Scuola per Genitori ed Educatori di Prospettiva Famiglia
”L’uomo senza identità”
Prof. VITTORINO ANDREOLI
29 gennaio 2016 – Cinema Teatro Alcione
Relatore:
- Vittorino Andreoli, psichiatra
Se volessimo presentare il prof. Vittorino Andreoli ci servirebbe molto tempo, tanto la sua vita è stata finora intensa e ricca di successi, specie nel campo che l’ha da sempre affascinato: la psichiatria. Con la lucidità di chi è abituato ad analizzare le cose, ma anche con il senso della vita di chi è pieno di buon senso, il prof. Andreoli ci ha dato il ritratto dell’uomo senza identità. Una figura che si sta diffondendo sempre più, in una confusione di atteggiamenti tipica di chi non ha dei principia , di chi non è abituato a guardarsi allo specchio: non con spirito narcisistico, ma con un reale desiderio di conoscere sé stesso (Nosce te ipsum). Quali sono gli elementi che ci ha messo in campo stasera il nostro prestigioso ospite per condurci in questo viaggio alla scoperta dell’uomo senza identità? Beh, innanzitutto le tre forme dell’io: l’io individuale, l’io di genere e l’io sociale. Le tre modalità in cui viviamo la nostra esistenza; se abbiamo un’identità non ci potremo omologare, ma avremo una nostra precisa coscienza di noi stessi, unici e diversi da tutti gli altri perché ognuno di noi è un universo in movimento. Ma accanto a questi tre spicchi dell’io, abbiamo conosciuto l’io attuale e l’io ideale: ciò che sono e ciò che vorrei essere. Anche qui, l’uomo con un’identità non si lascia fluttuare nel mare magnum ingurgite vasto di una vita trascinata, ma cerca – sempre e comunque – di raggiungere l’io ideale, di migliorarsi, di rendere realtà i suoi desideri, di essere un uomo migliore. Ed è in questo anelito ad essere migliori che sta il segreto di una società sana: come ha detto Andreoli ci vogliono secoli per costruire i pilastri di una società, le sue regole, i principi che regolano la vita di chi la compone; eppure, bastano una o due generazioni che non passino il testimone e occorre ricominciare tutto daccapo. Ma nell’uomo senza identità troviamo anche una mancanza di desideri positivi, ossia troviamo l’uomo pulsionale: l’uomo che vive di istinti, di libido, di impulsi improvvisi non frenati, né regolati da alcuna inibizione. E ciò perché i freni, ossia i principi non ci sono. Ecco allora che l’uomo senza identità diventa fondamentalmente un violento, un soggetto pericolosamente portato a distruggere gli altri e anche sé stesso: una scheggia impazzita portata a colpire le persone vicine, spesso quelle che più gli vogliono bene e quindi verso le quali ha più debiti di riconoscenza; ma non potendo egli sopportare questi debiti, è portato a distruggerli, anche quando egli ne dipende in modo assoluto.
Il grande pericolo di una tale situazione è che si cade nel limbo di quelli che si adattano, di quelli che si piegano ad ogni soffio di vento, rinnegando i propri valori e il tutto sotto un falso concetto di flessibilità. Con buona pace della coerenza. Questa non è flessibilità, ci dice Andreoli; questa è incapacità di esprimere il proprio io, è mancanza di capacità di trasmettere a chi ci sta vicino i nostri sentimenti e il nostro pensiero per il semplice motivo che non ci sono sentimenti e non c’è pensiero (“oggi, tu imprenditore di successo, quante volte hai telefonato a tuo figlio per parlare con lui?”). Persone che troppe volte non hanno nulla da dire: e ciò è aberrante.
L’incapacità di vivere la propria affettività contraddistingue queste persone, spesso travolte nel meccanismo infernale di una vita frenetica, dove tutto va fatto e consumato immediatamente (“papà mi compri il motorino? Mi serve per stasera”, “non hai ancora visto l’SMS che ti ho inviato due minuti fa?”).
E infine, secondo Andreoli, la perdita del “dubbio strutturato”: possibile che oggi non ci sia spazi per porsi delle domande? Possibile che tutto debba essere o bianco o nero? YES OR NOT. E pensare che proprio il mettere in discussione le proprie idee, il mettersi in discussione è uno dei momenti più formativi della nostra personalità: spesso la nostra intelligenza traspare più dalle domande che poniamo che non dalle risposte che diamo. Viva allora che qualcuno si fermi a meditare in un mondo dove chi si ferma appare perduto, viva chi scende dal treno per interrogarsi sul senso della vita e su ciò che intende realizzare in questa esperienza terrena. Se ci pensiamo i grandi passi avanti dell’Umanità si sono fatti perché qualcuno ha messo in discussione ciò che sembrava una verità assoluta. Quante scoperte vengono a tutt’oggi realizzate grazie alla caparbietà di qualche ricercatore che ogni mattina pone un’ipotesi, pone un dubbio. Andreoli ci invita ad interrogarci, a metterci allo specchio: è un’attività che tutti dovremmo fare per capire se siamo un sacco pieno di grano o un sacco vuoto e come tale indefinibile, incolore e senza significato.
Infine, il prof. Andreoli si è soffermato a parlare del tempo: una dimensione che ci appare sempre più stretta, sempre più soffocante perché vogliamo riempirla di cose da fare (mondo empirico) prima ancora di chiederci se servano veramente. Con la sagacia che lo contraddistingue (“non sono un bravo guidatore e vado piano; allora tutti mi suonano e mi mandano …”), ci ha fatto capire l’importanza di frenare l’ingranaggio, di alzare la testa e prendere coscienza che forse si possono fare anche meno cose, senza dramma alcuno (“bambini che già in tenera età non hanno un minuto libero perché devono fare danza, tennis, ginnastica, equitazione, …”).
Una bella lezione di vita quella del prof. Andreoli, che dobbiamo raccogliere come sfida agli uomini senza identità, per mettere a nudo i loro limiti e la loro insensata ricerca di potere (“faccio le cose perché posso e neanche mi chiedo se servono”).
Aiutiamo i nostri figli a costruirsi un proprio carattere, un proprio pensiero, dei propri principi (“così forti che in certi casi saranno costretti a dire no persino ai genitori”), forniamogli le occasioni per guardarsi allo specchio e scoprire da soli i propri difetti, i lati su cui intervenire.
Un “grazie” sincero al prof. Andreoli e alle circa 350 persone che hanno affollato il cinema Alcione: e domani mattina chiediamoci: noi che genitori siamo? Con o senza identità?
Già il fatto di chiedercelo, ci avrà fatto fare un importante passo avanti.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO