Progetto “Scuola per Genitori 2015-2016”
”Genitori e scuola: partner per una nuova società”
3 dicembre 2015 – Centro civico “N.Tommasoli”
Relatrici:
Cristina Cuttica, specialista in comunicazione
Maria Grazia Zocca, psicoterapeuta
E’ mancato solo il pubblico delle grandi occasioni all’incontro di stasera, dedicato a quella agognata alleanza educativa fra scuola e genitori, che purtroppo troppo spesso si infrange davanti alla tendenza di ciascuna delle parti di addossare all’altra colpe e responsabilità. Una lotta fratricida che purtroppo è tanto più frequente quanto più, invece, ci sarebbe bisogno di fare fronte comune per l’unico obiettivo comune: predisporre tutte le condizioni per far crescere serenamente e armonicamente un ragazzo e preparare così le condizioni per una persona che domani potrà dare il suo contributo con gli amici, in famiglia e nella società in termini di civiltà, legalità e valori.
Se ne è parlato con due specialiste, con lo scopo di capire come famiglia e scuola possono e devono collaborare per centrare l’obiettivo e se ne è parlato nell’ambito di quei casi in cui ci sia anche una disabilità. E si scoperto, ancora una volta, come la disabilità di uno, sia la ricchezza di molti; come il fatto che ci sia qualcuno che non ha le stesse capacità fisiche o motorie di un altro, diventi lo spunto per porsi delle domande o per creare situazioni a scuola (per es. non la solita lezione frontale, ma una lezione diversa) che non solo vengono incontro alle esigenze del disabile, ma avvantaggiano tutti i componenti della classe. Il messaggio che ne è uscito è che occorre cambiare metodo, che la relazione famiglia-scuola va rifondata, partendo da una reciproca disponibilità al dialogo e all’ascolto. Le situazioni più difficili, la famiglia le vive quando l’insegnante (di sostegno) non svolge correttamente il suo compito e soprattutto non lo svolge con serietà ed impegno, finendo troppo spesso per essere sostenuto anziché per sostenere. La scuola, a sua volta, le situazioni peggiori le vive quando la famiglia non ha metabolizzato il dolore ed allora alza barricate e spiana fucili sulla scuola (è il caso di certi genitori, magari laureati in giurisprudenza e legulei …); in questi casi, si tende a trasformare tutto in una battaglia legale, dimenticando che si danneggia il figlio, a cui invece occorre dedicare tutte le proprie energie. Altrettanto un errore è comunque talvolta il caso di certi insegnanti di sostegno che “abbracciano” talmente spesso e forte il ragazzo, da negargli una relazione normale con gli altri, ma avvolgendolo in una coperta, che falsa il suo rapporto con gli altri.
Colpe quindi un po’ di qua e un po’ di là, in mezzo alle quali occorre trovare la lucidità per riconoscere il bicchiere mezzo pieno e costruire su di esso.
La scuola non può arroccarsi dietro a formulazioni legali che consentono di aggirare gli obblighi che sono nella ratio della norma; le famiglie, dal canto loro, non possono addossare sempre le colpe alla scuola, quando magari essi stessi non sono affatto campioni di valori, né di educazione.
Quella grandissima bufala che è la legge sulla Privacy (L.196/2003) impedisce di poter verificare e tanto meno pubblicare informazioni sui ragazzi; spesso, invece, proprio il poter rendere pubblico un loro problema, permetterebbe di affrontarlo e di trovare una soluzione. Altre volte, non si può intervenire finché il problema non è esploso e quindi occorre correre ai ripari (con buona pace della “prevenzione”).
Trovare un canale di incontro, dialogare di più e sedersi al tavolo con spirito aperto e accondiscendente: questa la ricetta per una sana collaborazione e quindi la prima condizione per un successo dell’operazione.
Avvicinarsi invece al tavolo col coltello fra i denti, come si fa oggi, non porterà da nessuna parte, perpetuando l’accusa che le colpe “sono tutte di là”.
Ai genitori il compito di ricordarsi che, nella scuola, essi devono portare soluzioni o spunti di riflessione, non problemi ed entropìa; ai docenti il compito di svolgere la propria attività con la diligenza del bonus pater familias, che non vuol dire essere paterni con i ragazzi, bensì svolgere il proprio lavoro con attenzione, diligenza e cercando di ricordarsi che di fronte hanno dei ragazzi, con un cuore, un cervello e un’anima che meritano di essere tenuti in considerazione.
E’ possibile ascoltare qui l’audio dell’incontro in formato MP3