IN CATTEDRA. Il politico e esperto di diritti umani ha conquistato gli oltre 400 studenti al Pasoli
«L’uguaglianza e la dignità vanno garantite nella pratica»
Di Chiara Bazzanella
Il giurista Stefano Rodotà: «Internet assicura a tutti la conoscenza
Per Stefano Rodotà «incontrare i giovani è un dono». E gli oltre 400 studenti delle scuole superiori veronesi che si sono radunati ieri nell’aula magna dell’istituto tecnico Pasoli, hanno saputo regalare al politico, accademico e massimo esperto di diritti umani quel «serrato interrogatorio» da lui stesso invocato.«Vado regolarmente nelle scuole e ho già incontrato più di 20 mila studenti», ha fatto presente Rodotà nell’incontro organizzato da Prospettiva Famiglie con la Rete «Scuola e Territorio» che raggruppa 29 plessi scaligeri. «Entrare nelle scuole aiuta a capire la società e a evitare luoghi comuni». Un ambiente di confronto quasi indispensabile per chi, come il giurista di origini calabresi, che ha partecipato alla scrittura della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ed è entrato nella rosa dei candidati per l’elezione del Presidente della Repubblica del 2013, continua imperterrito a fare ricerca.«Ho sempre studiato ma non ho mai ritenuto che lo studio sia un fatto privato», ha confessato. «Sono pagato dallo Stato per ricercare e insegnare, ed è un mio dovere comunicare i risultati del mio lavoro».Risultati che, ieri mattina, sono stati sintetizzati in due parole chiave: uguaglianza e dignità.«Bisogna essere concordi sul fatto che ci sono cose che non possono essere messe in discussione», ha chiarito subito il relatore ricordando che la parola dignità è entrata nelle carte dei diritti dal 1949, con i tedeschi, dopo le terribili violazioni avvenute nei campi di sterminio. «A Rosarno ci sono immigrati che lavorano per un euro all’ora in totale schiavitù ma anche a Sommacampagna (dove Rodotà ha incontrato i cittadini giovedì sera, ndr) mi è stato riferito di un uomo di 80 anni che, pur di sopravvivere, sarebbe disposto a lavorare per quelle stesse cifre». La dignità umana è oltraggiata anche nel Paese considerato il cuore della civilizzazione. «In Danimarca si chiede ai migranti di dare parte dei loro beni per essere accolti. Mi considerano un maniaco dei diritti, ma dovremmo esserlo tutti. Specie in questo momento poco felice, con il 40 per cento dei giovani italiani disoccupati». Rodotà ha rivelato di cogliere negli studenti sempre più angoscia per il futuro, «e questo potrebbe determinare una sorta di abbandono». «I diritti hanno costi altissimi e le istituzioni devono garantirli nella pratica, non solo sulla carta», ha concluso, spezzando una lancia a favore di internet, «un bene primario come l’acqua, il cibo e l’aria».Agli studenti di Fracastoro, Messedaglia, Sanmicheli, Copernico e Pasoli che lo hanno interrogato, Rodotà ha parlato del diritto alla privacy inteso come tutela dell’uguaglianza delle persone, ma anche di come le figure pubbliche, specie in tempi di scandali continui come questo, siano costrette in parte a rinunciarvi.Il «paladino» dei diritti ha evidenziato la necessità di norme anti omofobia, che in Italia ancora mancano, e di politiche consapevoli nella gestione degli sbarchi. E ha concluso: «Non darei un euro alle scuole private finché non si è dato il massimo a quelle pubbliche dove, con la mescolanza di ragazzi di diverse culture, la solidarietà non viene imposta, ma nasce spontanea».