La Scuola per Genitori di Prospettiva Famiglia propone l’incontro intitolato
“ DONNA: PROFESSIONISTA, MOGLIE, MADRE, FIGLIA. QUAL E’ IL SUO VERO RUOLO OGGI ? “
7 marzo 2013 – Centro Civico “Nicola Tommasoli”
Relatrice:
- Medico Psichiatra dott.ssa Maria ABATE
L’incontro di questa sera, al Centro Civico “Tommasoli”, è stato dedicato all’altra metà del cielo, alla donna. E come poteva non essere così alla vigilia del giorno dedicato a celebrarne ufficialmente il ruolo che essa ricopre oggi in tanti ambiti della vita familiare, sociale e politica? Un mondo in cui l’apporto della donna alla causa comune è sempre più prezioso, un mondo in cui stanno emergendo quelle peculiarità – tipicamente femminili – che possono aiutare alla soluzione dei problemi del nostro tempo e che l’uomo, con le sue qualità, ma anche con i suoi difetti, non è riuscito finora a risolvere.
Dopo una breve presentazione della prof.ssa Daniela Galletta, la relatrice della serata – la psichiatra Maria Abate – ci ha guidati nelle varie sfaccettature che accompagnano la donna nel suo diventare mamma: nei suoi rapporti con la nuova vita che essa ha generato, ma anche nei suoi rapporti col mondo del lavoro e con gli altri mondi nei quali la donna cerca la propria autorealizzazione.
L’esperienza clinica presso le locali case di cura dice che l’attività lavorativa nel mondo femminile rappresenta un buon antidoto contro molte delle patologie mentali femminili; sono meno colpite, pertanto, da queste patologie, le donne attive nel mondo lavorativo. Un discorso a parte meriterebbero poi le casalinghe, che pur non rientrando in questo campione, molto spesso lavorano più di certe donne che per l’ISTAT fanno parte della “popolazione attiva”.
Nella medicina di genere, si stanno adottando terapie diverse fra uomo e donna per le differenze che caratterizzano i due mondi, a partire dal fatto che la seconda è in grado di generare vita, cioè di partorire e il primo no. Innanzitutto si è innalzata l’età media della prima maternità, passata dai 24 ai 29 anni. Che impatti ha ciò sulla donna? Beh, se si considera che la donna matura, sia psichicamente che fisicamente, prima dell’uomo, dobbiamo considerare che una donna alla soglia dei 30 anni ha già consolidato parecchie competenze. In molti casi, ha già un’attività lavorativa – autonoma o dipendente – e quindi ha già seminato molte delle sue capacità. Si pensi a una donna che abbia aperto un negozio: ci ha già messo il suo desiderio di emergere, la sua fantasia, la sua capacità di relazionarsi con la clientela, il suo buon gusto. Molto spesso è già in piena corsa nella pratica realizzazione dei suoi studi o delle sue aspirazioni sociali e lavorative.
Ecco perché una maternità in questo momento crea spesso, da una parte una felice attesa del nuovo arrivato, ma dall’altra anche la paura legata ad un inevitabile rallentamento, quando non interruzione, di un percorso in cui si aveva investito molte delle proprie energie, delle proprie qualità e delle proprie aspirazioni. Per far questo, la dott.ssa Abate ci ha ricordato che è importante riorganizzarsi (riorganizzazione familiare, sociale e psicologica), ossia adottare alcune metodologie che possono consentire di gestire l’evento senza pregiudicare l’impegno speso in precedenza. Quindi, comunicare apertamente e senza drammi al proprio datore di lavoro, lo stato di gravidanza è uno dei primi passi; così come può aiutare mantenere i contatti con i colleghi, nel periodo di assenza, per rendere meno traumatico il rientro (“visto che finora sei stata in vacanza, guarda che adesso ti devi smazzare tutto questo lavoro arretrato”).
Spesso la maternità è accompagnata da alcune problematiche psicologiche che possono affliggere la madre: si va dal Maternity blues (o baby blues) alla nevrosi, dalla depressione traumatica post-parto alla psicosi. Sostanzialmente, forme più o meno gravi di depressione, derivante dal forte cambiamento intervenuto nel proprio stile di vita con l’arrivo del bambino e, specie per il primo figlio, dalla mancanza di esperienza nel gestire talune situazioni (il bambino che piange, che ha fame, che non dorme, …).
Generalmente, alla maternità subentrano una serie di stati d’animo che la donna deve combattere: la solitudine, la vulnerabilità, il senso di colpa e … ; in tutti questi casi, la donna si interroga se è giusto stare col bambino a scapito del proprio lavoro o se invece sia opportuno curare maggiormente la propria immagine nel mondo del lavoro oppure si chiede quali possono essere per il futuro le conseguenze di certe sue scelte legate alla maternità.
Ma il viaggio si può rendere felice: per essere felice, ci dice la dott.ssa Abate, un viaggio deve essere circolare (devo essere allegro alla partenza, ma anche al ritorno). C’è quindi un momento di rottura con il passato, ma c’è anche un momento di unione: il primo è quando nasce il bambino e cambia la nostra vita, il secondo è quando la donna riprende il suo equilibrio, le sue passioni, la sua normale ricarica di endorfine per rimettersi in carreggiata e ripartire come prima e meglio di prima.
Le due facce della donna: professionista durante il giorno, quando c’è la luce, c’è la grinta e l’impegno della vita sociale; madre di notte, quando il bimbo non dorme, bisogna imparare a gestire una nuova vita venuta al mondo e la luce è quella fioca, avvolgente e suadente della luna.
Secondo la dott.ssa Abate, la donna deve poter coltivare le proprie aspirazioni e le proprie necessità intese come autorealizzazione e consolidamento della propria personalità; di ciò se ne gioverà anche la vita familiare, potendo usufruire di una persona non frustrata e non demotivata; è l’uomo, sempre secondo la nostra protagonista, che deve ancora fare strada per poter colmare quelle lacune che sono emerse da un maggior impegno della donna in altri ambiti. Perché – secondo questa tesi – se un ragazzo ha dei problemi comportamentali, si dice che “la madre non lo segue e non si occupa di lui” invece di dire “i genitori non lo seguono e non si occupano di lui” ?
Si è ripreso il concetto già espresso da don Mazzi lo scorso settembre: un bambino nasce tre volte: quando nasce, quando diventa adolescente (e qui subentra la figura del padre) e quando si innamora veramente. Secondo la dott.ssa Abate, la donna nasce altre volte ancora: per es. quando a sua volta genera vita, ossia quando diventa madre oppure quando torna ad essere figlia, occupandosi dei genitori anziani.
Infine, per tutte le lavoratrici mamme, la dott.ssa Abate ha ricordato l’importanza del decreto legislativo del 26 marzo 2001, n. 151, ovvero il Testo unico delle disposizioni in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità. Vi si trovano informazioni importanti sui diritti e doveri della mamma, ma anche del papà.
Alla presentazione è poi seguito il dibattito che ha coinvolto le più di 70 persone presenti al Tommasoli, in gran parte donne. Ci si è interrogati relativamente al fatto se la situazione attuale sia legata ad una certa crisi valoriale e se le sacrosante aspirazioni di carriera e di realizzazione della donna non siano andate in contrasto con i sentimenti più genuini di madre e di moglie. Su questo la dott.ssa Abate è stata chiara ed ha affermato che ciò che manca è un corrispondente e complementare atteggiamento dell’uomo volto a compensare i maggiori impegni nella donna in ambiti fino a pochi anni fa non previsti e non prevedibili. Inoltre, sempre secondo la dott.ssa Abate, l’emancipazione della donna è costata talmente tanto tempo e tanti sacrifici che adesso non ci si può, né ci si vuole rinunciare tanto volentieri.
Con tutto il rispetto per il sacrosanto diritto della donna di realizzarsi nel sociale, io posso dire che mia nonna era una grandissima donna, è stata per me esempio di correttezza, di impegno e di forza, pur avendo sempre speso la sua vita fra le mura domestiche. Interroghiamoci se debbano venire prima i sentimenti, specie verso la VITA che una donna ha generato, i sacri principi dell’amore materno e della dedizione oppure se prima di ciò sia corretto mettere il proprio ego. Sono meditazioni che devono fare maschietti e femminucce ed entrambi devono guardarsi allo specchio ogni mattina e valutare se l’ordine delle cose che si sono costruiti è quello corretto oppure no. Se abbiamo messo i nostri desideri e i nostri egoismi, prima dei sentimenti che ci legano alle persone a noi più care (moglie/marito e figli), allora è meglio fermare il mondo e scendere. Prendiamoci una pausa e guardiamo dentro noi stessi per capire chi siamo, da dove veniamo e soprattutto che cosa vogliamo fare in questa nostra vita terrena. Una vita vieppiù frenetica in cui rischiamo di restare impigliati nel tentativo di fare sempre più cose, ma con una variabile assolutamente indipendente e implacabile: il tempo.
Nel quadro a tinte a volte un po’ fosche che ne è uscito circa la situazione della donna e le battaglie che essa conduce quotidianamente (limiti di spazio, di tempo, psicosi e depressioni, …), vogliamo chiudere con una nota positiva e cioè che è stato bello vedere al Tommasoli, pur in una serata uggiosa e piovosa, almeno una sessantina di donne, brave, belle, impegnate e decise.
A noi maschietti non resta che inchinarci di fronte all’altra metà del cielo: l’8 marzo è arrivato, è la festa della donna, è la festa della nostra regina e per una volta facciamo nostro l’inno nazionale inglese e cantiamo:
God Save our gracious Queen!
Long live our noble Queen,
God save the Queen!
Dio salvi la nostra benevola Regina
Viva a lungo la nostra nobile Regina
Dio salvi la Regina
Scarica qui le slide della dottoressa Abate.
A presto.
Per Prospettiva Famiglia
Paolo