La Scuola per Genitori di Prospettiva Famiglia,
in collaborazione con gli Istituti Comprensivi 20 e 21 e le Scuole Aportiane,
propone l’incontro intitolato
“ LO STRETTO RAPPORTO TRA LE NUOVE GENERAZIONI E L’ALCOL,
CONSIDERATO LA DROGA PIU’ DIFFUSA TRA GLI ADOLESCENTI “
22 marzo 2013 – Teatro Alcione
Relatore:
- Neuropsichiatra infantile Prof. Franco PAJNO FERRARA
Un’altra milestone nel percorso della Scuola per Genitori di Prospettiva Famiglia è stata raggiunta stasera al Teatro Alcione di Borgo S. Croce, di fronte a 160 persone, sul tema dello stretto rapporto fra le nuove generazioni e l’alcol, considerato la droga più diffusa tra gli adolescenti. A tenere la serata, un relatore di assoluto prestigio come il Prof. Franco Pajno Ferrara, ex-docente emerito dell’Università degli Studi di Verona presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, un uomo che ha dedicato la sua vita alla neuropsichiatria infantile e che conduce ora – come referente scientifico – un importante progetto volto a fare prevenzione primaria sul problema dell’alcol.
Il Professore ha esordito definendosi un raccontatore, un favellatore e ci ha dato un’interpretazione diversa della favola di Cappuccetto rosso. In particolare, il nostro relatore si è chiesto che lavoro facesse la madre di Cappuccetto rosso e quanto sconsiderata fosse nel limitarsi a dare tutti i consigli del mondo, ma non facendo l’unica cosa che doveva fare: accompagnare Cappuccetto rosso nel bosco anziché lasciarlo andare da solo. Sì, insomma, come dire “in bocca al lupo …”.
L’età adolescenziale è, secondo il nostro relatore, quella in cui è più forte l’istinto di misurarsi, di mettersi alla prova, di verificare i propri limiti e nel fare questo in un momento in cui si è pervasi da un’incredibile senso di onnipotenza. E’ l’età in cui compaiono le prime problematiche sessuali, quella in cui ci si spia a vicenda, cercando di vedere nei cambiamenti dell’altro, quelli che stanno avvenendo su se stessi. In questo perenne confronto con gli altri, si vive l’insopprimibile terrore di non far parte del gruppo e in questi frangenti, pur di farne parte, si compiono anche azioni non sempre volute e condivise, ma a volte “accettate” in nome dell’appartenenza al gruppo.
I dati che ci ha riportato Pajno Ferrara sono piuttosto preoccupanti: l’Italia ha il triste primato della più giovane età in cui i ragazzi si avvicinano all’alcol: ben il 10% dei bambini di 11 anni ha avuto contatto con l’alcol, cioè ha fatto la sua prima bevuta. L’aspetto più preoccupante di questa precocità è legato al fatto che l’alcol provoca danni permanenti nei soggetti, la cui corteccia pre-frontale non è ancora completamente sviluppata (il pieno sviluppo lo si ha a 18-20 anni). Fare uso di alcol prima che questo processo di sviluppo si sia compiuto provoca danni permanenti, che si riscontrano nei bambini iperattivi e in coloro che hanno una soglia di attenzione molto bassa. La corteccia pre-frontale, infatti, funge da “controllore” degli istinti primordiali (ho fame dunque mangio, ho sete dunque bevo, ho bisogno di fare sesso dunque mi accoppio (in modo più o meno consenziente)). E’ pertanto questo il momento in cui i genitori devono avere la massima allerta e svolgere in modo più metodico il controllo del tipo di vita che conduce il proprio figlio. Certo è un lavoro non facile perché lo stesso Freud diceva che quello del genitore è il mestiere più difficile al mondo. Su questo, il pediatra e psicanalista inglese Donald Winnicott, scomparso nel 1971, sosteneva che “il segreto è cercare di sbagliare il meno possibile”. Il Prof. Pajno Ferrara ha raccontato poi la storia di Dedalo e Icaro, di come Dedalo fosse rimasto prigioniero dello stesso labirinto da lui inventato e di come padre e figlio avessero tentato di fuggire, volando via. Ma è sempre importante che la distanza fra i padri e i figli non sia troppa; se questa distanza è eccessiva, può capitare che il figlio si avvicini troppo al Sole e che le ali si sciolgano; in questo caso, il figlio precipita inesorabilmente.
Quando la corteccia pre-frontale non si completa, siamo in presenza di quelle che vengono definite le “patologie della pulsione” o la “disregolazione dell’impulso”. Il vero problema in queste patologie è che non siamo di fronte a desideri (dal latino de sidera, che viene dal cielo), ma a bisogni. Bisogni che l’attuale società consumistica ci crea, senza che noi ne abbiamo manifestato l’esigenza, ma solo perché le tecniche pubblicitarie attuali sono così subdole da infondere in noi dei bisogni, ma che bisogni non sono. Questi bisogni ci sono stati creati per poter arrivare alla vendita del prodotto (pensiamo alla pubblicità di certe automobili ad es.). Venendo meno i desideri, manca il tempo dell’attesa, il tempo per programmare. Quindi, il rapporto che abbiamo con questi oggetti, non è di sana e pianificata acquisizione come frutto di un progetto e di una programmazione, ma come bisogno che si vuole soddisfare tutto e subito. Teniamo presente, inoltre che l’assunzione precoce di alcol, provoca danni anche al fegato, riducendo le capacità dell’enzima di smontare la catena etilica e lasciando anche qui gravi tracce sul fegato stesso, nostro organo vitale.
Il Prof. Pajno Ferrara ci ha esposto, a questo punto, il progetto di prevenzione primaria che stanno conducendo e che consiste nel fare un pre-test in cui si intervistano delle classi di ragazzi in varie città d’Italia per sapere quanti di loro hanno fatto uso nel week-end precedente di alcol; si invitano poi i ragazzi a costruire degli slogan contrari all’utilizzo dell’alcol (“Non bevo perché mi rispetto”, “Non cercare di annegare i dispiaceri nell’alcol. Sanno nuotare”). A distanza di circa 4 mesi, si fa un test a consuntivo (re-test) per capire quanti hanno ridotto l’uso di alcol e li si confronta con le classi che non sono state coinvolte nel test. In questo tipo di esperimenti, la cosa più importante è che qualche ragazzo (anche uno solo) dia i risultati sperati, ossia abbia ritardato l’uso di alcol.
L’equipe del Prof. Pajno non si illude di evitare il contatto con l’alcol, su questo sono piuttosto rassegnati; il progetto mira, piuttosto. a ritardare il contatto per es. con la tecnica di pensare e progettare uno slogan contrario e quindi infondere nei giovani una repulsione per questo tipo di droga.
Infine, due insegnamenti molto concreti:
l’errore di rientro: le rilevazioni statistiche ci dicono che
- chi rientra prima di mezzanotte, fa un uso di alcol tendente a zero;
- che rientra dopo la mezzanotte fa invece uso di alcol e quest’uso è direttamente proporzionale al ritardo del rientro rispetto alla mezzanotte (più si fa tardi e più è probabile che si sia fatto ricorso all’alcol)
quantità di soldi: le rilevazioni statistiche ci dicono che se i ragazzi:
- hanno in tasca meno di 20 €: è probabile che non faranno uso di alcol;
- hanno in tasca più di 20 €: è molto probabile che entrino in contatto con l’alcol.
Si è aperto quindi il dibattito, dove si sono riprese alcune interviste di Pajno Ferrara: “siccome la trasformazione fa paura, alcuni ragazzi collassano; le patologie sono diverse; le ragazze tendono a negare con l’anoressia il corpo che cresce, mentre i maschi saltano la crescita, facendo finta di essere già adulti e diventano bulli, spavaldi, violenti, a volte piccoli criminali.”
“Molti bevono perché sono insicuri, hanno paura e cercano di riempire con l’alcol il vuoto di valori che li circonda”
Su una ragazza in anoressia, Pajno Ferrara ci dice che l’anoressica è guarita non quando cresce di qualche grammo di peso, ma quando compaiono o ri-compaiono le mestruazioni. Su questo, la storia della Bella addormentata è estremamente parlante perché ci racconta della donna che si addormenta di fronte al dolore, ma si risveglia più tardi quando il dolore è passato o quando è già madre. In questa fase intermedia, la ragazza collassa (breakdown adolescenziale).
Dobbiamo, secondo Pajno Ferrara, aprirci al dialogo con i nostri figli, far capire loro che ci siamo e che possiamo aiutarli (qualche mese fa il Proc. Capo Schinaia, seduto su quella stessa sedia, espose lo stesso concetto, anche se con altre parole, della vicinanza ai figli e del far loro sentire che ci siamo e che possiamo aiutarli). Per stabilire questo dialogo dobbiamo ascoltare e condividere le idee degli adolescenti (“le idee degli adolescenti accolte dall’adulto sono quelle che modificano il mondo”), dobbiamo approfittare del momento della cena per parlare con loro e non avere la televisione accesa (la TV è il convitato di pietra). Non facciamo ai nostri figli il solito interrogatorio (cosa hai fatto a scuola, che voto hai preso, …),ma apriamo noi le danze parlando della nostra giornata, di ciò che abbiamo fatto, di quello che ci è piaciuto e di quello che invece non ci è piaciuto particolarmente. Secondo il Professore, “tempo tre giorni ed il ragazzo si aprirà con noi e ci racconterà di lui, delle sue speranze e delle sue inquietudini”.
Tra i fattori principali che possono indurre i giovani all’uso di alcol, vi è ovviamente l’esempio dei genitori: una famiglia dove si beve e magari tanto, indurrà i giovani ad avvicinarsi di più all’alcol rispetto a famiglie dove invece non vi è questa abitudine.
Una nonna ci ha raccontato della sua difficoltà a controllare i nipoti che giocano con il tablet con giochi dove si uccide frequentemente, benché in modo virtuale. Sono giochi che non danno grandi insegnamenti (anzi), ma come ha detto giustamente Pajno Ferrara:
- chi gli ha acquistato il gioco elettronico ?
- chi controlla quanto tempo rimane davanti a TV, tablet e computer ?
- chi si fa carico di allontanarli dalla TV ?
Non possiamo delegare questo controllo ad altri; lo dobbiamo fare noi come genitori, benché sia difficile, perché, ci dice Pajno Ferrara, un ragazzo solo è sempre in pericolo: quando è fuori di casa, così come quando è davanti alla TV o al computer.
Educare i ragazzi significa tirare fuori (ex ducere) da loro il meglio e per farlo dobbiamo far capire loro che ogni scelta comporta necessariamente una rinuncia; non c’è scelta senza rinuncia; quando l’adolescente si renderà conto di ciò, saprà che ogni sua scelta comporterà un rischio di errore e una rinuncia a qualcosa, ma solo così potrà diventare veramente responsabile.
Ancora una volta è passato il messaggio di dialogare con i nostri ragazzi, di stare con loro e far capire che ci siamo; per dialogare con loro, basta parlare, raccontarsi e raccontare le esperienze del nostro vivere, tenendo sempre bene in vista i principi fondanti della nostra esistenza. Solo così potranno abbeverarsi ai sani principi della correttezza, del sacrificio e della solidarietà e potranno andare per il mondo portando in sé questo prezioso tesoro. Su questo c’è una frase della Bibbia che esprime chiaramente la necessità dei giovani di partire da principi sani e chiari e costruire poi la loro vita e la loro autonomia, basandosi sui principi appresi in giovane età: “Lascerai la casa di tuo padre e di tua madre per andare ad abitare terre nuove”.
Un “grazie” al Prof. Pajno Ferrara che ci ha illustrato molto chiaramente il progetto di prevenzione primaria contro l‘uso dell’alcol, ma ci ha anche dato preziosi e concreti insegnamenti per evitare che i nostri figli cadano in questa trappola pericolosissima.
Per Prospettiva Famiglia
PAOLO