestigio come giudici di fama nazionale (Davigo, Colombo, Caselli, Ayala) o senatori della Repubblica (M. Gotòr); stasera un’altra grande figura del nostro tempo, capace di leggere il mondo che ci circonda con grande realismo e con grande ironìa.
Al termine di questa accattivante presentazione fatta da Augias, si è dato spazio alle domande, naturalmente incentrate sul tema del libro o sul modo di affrontare e di considerare la religione. E’ stata fatta un’interessante comparazione fra la storia di Gesù e la storia di Socrate (“entrambi accomunati dalla convinzione che la Legge va rispettata e si deve adempiere, costi quel che costi”).
Al termine Augias ci confessa come egli, con l’avanzare degli anni, abbia acquisito quelle caratteristiche di uomo mite, attento a non danneggiare la natura, gli uomini e le cose, convinto che il rispetto per il mondo che ci circonda sia un po’ un modo di essere dell’Uomo e una forma di convivenza con il Creato (Deus sive natura).
Ringraziamo il nostro ospite, per la sua infinita conoscenza, sagacia e affabilità, per averci dato una serata di grande spessore; se lo scopo è buttare un sasso nello stagno del nostro modo di vivere la religione e la vita, siamo convinti di esserci riusciti.
Grazie Corrado e a presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO