Scuola per Genitori ed Educatori di Prospettiva Famiglia
”Adolescenti “spiritosi”; c’è poco da ridere … da quando bere alcolici è un gioco da ragazzi?”
3 marzo 2016 – Centro Civico “N. Tommasoli”
Relatore:
- Amedeo Bezzetto, psicologo, psicoterapeuta, responsabile della riablitazione reparto giovani di Villa Santa Giuliana
Eravamo in 70 ieri sera a farci portare per mano dal dott. Amedeo Bezzetto in un cammino che ci ha illustrato, dapprima gli effetti che l’alcol può determinare nel fisico e soprattutto nella mente dei giovani e successivamente lo stretto legame che vi è tra la ricerca dell’alcol e la mancanza di relazione, al punto che un giovane che non ha relazioni amicali è fortemente esposto a certi rischi (dipendenza, suicidio, …) rispetto a chi invece ha una cerchia di amici.
Ci ha anche fatto capire quanto sia importante nell’adolescente stabilire delle relazioni col mondo esterno, che è quello che gli dà dei ritorni su di sé; un mondo esterno fatto di amici, ma fatto anche di genitori, di insegnanti, di allenatori e di tutti coloro che, entrando in rapporto con lui per qualunque motivo, gli danno dei segnali con cui spesso l’adolescente costruisce l’idea di sé.
Innanzitutto, alcuni dati sul “Rapporto sullo status globale della sicurezza sulla strada”; passi avanti ne sono stati fatti – compresa l’emananda disciplina del codice della strada sull’omicidio stradale – anche se molti se ne devono ancora fare. Il rapporto del 2015 (dati 2014) ci dice che negli ultimi 10 anni, i morti per incidente stradale in Italia sono diminuiti del 40% e questo è confortante. Resta però il fatto che l’incidente stradale resta la prima causa di morte nei giovani fra i 16 e i 20 anni; quali sono le cause? Beh, a parte la prima, che è l’eccesso di velocità, purtroppo la seconda è proprio l’uso di alcol e di sostanze psicotrope; ad esso segue il mancato rispetto della distanza di sicurezza e buon quarto (sigh!( l’uso di apparecchi audio-visivi (cellulare, mp3, ..). Ecco allora che l’alcol miete vittime non solo per i danni che provoca al nostro organismo, ma anche perché i giovani – dopo averlo consumato (quasi sempre) in gruppo e nei luoghi di divertimento – si mettono alla guida convinti che “tanto a me non capita”. Da notare che la riduzione registrata negli incidenti stradali per causa dell’alcol, non si fa purtroppo risalire a maggiore saggezza dei giovani, bensì ad interventi di sbarramento esterni (maggiori controlli, uso di strumenti di controllo più efficaci (autovelox, alcol-test, …), sanzioni maggiori.
Da cosa deriva ciò? Sostanzialmente dalla coscienza di sé o consapevolezza di sé, che a sua volta si compone di tre elementi:
- la conoscenza di sé;
- la capacità riflessiva;
- la valutazione del contesto.
Tutti elementi importanti che sono legati alla capacità del giovane di conoscersi, a quello patrimonio mentale fatto di esperienze, ma anche alla capacità – infrequente nei giovani e indipendente dal grado di intelligenza – di far precedere la riflessione, il pensiero, la meditazione all’azione. Spesso, infatti, anziché valutare prima gli effetti di una possibile azione o decisione, i giovani sono istintivamente portati prima ad agire e poi eventualmente a raccogliere i risultati della loro azione. E’ evidente che questa impostazione può portare conseguenze gravissime, soprattutto laddove l’azione è anche supportata dal comportamento narcisistico, ossia una condotta in cui il giovane ritiene che il suo potere non possa essere contrastato da nulla e da nessuno. Un atteggiamento che in alcuni soggetti (autogenerativi) li porta a considerare le forze esterne (genitori, insegnanti, forze dell’ordine) semplici fastidi ad un potere personale incontrastato. L’alcol quindi come potenziale elemento dannoso, ma i cui effetti possono essere esacerbati da queste componenti psicologiche, che trasformano un semplice bevitore in un vero e proprio pirata della strada. Ma il passaggio, allora, agli aspetti più psicologici e relazionali del giovane è molto breve: il giovane ha vissuto – in ordine – la seguente lista di esperienze?
- Amico/a del cuore
- Gruppo di amici /solo maschietti, solo femminucce)
- Compagnia (misto)
- Fidanzato/a
Non vivere queste esperienze o non viverle in questo ordine può avere effetti collaterali che vanno valutati con attenzione. E ciò perché fra i bisogni evolutivi del giovane, ci sono la pulsione sociale, ma anche la pulsione sessuale, che si alternano e si intrecciano, ma è importante notare che quanto più quella sessuale precede quella sociale, tanto più il giovane (o la giovane) è a rischio.
Certo l’ingresso nella fascia adolescenziale dovrebbe essere accompagnata da altri eventi che non sempre si verificano; per es. occorrerebbe che nascesse anche il genitore di un’adolescente (e non il papà o la mamma del bambino …); in altri termini, sarebbe importante che anche i genitori acquisissero quella maturità da trattare il giovane non più come un bambino, ma come una persona che ha delle sue capacità cognitive e decisionali e che quindi può partecipare benissimo a scelte e decisioni familiari, anche importanti. L’adozione da parte di genitori, nonni e parenti vari, di eccessive tutele ed il continuare a riferirsi al ragazzo come se fosse ancora nell’età dell’infanzia, non aiutano. Così come non aiuta il fatto che l’ambiente domestico – in cui magari si è trovato così bene finché era bambino – non abbia più elementi di interesse, una volta diventato adolescente; ed ecco allora il fenomeno dei ragazzi che stanno in casa solo perché stanno “al caldo”, ma non perché vi si trovano attratti o lo trovano un ambiente interessante. Infine, padri e madri che siano di esempio per lui, che adottino comportamenti chiari e quindi possano essere un esempio da seguire. Quanti ragazzi oggi sono in grado di affermare: “che bella persona che è mio padre (o mia madre)?” Io temo pochi. I tagazzi non cercano genitori superman, né genitori perfetti, ma cercano genitori “chiari”, ossia con una filosofia di vita coerente e chiaramente definibile, senza frustrazioni e senza contraddizioni fra ciò che predicano ed il loro comportamento nella vita di tutti giorni, familiare e sociale.
A noi quindi il compito di verificare che questi giovani abbiano delle amicizie e si costruiscano una coscienza di sé, senza aver paura di responsabilizzarli (“esagerate nel dargli incarichi e non insistente sempre nel perdonarli”), magari anche ricompensandoli adeguatamente. Evitiamo in ogni caso di scusarli su tutto: così facendo ricadremo sempre nell’errore di ragazzi che cominciano le cose e non le portano mai a termine (anche le più semplici) e gli impediremo esperienze costruttive come quella di assumersi degli impegni e le responsabilità che ne derivano.
E in mancanza di questa personalità e questa coscienza di sé, il rischio che si affidino a “strumenti” alternativi, come l’alcol, aumenta vertiginosamente.
Un grazie al dott. Bezzetto che con una capacità di ragionamento logico ineccepibile ci ha condotto attraverso il vasto mondo dell’alcol e dei giovani, facendoci anche capire quanto è grande la nostra responsabilità di figure educative nei risultati che si potranno ottenere.
Se potete, vi invito ad ascoltare la registrazione della serata.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
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Ascolta qui sotto l’audio in MP3 della serata.