La VI^ Circoscrizione, con il supporto dell’Ass. Prospettiva Famiglia, propone l’incontro intitolato
“ SIAMO TANTI, MA SIAMO SOLI ! “
14 marzo 2013 – Centro Civico “Nicola Tommasoli”
Relatori:
- Psicologa Psicoterapeuta dott.ssa Elena FRACCAROLI
- Psicologo Psicoterapeuta dott Andrea PAROLLO
Incontro dedicato al tema della SOLITUDINE, quello organizzato dalla VI^ Circoscrizione al Centro Civico “N. Tommasoli” e tenuto da due bravi relatori come Elena Fraccaroli e Andrea Parollo. E’ stato, il loro, una sorta di panegirico della solitudine, un modo per dire che la solitudine non è poi così brutta e che – trattandosi di uno stato inevitabile in alcune fasi della nostra vita – è importante trovare il modo per starci bene e per dare un senso positivo anche a questi momenti.
Noi tutti siamo abituati ad associare a questo termine dei sentimenti negativi; quando diciamo “solitudine”, ci vengono in mente termini come ansia, isolamento, preoccupazione, se non addirittura angoscia. Elena e Andrea ci dicono, invece, che è importante, nei giovani come negli anziani, ritrovare nella solitudine anche una nostra dimensione positiva: stare da soli non è necessariamente una cosa negativa; i nostri momenti di solitudine possono significare passeggiata, lettura di un libro, meditazione, introspezione. Un bambino che gioca da solo non è necessariamente una cosa negativa; spesso, invece, cadiamo nel tranello di cercare di riempire la giornata dei nostri figli con attività di gruppo e di relazione, che talvolta lo sono solo di facciata: nel profondo non si crea relazione e quando l’appuntamento finisce, il bambino si ritrova più solo e spaesato di prima. La dott.ssa Fraccaroli ci ha invitati ad evitare che la scatola (noi) sia riempita dagli altri (le relazioni), ma al contrario dobbiamo essere noi a riempirla con le nostre convinzioni e con la metabolizzazione delle nostre qualità e, perché no, anche dei nostri difetti. Il filmato – volutamente forte – relativo agli stati di ansia e di frustrazione che può provare un’adolescente quando si guarda allo specchio, ha lo scopo di dirci che non possiamo conoscere noi stessi solo attraverso gli altri (“siccome la mia amica mi chiama, allora significa che ha bisogno di me e quindi io sono importante”, “se la mia amica non mi chiama vuol dire che sono una nullità”), ma anche e soprattutto attraverso una introspezione e un consolidamento del NOSTRO modo di concepire noi stessi, di come noi ci vediamo di fronte agli altri.
Né, d’altro canto, mancano gli esempi o gli inviti di come si possa stare bene da soli trovando una propria dimensione; a ciò valga il detto “meglio soli che male accompagnati”. Lo stesso Seneca diceva “La solitudine è per lo spirito, ciò che il cibo è per il corpo”. Anche Salvatore Quasimodo ce lo dice nella sua poesia “Ed è subito sera”.
Interessanti i filmati a supporto della serata, come uno spezzone del film “Sul lago dorato” (H. Fonda, K. Hepburn, ricordate ?); di questo film, è stata proposta la scena in cui il professore in pensione Norman Thaier (H.Fonda) si perde nel bosco, dopo essere andato in cerca di mirtilli; ad un primo momento di smarrimento, segue però una fase di convincimento e di forza legata alla consapevolezza delle proprie qualità. Una consapevolezza che emerge nel momento in cui – sentendosi soli – ci si valuta e ci si mette alla prova. Certo, la capacità di vivere bene la solitudine dipende molto dal proprio background, dal proprio passato umano e intellettivo e quindi dalla capacità di far volare la mente, oltre il nostro mero vivere terreno. E’ una cosa che si fa quando si è di fronte alle difficoltà ed è una cosa che dovremmo fare anche quando siamo soli: rompere gli schemi, immaginare cose reali o fantastiche, che possono riempire il nostro tempo e la nostra vita e dare al nostro esistere un significato più pieno.
Altra proiezione interessante è stata quella relativa al film Istinct (1999), dove un antropologo (A. Hopkins) si trasferisce nella foresta, cercando di conoscere la vita dei gorilla ed entrando in contatto con loro. Dopo averli avvicinati, questo scienziato – mai più solo di un uomo solo nella foresta – trova nel contatto con questi animali una realizzazione di sé stesso e una soddisfazione di totale integrazione con il Creato.
La dott.ssa Fraccaroli ci ha invitato a non confondere “l’essere soli” con “il sentirsi soli” e con lo “stare da soli”; tre modi di dire che spesso erroneamente confondiamo, ma che indicano invece tre situazioni psicologiche nettamente diverse. Ci si può “sentire soli” anche in una discoteca affollata, così come lo “stare da soli” può essere un modo di auto-realizzarsi e guardare il mondo che ci circonda scevri da manipolazioni esterne e da influenze altrui.
Interessanti gli interventi del pubblico, che hanno messo in luce come la solitudine possa riguardare sì gli anziani, ma anche i giovani. Un padre ha esposto la sua preoccupazione per un figlio che – gioviale e trascinatore fino a un anno fa – adesso “sorride di meno”. Un figlio che continua a socializzare con gli amici, nei modi tipici dei giovani di oggi (SMS, social network, chat, …), ma che da un anno a questa parte si è “chiuso” verso i genitori. Fermo restando che taluni atteggiamenti rientrano nella normale evoluzione degli adolescenti (desiderio di rendersi indipendenti, differenti argomenti di discussione fra giovani e adulti, …), i nostri relatori hanno invitato a “occuparsi (non preoccuparsi) del giovane e, pur senza violare il suo desiderio di autonomia, fargli capire che gli si è vicini e lo si può aiutare”. E’ stato dato inoltre il suggerimento di “osservare con attenzione” i nostri ragazzi: i segnali che ci mandano sono moltissimi, anche attraverso i loro silenzi. Se poi troviamo con loro una via di comunicazione corretta (per es. utilizzando i loro stessi metodi (SMS per es.)), si potrà stabilire con loro un canale capace di illuminare tutte le zone d’ombra che possono oscurare il nostro rapporto con loro.
Anche per gli anziani vale un po’ lo stesso discorso. Offriamo la nostra disponibilità a quegli anziani che non riescono a gestire la propria solitudine, offrendo loro un sorriso o una battuta; possono aiutarli molto e dare loro più fiducia in sé stessi e negli altri. Un anziano che ritrova fiducia può dare molto alla società di oggi e può trovare quella serenità e quella fiducia in sé stesso che soli costituiscono il presupposto di una vita migliore.
Per chi era assente ma fosse interessato all’argomento, mettiamo qui a disposizone le slide proiettate durante la serata.