Ambito storico-culturale di Prospettiva Famiglia
”Tutti abbiamo bisogno della memoria. Tiene il lupo dell’insignificanza fuori dalla porta (Saul Bellow)”
28 gennaio 2016 – Centro Civico “N. Tommasoli”
Relatori:
- Bruno Carmi, Presidente della Comunità ebraica di Verona
- Carlo Saletti, storico
Moderatrice dell’incontro: Prof. Silvia Pasquetto
Innanzitutto un grazie alla Comunità Ebraica di Verona e all’Istituto Veronese per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea perché hanno consentito di realizzare questa serata, così intensa e ricca di testimonianze. Filmati e immagini che non si trovano nei libri di scuola e che danno il senso reale della tragedia umana vissuta dagli Ebrei per mano di alcuni “efficienti ed implacabili criminali” come si possono definire i membri delle famigerate SS e, più in generale, i gerarchi nazisti che misero in moto una macchina, legale, mediatica, sociale e propagandistica capace di travolgere l’Europa. Lo storico Saletti ha esordito tracciando le linee guida di un fenomeno che ha visto – fin dall’emissione delle leggi razziali – un intento chiaro e determinato, che ha portato all’eliminazione di due terzi degli Ebrei presenti in Europa. Dai 9 milioni iniziali si arrivò ai 3 milioni, in seguito ad un’attività di ricerca, cattura, deportazione ed infine eliminazione fisica, che non ha eguali nella storia. Famiglie ebree che prima di essere sterminate, sono state letteralmente rapinate dal III Reich, che si appropriò impunemente dei beni di questo popolo. Ancora oggi, emergono quadri o altri oggetti di valore, magari nel frattempo comparsi in America, ma la cui origine fu il furto nelle case di qualche famiglia ebrea nel frattempo deportata.
Saletti ha ricordato che la Giornata della Memoria (GdM) fu introdotta per legge nel 2000, ancorché solo l’anno successivo si cominciò ad applicarla ed ha anche affermato che questo atto volto ad indurci a soffermarci e a ricordare, sembra quasi una vaccinazione collettiva contro l’oblio e la tendenza ad ignorare il passato, tanto più quanto più si allontana nel tempo. Sembrerebbe, tuttavia, che l’effetto non sia stato raggiunto: il 2015, infatti, si può definire l’ “annus horribilis”, se è vero come è vero che il terrorismo ha avviato una campagna di paura, anche con atti apertamente antisemiti, come quello al supermercato kosher o a Charlie Hebdo ed infine gli attentati del 13 novembre 2015. La conseguenza è che oggi è aumentata la percentuale di ebrei che vogliono lasciare la Francia. Saletti ha fatto alcuni paralleli inquietanti, se si pensa che:
- il filo spinato ricorda i campi di concentramento, che tanto odiamo e di cui tutti vogliamo evitare il ripetersi, facendo tutto quanto in nostro possesso: eppure, nel 2015 è ricomparso il filo spinato in Europa. Acquistato dai governi coi soldi dei contribuenti per innalzare km e km di reticolati, volti ad impedire l’arrivo di popoli in fuga;
- anche nel 1938 si tenne una conferenza mondiale, al termine della quale i rappresentanti dei vari Governi dissero che NON volevano gli ebrei (solo due accettarono di accoglierli; uno di questi era l’Honduras). Ebbene, se ci pensiamo anche in questi mesi si stanno tenendo vertici europei, al termine dei quali tutti rifiutano di accettare le masse di migranti, allineandosi all’atteggiamento del governo tedesco.
Due strane coincidenze, che ci devono indurre ad aprire gli occhi e a non avere paura di affermare i nostri valori, ad avere uno sguardo critico verso la realtà e non cercare il sotterfugio per appiattirsi e omologarsi. Come fece il prof. Ottolenghi che – di fronte al figlio che gli proponeva dei documenti falsi per scampare alle leggi razziali – non solo non accolse la proposta del figlio, ma dichiarò che avrebbe voluto vedere vergognarsi i fascisti che fossero andati ad arrestarlo. Un uomo di cultura, tutto d’un pezzo, che mai avrebbe accettato di rinnegare la propria identità, anche a costo della vita.
Bruno Carmi, come Presidente della Comunità Ebraica, ha portato toccanti testimonianze di parenti e amici, che sono stati oggetto di alterne vicende negli anni 1940-1945. Alcuni sono stati deportati ad Auschwitz e assassinati, altri invece si sono salvati. Come ha detto il dott. Carmi, ci sono stati segni sia del Bene che del Male. Da una parte, persone che hanno rischiato la vita (vicini e amici) o sono venuti meno al loro dovere professionale (il Maresciallo Murgia) pur di salvare quelle persone; eroi – a volte anche ignoti – che con piccoli o grandi gesti, hanno consentito a qualche sua parente, come Dirce Carmi, di salvarsi e di proseguire la propria vita anche dopo la guerra. Dall’altro lato, ci sono stati anche segni del Male, con delatori e altre persone di dubbio gusto che hanno riferito della presenza di ebrei in questo o quell’appartamento in cambio della taglia proposta.
Considerato che le persone muoiono veramente quando viene cancellato il loro nome, Carmi lotta affinché i nomi di coloro che hanno subito l’ingiustizia del nazismo, continuino nella memoria di chi resta. Ecco perché hanno giocato al gioco del “Io sono …”; un’esperienza in cui i giovani si sono calati ciascuno in uno dei deportati di Auschwitz, raccontando l’atroce esperienza dei treni che partivano dall’Italia e nel giro di alcuni giorni, raggiungevano la famigerata Juden Rampe, ossia il binario morto che terminava in mezzo alle baracche del campo di sterminio polacco di Auschwitz. Sulla necessità di ricordare il nome di queste persone, è tornato anche lo storico Saletti, il quale ha sottolineato la sua ricerca di che cosa poteva aiutarci a comprendere un massacro di queste proporzioni; ebbene, egli dice, ci aiutano le montagne di scarpe di chi entrava nei forni crematori, ci aiutano le file di valigie dei deportati, ma soprattutto ci aiuta a capire la nuova stanza che – ad Auschwitz – è stata pochi anni fa riservata ad ognuna delle nazioni che piange i propri morti in quell’abominevole campo. Ebbene, per lo Stato di Israele, il ricordo è formato da libri enormi, in piedi, alti circa 150 cm., che raccolgono i nomi di circa 4 milioni di ebrei, che non sono mai più usciti vivi dal campo, scomparsi nelle cosiddette marce della morte.
Probabilmente, prima che il nazionalsocialismo avviasse la sua triste attività di eliminazione del popolo ebraico, vi erano alcuni segni che avrebbero dovuti essere colti per fermare sul nascere una simile infamia. Saletti ci dice che anche oggi ci sono alcune inquietanti repliche di ciò che avvenne 75 anni fa: apriamo quindi gli occhi e non abbiamo paura di affermare i nostri principi e i nostri valori. Il rispetto degli altri passa attraverso il rispetto dei loro principi, senza rinnegare i propri.
Si può fare.
Basta crederci.
Cordiali saluti.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
Ascolta qui l’audio MP3 della serata