Progetto “Scuola per Genitori 2015-2016”
”Accarezzare il conflitto: seme per il futuro”
dott. Ezio Aceti
11 novembre 2015 – Chiesa di S.Croce
Relatore:
- dott, Ezio Aceti, psicologo
Più di 500 persone ad ascoltare un istrionico, sagace, indemoniato e conturbante Ezio Aceti, mentre illustrava “come possiamo portare i nostri figli dall’altra parte del fiume, mentre sta scendendo l’onda di piena”. Aceti ci ha spiegato subito quanto fosse diversa l’educazione che hanno ricevuto gli adulti di oggi rispetto a quella dei giovani di oggi. Gli adulti vengono da una società dove su tutto aleggiava la norma, la regola, l’obbedienza ad un sistema di norme che venivano indicate e a cui veniva ricondotto il nostro comportamento, a seguito di una indicazione univoca e compatta delle singole figure educatrici (il prete, l’insegnante, i genitori, …). Oggi le cose sono cambiate (e non necessariamente in peggio), ma sostanzialmente i nostri giovani non informano la loro vita al rispetto della norma, quanto piuttosto alle emozioni; “faccio quella cosa perché mi dà un’emozione, altrimenti non la faccio”.
Quando eravamo giovani noi, le istituzioni avevano un comportamento abbastanza univoco e coerente; oggi purtroppo non è più così e le istituzioni sono spessissimo contraddittorie fra l’una e l’altra. La stessa politica (“vi ricordate i telegiornali di Sergio Zavoli?”) era composta da personaggi che si proponevano di approfondire le tematiche poste, mentre oggi sempre più spesso il dibattito politico è caratterizzato da slogan o addirittura da scontri verbali dove non si scende mai nel dettaglio della problematiche. Secondo Aceti abbiamo questo importante compito: traghettare i giovani sull’altra sponda, dopo aver notato che dalla sorgente del fiume sta arrivando l’onda di piena.
Per far questo dobbiamo innanzitutto stabilire una relazione col nostro interlocutore (nostro figlio, nostra moglie, …). Una relazione dove dobbiamo essere portatori di sorriso e dove dobbiamo convincere che attraversare il fiume è importante; ma per far questo, dovremo essere bravi nell’accarezzare il conflitto. Pertanto il conflitto perde con Aceti la sua connotazione negativa e diventa invece un momento di crescita per tutti i partecipanti a condizione che ognuno metta da parte pregiudizi e atteggiamenti distruttivi in favore di un linguaggio coinvolgente e aperto e si punti davvero a rendere questo un momento di crescita reciproca. Aceti sottolinea che dove non si litiga non c’è amore in quanto non sono vere affermazioni come “quella è la donna (l’uomo) della tua vita” o altre simili, così come non è vero che “siamo fatti l’uno per l’altra”. Egli invece sostiene che il rapporto può subire degli alti e bassi, ma soprattutto, nel momento in cui si verifica un affievolimento del rapporto, sentiamo dentro di noi una voce che ci induce a recuperare questo rapporto; questa nostra perseveranza è proprio quella che farà rinascere il rapporto nel frattempo affievolitosi.
Un altro elemento che impedisce un confronto con la società di un tempo sono le esperienze che facevano i giovani allora e quelle che fanno oggi. La generazione degli adulti di oggi viene da un periodo in cui a 15 anni eri già un uomo; viene da situazioni in cui si credeva nella politica e si leggevano i giornali. I ragazzi di oggi sembrano più in difficoltà, ma non perché siano peggiori di noi, ma semplicemente perché vengono bombardati da informazioni e notizie in misura ben 47 volte superiore a quella di un tempo. Ciò nonostante, vi sono giovani in grado di gestire tutti questi segnali e di sviluppare abilità, come l’uso del tablet o del telefonino in una condizione di forte imperversare di stimoli e messaggi; sono abilità che hanno sviluppato autonomamente ed è su queste abilità che dobbiamo interloquire con loro, dimenticando espressioni del tipo “ai mieti tempi …”. Noi non eravamo così impostati, ma soprattutto vivevamo e siamo cresciuti in un mondo senza stimoli, quindi sotto questo profilo, molto agevolati nella gestione del nostro tempo e nella capacità di scendere in profondità sulle cose e sui concetti.
Una volta stabilita la relazione con coloro che dobbiamo traghettare sull’altra sponda del fiume, non dimentichiamoci che in ogni relazione vi è un qualcosa di positivo; sta a noi vederlo, anche quando tutto volge al peggio. Noi siamo nati per l’amore e in ogni relazione che attiviamo ricordiamoci sempre che – per quanto possa essere brutto quel rapporto – vi è sempre un qualcosa che meritava di essere salvato. Aceti dichiara quanto sia importante far fare ai bambini esperienze di autogestione (“siano essi ad indicare la lista di chi si fa interrogare”, “siano messi in condizione di autogestirsi nelle ore a ciò dedicate”, …).
Per stabilire la relazione bisogna che “noi si dimostri che ci prendiamo in carico la loro ansia”, che anche di fronte all’errore, si faccia, sì l’elenco degli errori, ma anche si sottolinei sempre la nostra fiducia che “la prossima volta sapranno far meglio”. Pur segnalando tutti gli sbagli commessi, dare questa apertura è molto importante perché si dimostra fiducia verso il ragazzo e per il ragazzo, sapere che contiamo su di lui, è un atto che può dargli quel coraggio e quella autostima, necessari a far bene, ma soprattutto ad indurlo ad ascoltarci.
Ed ascoltare è importante e va fatto con la pazienza di chi ascolta le richieste e poi verifica se può dare una risposta, quindi non con la frenesia della madre che ha già la risposta pronta, prima ancora che la domanda sia completata.
Abbiamo avuto grandi maestri che nella pedagogia hanno dato insegnamenti enormi: da Maria Montessori a don Giovanni Bosco, abbiamo esempi di persone, capaci di vedere il positivo nei ragazzi e in grado di capire che per catturare l’attenzione e stabilire un dialogo, occorre credere che il nostro interlocutore ce la può fare, credere che ce la può fare nel presente (e lasciar perdere ciò che è stato nel passato) ed infine – anche di fronte ai loro errori – dare sempre il segnale che si crede in loro (“la prossima volta saprai far meglio”).
Tutto questo, il dott. Aceti ce l’ha spiegato in modo molto chiaro ed efficace; lasciamo che i genitori che hanno frequentato i nostri incontri maturino questi metodi per attivare una relazione nuova con i loro figli e crediamo che essi ce la potranno fare; qualora dovessero fallire nei primi tentativi, cari genitori non scoraggiatevi, “siamo sicuri che, la prossima volta, saprete far meglio”.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
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