Scuola per Genitori ed Educatori di Prospettiva Famiglia
”Superare il conflitto, coltivando l’autostima”
18 febbraio 2016 – Centro Civico “N. Tommasoli”
Relatrice:
- ssa Barbara TONIN, psicologa
Centro Civico “Nicola Tommasoli” strapieno per ascoltare la dott.ssa Barbara Tonin sull’argomento dell’autostima; un tema sempre molto sentito, vista l’importanza che questo elemento rappresenta nella costruzione – specie nei nostri ragazzi – di una personalità capace di vivere la vita, con piena e realistica coscienza di sé. L’autostima rappresenta l’elemento di partenza sul quale i ragazzi possono costruire la loro personalità, rappresenta il primo blocco necessario – anche se non sempre sufficiente – a combattere la tentazione delle dipendenze o la caduta in stati depressivi per non essere come idealmente si vorrebbe.
Innanzitutto, ci è stata fornita la definizione del concetto di autostima, ossia il giudizio che ciascuno ha di sé stesso, rapportato agli altri e all’opinione che si ha di sé stessi. L’autostima è un concetto che non è presente nei bambini in età pre-scolare in quanto in questa età vi è un assoluta egocentrismo. Quando si passa all’età scolare, invece, l’autostima comincia ad apparire e a crescere progressivamente. Negli anni dell’adolescenza, l’autostima c’è sicuramente, ma è mutevole con una variabilità elevatissima, al punto che nel giro di poche ore gli adolescenti possono passare da un’opinione altissima di sé (“mi ha salutato un bel ragazzo” oppure “ho un abito spettacolare”) a momenti di delusione assoluta per motivi altrettanti futili e infondati. Quando poi si passa all’età adulta, l’autostima assume caratteristiche di maggior stabilità in quanto abbiamo già operato alcune scelte importanti della nostra vita e riteniamo quindi di aver posto determinati pilastri. Alta o bassa che sia la nostra autostima, ci muoviamo in base a paletti che riteniamo essere i fari della nostra esistenza.
Di cosa si compone l’autostima? Di alcuni elementi che vanno dal “sentirsi capaci” al fatto di poter agire e sentire di avere delle alternative al fatto, infine, di ritenere di poter compiere determinate azioni, avendone la conoscenza e l’esperienza.
Ovviamente l’autostima è come una pianta che va coltivata giorno dopo giorno in quanto ogni giorno viene messa alla prova dal mondo esterno; è quindi molto importante che noi la si curi con attenzione, quasi fosse il vaso fiorito sul nostro balcone. Per farlo, occorre evitare alcuni errori, come per esempio:
- rifiutare il confronto con gli altri (narcisismo falso); è l’atteggiamento tipico di chi rifiuta il confronto, asserragliandosi in uno splendido isolamento per autoconvincersi di capacità e qualità che, se messe in discussione nel confronto con gli altri, potrebbero facilmente vacillare;
- partire da un ideale di sé troppo elevato o darsi obiettivi sempre “al top”, ragion per cui ci si sente sempre inadatti e incapaci, anche quando invece lo si è e comunque si rientra ampiamente nella media; “ho preso solo 9 e mezzo e quindi sono una schiappa” …
Ciò che serve è invece un lucido rapporto con gli altri, da cui ricavare l’autoconvinzione delle nostre qualità, ma anche ammettere lucidamente i nostri limiti, i quali ultimi, in ogni caso, non sono mai da considerarsi una vergogna, né un handicap. Essere timidi è solo un diverso modo di rapportarsi con gli altri, ma non per questo è da considerarsi un difetto o una limitazione. In altri, il timore di uscire sconfitti, li spinge a non affrontare nemmeno la partita.
Cosa serve, affinché i ragazzi dispongano di autostima? In primis, serve che i loro genitori credano in loro e glielo dimostrino nelle parole e nei fatti. Sottolineare i loro successi, senza osannarli, è importante per far maturare in loro la convinzione nei propri mezzi; Indicare loro gli errori, senza cadere in espressioni offensive, è altrettanto importante. La dott. ssa Tonin ci ha elencato una serie di espressioni che rischiano di minare l’autostima dei ragazzi, ancorché dette in un momento di arrabbiatura. Espressioni come:
- sei una bambina cattiva oppure
- non ti voglio bene, quando ti comporti così oppure
- sei un buono a nulla o
- te l’avevo detto …
ottengono spesso il solo effetto di far sentire il ragazzo, già depresso per aver commesso qualche errore o inadempienza, ancora più convinto della sua incapacità.
L’invito quindi è quello di segnalare la nostra insoddisfazione, ma al tempo stesso di fargli capire cha ha tutta la nostra fiducia e che ha sempre una chance ulteriori per dimostrare quanto vale.
A volte il timore di fronte alle prove, porta i ragazzi a manifestazioni di disagio davvero evidenti: chi manifesta sintomi di strabismo, chi è bloccato dal panico e dal confronto con la classe di fronte ad una normale interrogazione, chi ricorre al vomito prima di andare a scuola e chi infine manifesta segnali di mal di pancia.
In generale, il ragazzo può coltivare insicurezze o incertezze derivanti dalla scarsa presenza di uno dei genitori, che in questo modo lo fa sentire isolato e non riconosciuto.
L’insegnamento di stasera di Barbara Tonin è di curare bene la relazione, di sviluppare insieme a loro lo spirito critico (“specie davanti a tristi spettacoli televisivi”), di ascoltarli e di manifestare loro la nostra fiducia, facendogli capire che in ogni partita c’è chi esce vincitore e chi esce sconfitto e che quest’ultima condizione è – se ben sfruttata – un’occasione per migliorarsi e non ripetere l’errore. Attiviamo la relazione con loro e mettiamoli in condizione di confrontarsi – in senso costruttivo – con noi e con gli altri in modo che coltivino la piena coscienza di sé, delle proprie qualità e dei propri limiti.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
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