Serata di Prospettiva Famiglia
“Ambito di educazione alla legalità e alla cittadinanza consapevole”
Gherardo Colombo e Lella Costa
“Regole, libertà, trasgressioni”
19 ottobre 2015 – Palazzo della Gran Guardia
Ospiti:
- Gherardo Colombo, ex-magistrato, presidente dell’Ass. “Sulle regole”
- Lella Costa, attrice, scrittrice e doppiatrice
Ma che bello questo duetto fra l’ex magistrato Gherardo Colombo e l’attrice Lella Costa!
Un auditorium che ha raccolto più di 400 persone ad ascoltare due personaggi che verrebbe voglia di definire “il diavolo e l’acqua santa”, mentre duettavano e chiacchieravano con la facilità e la scioltezza di due amici al bar e che invece snocciolavano esperienze di vita, concetti giuridici e sociali, il significato recondito delle parole, il tutto condito con precise citazioni sulla Costituzione italiana o sull’Antigone di Sofocle.
Decisamente positiva la formula e assolutamente coinvolgenti i due protagonisti, che si rivolgevano domande e provocazioni su concetti tanto pregnanti quando difficili da spiegare alla platea nel loro significato più lato ed autentico.
Ne è uscito un articolato batti e ribatti dove, all’ex giudice che si cimentava nel compito di far comprendere il significato della parola “regola” si alternava un’attrice capace di citare Eteocle e Polinice, i due fratelli di Antigone, allorché quest’ultima trasgredisce alla regola (di non seppellire il fratello, il cui cadavere era stato lasciato fuori dalle mura di Tebe).
Innanzitutto Colombo ha voluto sottolineare come la regola sia alla base della libertà in quanto le regole stabiliscono innanzitutto delle possibilità, citano prima i diritti e poi i doveri ed infine, impongono degli obblighi solo laddove questi sono funzionali ad un diritto altrui. Che bella la regola che dice che “tutti possono esprimere il proprio pensiero politico” o quella che dice che “tutti possono frequentare la scuola”. Egli non vuole che si parli della regola come limite alla libertà, bensì come “cornice”; una prima cornice è dettata dalle nostre capacità umane (“non posso tornare a Milano a piedi”), una seconda cornice è invece dettata dalle regole che ci siamo dati e che implicano necessariamente un concetto di relazione, ossia si applicano in quanto siamo esseri sociali. Egli rifiuta il concetto di servizio in quanto quest’ultimo richiama un lato negativo della persona umana: espressioni come “donna di servizio” o “lavora a servizio presso …” non sono gradite; quanto sarebbe bello invece l’uso di forme di cortesia come “Vorresti aiutarmi a fare .. ?”, “Ti dispiace portarmi …?”. Formule che – secondo il giudice Colombo – noi italiani non siamo abituati ad usare, preferendo di gran lunga l’imperativo; di qui un bel dialogare con Lella Costa a proposito del fatto che ci sono voluti molti anni affinché al concetto di libertà venisse associato quello di uguaglianza. Solo nel 1963 si è avuta in Italia la prima donna magistrato e solo nel 1975 è stata abolita la norma che indicava nel marito “il capo-famiglia”; questo, nonostante già la Costituzione del 1° gennaio 1948 avesse stabilito l’uguaglianza dei cittadini. Per non parlare del reato di adulterio che puniva solo se a commetterlo era la donna …
Un uguaglianza che – ha fatto notare Colombo – va intesa correttamente, ossia come uguaglianza delle possibilità, come uguaglianza ai nastri di partenza: in sostanza, come uguali possibilità per tutti di raggiungere un certo obiettivo. Poi è chiaro che all’arrivo non siamo tutti uguali, anzi (per fortuna) siamo tutti diversi e si arriva – come in una gara di atletica – con tempi diversi proprio perché a renderci diversi sono le nostre caratteristiche di esseri umani (la grinta, la competenza, le attitudini, …).
Con quale facilità siamo scivolati dal concetto di libertà a quello di uguaglianza: allora avevano ragione gli autori della Rivoluzione francese (“liberté, egalité, fraternité”); per esserci libertà ci vuole relazione e per esserci relazione ci vuole uguaglianza ai nastri di partenza.
Lella Costa ha ricordato quanto sia importante la regola, ma anche quanto sia a volte affascinante la trasgressione; ebbene, il giudice Gherardo Colombo non rifiuta la trasgressione, ma la accetta purché vi siano alcune condizioni:
1. che essa non limiti un diritto altrui;
2. che non vi sia altro modo per raggiungere uno scopo lecito;
3. che l’autore se ne assuma la responsabilità;
4. che non presupponga una violazione dei diritti altrui, ossia che non vi sia violenza.
Sempre il giudice ha citato l’importanza dell’esempio rispetto alle affermazioni; di fronte ai giovani, il nostro comportamento prevale sempre su quanto andiamo affermando e se il comportamento non coincide con ciò che diciamo, i ragazzi guardano sempre e solo la nostra condotta.
La regola quindi – secondo Colombo – come espressione di potere, come definizione innanzitutto di ciò che possiamo fare e solo dopo di ciò che dobbiamo fare. Da qui, il passaggio ai concetti di educazione e di rispetto è stato breve, ma sul tema dell’educazione si sarebbe aperta una prateria.
E allora di questo, i due protagonisti di questa sera ce ne parleranno in una futura occasione e noi cercheremo di averli nuovamente fra noi per proseguire in questo bello e placido fiume di riflessioni. Nel frattempo meditiamo e chiediamoci se veramente il nostro comportamento sociale è informato al rispetto delle regole e dell’altro. Se così fosse, siamo già a metà dell’opera.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO