Progetto “Scuola per Genitori 2015-2016”
”Sei connesso? Lo stordimento digitale nella relazione fra reale e virtuale”
14 gennaio 2016 – Centro Civico “N. Tommasoli”
Relatore:
- Gianluca Godino, psicoterapeuta
Al Centro Civico “Nicola Tommasoli” abbiamo affrontato stasera un tema che coinvolge molte famiglie; da qualche anno, infatti, nel nostro programma inseriamo l’argomento legato ai rischi e ai vincoli di internet e l’interesse è sempre elevato, come dimostrato dalle cento persone presenti. Il dott. Godino ha affrontato il tema con grande concretezza e vero senso pratico, illustrando subito i motivi che spingono le persone ad accedere a questo mondo, ma snocciolando poi i risultati di statistiche condotte su campioni di persone – dal 2003 ad oggi – per verificare come si è evoluto o forse sarebbe meglio dire involuto il comportamento di queste persone e come sia degradato il loro rapporto col mondo reale. Infine, il nostro relatore ci ha dato un breve vademecum con poche e chiare regole che potremmo applicare per tentare di arginare l’abuso che troppo spesso si fa di questo strumento. Regole per far sì che internet sia – come dev’essere – uno strumento utile, atto a facilitare il nostro lavoro e la nostra vita e non porti, invece, come sempre accade quando si fa un uso distorto degli strumenti, a un degrado del nostro sistema di relazioni e del livello di qualità della nostra vita e di chi ci vive accanto.
Nessuno vuole demonizzare internet – come ha chiaramente fatto capire Godino – ma si vuole indirizzare la gente a farne l’uso corretto – per quantità e qualità – e ad evitare quindi che – quasi senza accorgercene – cadiamo inconsciamente in una rete che ci danneggia moralmente, socialmente e spesso anche economicamente. Quali sono quindi le principali motivazioni che spingono l’individuo ad accedere al web? Godino ha illustrato innanzitutto la ricerca del sesso: la parola “porn” è la più cliccata, insieme ad “XXX”; ogni giorno nascono in tutto il mondo ben 266 siti di questa natura. Un numero enorme se ci pensiamo. Ecco quindi il sexting, ossia la smisurata e preoccupante attività di scambio di testi e/o immagini (foto o video) sessualmente esplicite. Sarà che metterci sul web ci dà la sensazione di rimanere anonimi e, di conseguenza, di poter scrivere o registrare le peggiori nefandezze, sta di fatto che – purtroppo – il business su questa parte della rete genera la bellezza di 97 miliardi di dollari di profitti. Altro motivo che spinge ad accedere ad internet è il cosiddetto net gaming, ossia il piacere di giocare (d’azzardo e non): una pratica che porta a danneggiare le consuetudini, le prestazioni lavorative e addirittura lo stile di vita di molte persone. Il livello di obnubilazione a cui portano questi giochi è tale che si arriva spesso a situazioni in cui chi distribuisce questi giochi chiede – con abili trucchi – soldi reali per darti in cambio soldi virtuali o agevolazioni (“se vuoi aumentare il livello del gioco devi giocare 8 ore consecutive oppure – se paghi 1 euro – ce la fai in un secondo” …). Oltre alle cause suelencate, Godino ci ha anche indicato le forme di cyber-bullismo o la cosiddetta overload information addiction, ossia la navigazione senza criterio sul web, che troppo spesso di porta a non accorgerci che per una ricerca di due minuti siamo al PC da due ore.Una ricerca che ci porta da un sito all’altro e che alla fine anziché fornirci le risposte ha semmai aumentato le nostre domande e i nostri dubbi.
Davvero interessanti le statistiche raccolte dal dott. Godino (che potrete trovare sulla documentazione a corredo che ci ha lasciato e che pubblichiamo sul nostro sito) sull’identikit di queste persone. Gente che nel 31% dei casi – riferiti al campione – spende fra le 30 e le 40 ore settimanali (“praticamente un lavoro”) navigando in internet, per non dimenticare un altro 11% che ne spende più di 40. Interessante anche il fatto che fino ad alcuni anni fa, una grossa parte del campione (46%) dichiarava di non essere disposta a spendere soldi per i giochi on line, salvo poi scoprire che invece molti di essi faceva parte del campione che spendeva più di 50 €/settimana. Lo stesso campionamento fatto di recente ha rilevato che la quota di coloro che pagano per giocare on line è cresciuta e che hanno anche preso coscienza di essere soggetti che pagano per giocare.
In generale, i risultati di queste statistiche devono far riflettere: molte persone – dopo aver cominciato a spendere gran parte della loro giornata su internet – ha peggiorato le proprie relazioni interpersonali “reali”, limitando sempre più i contatti de visu e addirittura maturando quasi un timore ad uscire e frequentare altre persone. Una perdita – questa dei rapporti umani e fisici – che deve far pensare perché indica che l’effetto di internet e dei social network è proprio l’esatto contrario di ciò che sembrano: anziché unire le persone e aggregarle, facendole conoscere e favorendo i contatti, questa dipendenza provoca la chiusura in sé stessi ed il rifiuto ad uscire e ad avere contatti concreti con gli altri e – temo – con l’ambiente in generale e la natura. Queste persone, pertanto, finiscono per ritrovarsi con tanti “contatti” su internet, ma contestualmente perdono le loro amicizie nel mondo reale. Peccato che i primi sono talvolta un nickname o comunque una falsa identità – dietro la quale non sapremo forse mai chi c’è veramente – mentre le seconde sono persone in carne ed ossa, che – pur con tutti i loro difetti – ci servono per migliorarci, per confrontarci con loro, per conversare e per tenere il nostro cervello attivo e sempre disposto al contraddittorio.
Ne deriva che l’animale da internet comincia ad assumere anche alcune tipologie fisiche davvero preoccupanti (perdita della vista e secchezza degli occhi, problemi al tunnel carpale, gobba, fluttuazione di peso, insonnia, …).
La provocazione che abbiamo voluto fare anche stavolta con Prospettiva Famiglia è stata quella di mettere i nostri papà e le nostre mamme di fronte al problema; è un tema che ci investe tutti e le scene che possiamo immaginare, si ripetono identiche nel 90% delle famiglie. Il dott. Godino non ha però solo esposto le caratteristiche salienti del fenomeno e i risultati delle statistiche da lui raccolte, ma si è spinto oltre, cercando di dare un breve vademecum ai nostri genitori per evitare che un comportamento di semplice curiosità diventi una patologia.
Lasciando stare gli strumenti “tecnologici” (parental control, uso di pwd, verifica della cronologia, …), Godino ci ha indicato gli aspetti comportamentali che possono aiutare: per es. abituare ad intervallare il tempo speso davanti al monitor con brevi pause oppure abituare i nostri figli ad uscire e socializzare (stando all’aria aperta – magari facendo sport – probabilmente non si pensa ad internet e non subiamo il richiamo di rimetterci al PC o al tablet), esercitare pratiche che abituano al ragionamento e alla meditazione per combattere un mondo dove tutto va consumato in fretta per passare subito ad altro, senza possibilità di metabolizzare le nostre esperienze perché abbiamo fame (addiction) di notizie, di informazioni, di immagini. Infine, Godino ci ha ricordato come i forti frequentatori del web finiscono spesso per inaridirsi e spegnere le loro emozioni; gente che – davanti a qualunque argomento – ti trascina sempre sul tema della rete e di internet; gente a tal punto inaridita da essere diventata incapace di vivere emozioni forti.
Gli argomenti sul tema sarebbero tantissimi (i ragazzi si obnubilano sul web per riempire un vuoto di emozioni generato da chi? Lo stile di vita che hanno potrebbe essere causato da un vuoto emotivo e morale di noi genitori? …). Dibattito finale ricco di considerazioni – com’era facile prevedere – e sorpresa del pubblico alla notizia che whatsapp è vietato ai minori di 16 anni. Quanti lo sanno?
Due cose per finire: 1. Per favore, smettiamola di pensare che tutto ciò che scriviamo o postiamo sul web sia privato; non c’è nulla di più pubblico (e lo resterà per sempre) di ciò che mettiamo in internet. Attenzione quindi a non postare le nostre foto, il nostro telefono, le nostre abitudini, le nostre vacanze, … E’ come mettersi nudi in piazza ed essere convinti che non ci ha visto nessuno. 2. Come ha detto bene il dott. Godino, se stiamo parlando con un nostro amico o un vicino e suona il telefono, non è sempre obbligatorio rispondere; ci accorgeremo facilmente che nella maggior parte dei casi, si può anche richiamare più tardi o che non era nulla di vitale; in più, avremo dato dimostrazione di buona e sana educazione nei confronti di chi ci stava parlando e anche questa dell’educazione è una pratica che va ripresa.
Un grande grazie al dott. Godino che ha interpretato perfettamente il taglio della serata, fornendo informazioni chiare e comprensibili e dando indicazioni altrettanto chiare sugli interventi che possiamo fare. Teniamo, però, sempre presente che in un ambito sociale come il nostro, certi stili di vita dei nostri figli, li possiamo combattere solo facendo squadra fra noi genitori ed impegnandoci tutti a dire anche “NO” qualche volta: finché ci sarà qualcuno che non ha questa forza, danneggerà non solo sé stesso e i propri figli, ma anche i compagni dei loro figli.
Diamoci l’impegno da domani mattina di osservare quanto tempo stanno i nostri figli davanti al PC o quali “messaggi vitali per il futuro della nostra nazione” devono scambiarsi su whatsapp.
Cordiali saluti.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
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QUESTIONARI DI GRADIMENTO (Presenti cica 100 persone compilati 48):
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TEMATICHE SUGGERITE:
– CONTINUARE COSÌ ED APPROFONDIRE ANCORA LA TEMATICA
– LA NOIA ADOLESCENZIALE