GIOVENTÙ DISAGIATA. Gli alunni della quinta A del Pasoli si sono confrontati su una realtà che conoscono molto bene
Berretto e musica rap sparata «I bulli indossano una divisa»
Chiara Bazzanella
La denuncia: molti atti di prepotenza avvengono sugli autobus, con scherzi pesanti «Hanno i loro punti di ritrovo, passarci da sola è pericoloso», racconta una ragazzina
lunedì 22 febbraio 2016 CRONACA, pagina 11
I ragazzini di oggi fanno cose che noi alla loro età non ci saremmo mai sognati di fare, e mancano di rispetto agli adulti in un modo fastidioso e preoccupante».Fa un certo effetto sentire pronunciare queste parole da chi ha solo due o tre anni in più rispetto agli adolescenti etichettati come bulli, di cui tanto si parla ultimamente anche su queste pagine.Simili frasi, solitamente, escono dalla bocca di nonni o comunque gente ben matura, mentre ascoltando gli studenti che frequentano la quinta A in relazioni internazionali per il marketing al Pasoli, si ha quasi l’impressione che il salto generazionale stia accelerando i tempi.«Assistiamo continuamente a scene davvero spiacevoli di ragazzini e ragazzine di 14 o 15 anni che se la prendono con chi è più piccolo di loro o alzano la cresta anche nei corridoi della nostra scuola», raccontano gli alunni che abbiamo incontrato venerdì durante l’ora di lezione con la professoressa Daniela Galetta, che è referente anche della rete Prospettiva Famiglia.Spesso gli atti di prepotenza avvengono in autobus, con scherzi di cattivo gusto e umiliazioni.«Un giorno ho visto un ragazzo legare la borsa da calcio di un bambino al sedile dell’autobus, costringendolo a scendere senza che potesse portarsela via», racconta uno degli studenti. «Io sono intervenuta per difendere una ragazzina di prima superiore che è scoppiata a piangere dopo che dei coetanei l’hanno minacciata di bruciarle i capelli se non si fosse spostata dal posto in cui stava seduta in un autobus vuoto», gli fa eco una compagna di classe.«I peggiori sono i più piccoli che fumano già a 12 anni, bestemmiano e sputano a terra o contro i finestrini degli autobus. Magari non alzano le mani, ma sicuramente lasciano delle ferite nelle persone più fragili a livello psicologico».Per gli studenti del Pasoli che, specie se di sesso femminile, appena cala la luce preferiscono tornarsene a casa, andare in centro città è diventato ormai un diversivo decisamente poco divertente.«Davanti alla Gran Guardia si accampano cosiddette gang di ragazzini che istigano alla rissa, chiedono soldi e lanciano insulti», raccontano. «Li si riconosce da come si vestono, con l’immancabile berretto calato sulla testa e lo stile da rapper. Spesso viaggiano con altoparlanti anche sugli autobus, oppure si piazzano all’Arsenale o in stazione, oltre che in corso Porta Nuova. In grandi manifestazioni piene di caos, come il Carnevale, c’è da avere paura a incontrarli».Simili atti di bullismo, a quanto pare, accadono solo in città, mentre nei paesi si respira tutto un altro clima.«Io vengo da Tregnago e gli atteggiamenti dei giovani sono ben diversi», conclude una studentessa. «I più piccoli hanno rispetto dei più grandi e ritrovarsi negli spazi aperti è ancora piacevole».Per gli alunni della quinta A, molti dei bulli (anche se non certo tutti) sono nati in Italia da genitori arrivati da altre parti del mondo, e sono lasciati troppo liberi e abbandonati a loro stessi. «Le famiglie dovrebbero seguire più da vicino i figli adolescenti. È vero che la maggior parte di loro, presi singolarmente, sono degli agnellini, ma fomentati dal gruppo possono davvero fare danni».