TAM TAM. I baby teppisti si organizzano e si sfidano attraverso la rete. E chi si tira indietro diventa bersaglio di azioni punitive e di irrisioni
E sui «social» la violenza diventa un videogame
Chiara Bazzanella
Nei profili online i ragazzi si inventano identità da bande criminali. L’esperta: «Così riempiono il vuoto»
mercoledì 03 febbraio 2016, pagina 11
Si citano gli uni con gli altri nei post dei loro profili su Facebook, e pubblicano screenshot delle conversazioni su smartphone in cui organizzano incontri per «sfogarsi un pochino» o per dare il via a quelle che hanno tutta l’aria di essere risse interne tra gruppi. Sono giovani, giovanissimi, e si espongono senza troppi filtri sui social network, per mostrare quanto sono «duri» e temerari.I bulli veronesi sono sempre più organizzati in bande, che evocano i rapper più «cattivi», quelli che spacciano e inneggiano all’odio, di cui fanno propria la legge della strada, come se vivessero in pieno Bronx. Eppure, le loro strade sono quelle scaligere del centro, tra l’Arsenale e corso Porta Nuova dove, come riportato ieri sul nostro giornale, è avvenuto l’ennesimo episodio di violenza ai danni di due fidanzati.E chi si tira indietro, neanche a dirlo, viene subito deriso, se non colpito con azioni punitive. «Che senza palle… sapete di prenderle allora mettete dentro i genitori e la polizia hahahhaha». Si legge in un post che circola sulla rete. «Sboroni e adesso nessuno più che viene ahahaa, che pagliacci». «Io vengo. E viene tutta Legnago per far fuori voi», è scritto in un botta e risposta su whatsapp caricato su Facebook.Nei profili on-line, come nel branco, i baby teppisti, spesso di soli 14 anni e padroncini di pitbull o rottweiler, si danno pseudonimi e si inventano identità, un po’ come avviene nei giochi proposti dalla rete, tipo il noto Gta (Grand Theft Auto), dove il giocatore, oltre a imparare a rubare auto, si mette nei panni di un criminale che, libero di girovagare per la città, deve portare a termine rapine, omicidi altri crimini che gli sono assegnati da vari «boss» per telefono. E così, anche nelle bande locali, la parola «rispetto» diventa importante, pena l’espulsione, proprio come nella criminalità organizzata, e non ci vuole nulla a trasformarsi in ladruncoli e aggressori.«È da anni che mi occupo delle problematiche sull’adolescenza e dei rapporti con le famiglie, e quello che emerge in maniera evidente è che i ragazzi attratti da questo genere di vita sono quelli che vivono in una condizione di solitudine educativa», commenta Daniela Galletta della rete Prospettiva Famiglia. «Ambienti di famiglie inesistenti, fisicamente o educativamente, e che rimpiazzano la loro assenza con mezzi materiali, portano alla solitudine o alla noia, che poi si traduce in necessità di attirare l’attenzione. Chi fa sport, scout, attività di volontariato non ha tempo nemmeno di stare più di tanto sulla rete, che invece per altri diventa un contenitore che colma il vuoto».Solitudini e fragilità si uniscono tra loro, creando quelle che Galletta definisce pseudo forze. «Molti bulli a loro volta sono stati soggetti a bullismo in passato. È importante agire sui genitori per tempo, finché i figli sono ancora bambini. È sempre più difficile diventare genitori di un adolescente improvvisamente, bisogna prepararsi».Il senso di solitudine che domina in questi ragazzi si evidenzia sui social, dove le loro frasi sono colme del disagio tipico della loro età. «E pian piano faceva tutto sempre più schifo» scrive uno di loro. «Raggiungerò i miei obbiettivi, in un modo o nell’alcol», ironizza un altro. «Bullismo e violenza gratuita», conclude l’esperta, «sono richieste di aiuto, in tutto simili alle dipendenze da droghe o da alcol e, sempre di più, anche da internet».