GIORNATA DELLA MEMORIA. Al Tommasoli riflessione con lo storico Carlo Saletti e Bruno Carmi della comunità ebraica
«Ricordare è fondamentale per capire quali sono i campanelli d’allarme»
Di Elisa Innocenti
In Europa nuovi muri e filo spinato: basterà la «vaccinazione collettiva» ad evitare altre tragedie?
sabato 30 gennaio 2016, pagina 56
Come portare avanti la memoria? Davvero il ricordare ogni anno la tragedia dell’Olocausto è una «vaccinazione collettiva» in grado di scongiurare il ripetersi di certi orrori? Sono alcune delle domande a cui si è cercato di rispondere giovedì sera, al Centro Tommasoli, nel corso dell’incontro dal titolo «Tutti abbiamo bisogno della memoria. Tiene il lupo dell’insignificanza fuori dalla porta (Saul Bellow)», organizzato da Prospettiva Famiglia, moderato dalla professoressa Silvia Pasquetto. A dialogare con il pubblico Bruno Carmi, presidente della Comunità ebraica di Verona, e lo storico Carlo Saletti. L’incontro è inserito tra gli eventi in programma per la Giornata della Memoria e molto si è riflettuto sul significato reale di questa data. «La Giornata della Memoria fu introdotta per legge nel 2000», ricorda Saletti, «voleva essere una vaccinazione di massa, per non dimenticare, ma anche per far sì che non si ripetessero fatti del genere. Eppure oggi ci sono dei parallelismi inquietanti, basta vedere i nuovi muri, il filo spinato che torna, per tenere lontani i profughi. I ragionamenti di alcuni politici», prosegue lo storico, «fanno rabbrividire». Ha senso paragonare la Shoah alle migrazioni di oggi, di persone che fuggono dalla guerra? «La storia non si ripete identica a se stessa», mette in guardia Saletti, «ci sono però delle analogie. Ad esempio nel 1938 ci fu un vertice tra le grandi potenze, come quelli a cui assistiamo in questi giorni, perché in origine il piano nazista prevedeva l’espulsione degli ebrei dai territori del Reich, solo successivamente si decise la loro eliminazione fisica. E si discusse sul numero di ebrei che ogni Paese avrebbe ospitato, salvo poi risolversi tutto in un nulla di fatto». Fatti che ricordano le odierne chiusure delle frontiere.Certamente quello che più impressiona della Soluzione finale messa in campo da Hitler fu la scientificità con cui vennero uccisi 6 milioni di ebrei, di cui 1 milione e mezzo erano bambini. «Oggi si creano nuovi conflitti che fanno paura», riflette Carmi, «i giovani soprattutto devono avere spirito critico, ragionare con la propria testa. I testimoni di allora non ci sono più, come si può tenere viva la memoria? Un modo è ricordare i nomi dei tantissimi morti». Come hanno fatto i ragazzi di un liceo piemontese, di Casale Monferrato, insieme allo stesso Carmi, andando in mezzo alle baracche del campo di sterminio polacco di Auschwitz a riportare in vita le testimonianze di alcune delle vittime.«Qualcuno mi chiede dov’era Dio quando succedeva tutto questo», prosegue Carmi, «ma io credo sia da imputare solo alla cattiveria dell’uomo. Tutti noi abbiamo la possibilità di scegliere il bene e molti lo hanno fatto, anche in Italia, aiutando e nascondendo le famiglie ebree, come è successo anche alla mia». E oggi, oltre a ricordare, bisogna fare attenzione ai campanelli d’allarme, perché il Male, ovvero la cattiveria e il disinteresse verso le sofferenze altrui, non possa vincere.