SCUOLA AUGUSTO CAPERLE
PERCORSO DI LEGALITA’
PROSPETTIVA FAMIGLIA
CLASSE TERZA C
Maggio 2016
Introduzione
Non sono né un eroe né un Kamikaze, ma una persona come tante altre.
Temo la fine perché la vedo come una cosa misteriosa,
non so quello che succederà nell’aldilà.
Ma l’importante è che sia il coraggio a prendere il sopravvento
(Paolo Borsellino)
Il nostro percorso di legalità a scuola è partito dalla lettura contestualizzata di articoli della Costituzione Italiana e si è completato con uno studio sulla mafia in Italia.
Dopo la visione di spezzoni di telegiornali e la lettura di autori della nostra letteratura (Sciascia – Violante – Camilleri) ci siamo concentrati su una figura, Paolo Borsellino, che ha incarnato l’ideale di onestà e rettitudine che ogni cittadino dovrebbe perseguire.
A chiusura del percorso svolto in aula, l’incontro con la sorella Rita ha fatto sorgere una serie di riflessioni che sono racchiuse nei testi che seguono.
In generale per tutti noi Paolo non rappresenta un unico volto, ma molti. Il suo più quello della sua famiglia. Quella famiglia che l’ha sostenuto e che non gli ha impedito di proseguire nella sua caccia alla mafia.
Insieme all’amico Giovanni e ad altri uomini onesti, riuscirà a mettere in piedi il maxi-processo nel quale 475 mafiosi saranno condannati nel 1987.
Sarebbe illusorio dire che quel loro gesto avesse risolto la situazione.
Il fato non fu clemente. Il 23 Maggio 1992 si dirà addio a Giovanni Falcone: amico, compagno, soldato…si lasciò così un Paolo solo che avrebbe visto la sua ora di lì a poco.
Questo è comunque l’eroe cui ci ispiriamo, le cui caratteristiche sono coraggio, mente e cuore.
Tutte cose che a Paolo Borsellino, non mancavano affatto.
Wanna Bianchi
Elisa Rose Arcosti
La mafia rappresenta per l’Italia la sua pecca più grande.
Un paese così bello, con una storia secolare e con l’arte che sboccia d’ovunque, poi ci si ritrova con la mafia?
Generalmente potremmo definire la mafia come un organo parallelo allo Stato. Ma, ovviamente, due organi convergenti sullo stesso territorio o trovano un accordo o sono destinati a scontrarsi.
Giusto l’altro giorno ne stavo parlando con mio padre e mi è venuta in mente una spiegazione al problema “mafia”: essa è nata con buone intenzioni, come frutto dei desideri delle persone, ma poi è cominciato il declino come se il fattore soldi avesse dato troppo alla testa. E così si spiegherebbe il denaro sporco, l’uso delle armi e dell’offesa anche psicologica.
Questa organizzazione, come detto precedentemente, era nata l’intenzione di offrire ai cittadini del sud Italia servizi che lo stato non concedeva perché, come ben sappiamo, il Sud del nostro paese è sempre stato tralasciato, lasciato a sé stesso e si potrebbe definire oscurato.
Dopo l’Unità d’Italia lo Stato chiuse un occhio, facendo finta che il problema non esistesse: purtroppo, così facendo, diventò sempre più grande, assumendo così le caratteristiche che ad oggi osserviamo.
Il nome originario del primo gruppo mafioso nato in Sicilia è Cosa Nostra, presente poi in America. Si deduce così che è un fenomeno esportabile e infatti, come ben sappiamo, ritroviamo numerosi boss citati sul giornale con nomi e cognomi italiani.
Dopo Cosa Nostra sono nate numerose diramazioni, ad esempio la Camorra, l’Ndrangheta, la Sacra Corona Unita… e ve ne sarebbero altre minori.
La mafia ha un sistema alquanto “bizzarro” per noi. Non solo per mentalità, ma anche per il modo di fare. Una caratteristica che spicca molto nei mafiosi è la religiosità. Rita Borsellino, mi ricordo bene, disse infatti: “Pare quasi che più grandi sono i peccati che commettono più grande sia la croce che portano al collo”.
E come darle torto? Addirittura in casa di Boss mafiosi si possono osservare santuari in miniatura in stanzine apposta, oppure durante le processioni religiose spesso il giro viene dirottato verso la casa del Boss per inchinarsi al suo cospetto quasi come se fosse lui stesso Dio.
Altro comportamento che potremmo osservare è l’uso della violenza per ottenere ciò che si vuole. O meglio, per eliminare chi non si vuole e chi potrebbe essere d’intralcio al loro cammino. Almeno questo valeva per una decade fa, ora ci si concentra più sull’imbroglio e sui raggiri senza usare più di tanto la violenza.
Ricordo quando ero piccola che mi avevano raccontato una storia riguardante una bambina, presa in ostaggio dalla mafia per ottenere un riscatto in denaro dalla famiglia. La prima volta questa si era opposta, con l’unico risultato d’aver ricevuto per lettera l’orecchio della figlia.
O ancora possiamo notare il fatto, più importante forse di tutto ciò che ho elencato fino ad ora: in cambio del loro aiuto bisogna unirsi alla famiglia, per sempre. Chiunque infatti chiedesse aiuto ai mafiosi per risolvere delle questioni non risolte dallo Stato questi pretendono poi una riconoscenza ed un servigio eterno.
“Se solo quei ragazzi si rendessero conto che vendendosi al male si rovinano la vita, se solo a scuola insegnassero loro la legalità…Se solo insegnassero loro cosa sia la religione e i dieci comandamenti, tra cui chiaramente troviamo: non uccidere…” ogni tanto penso.
Personalmente credo sia esagerato e, non so perché, mi pare tanto come una specie di “conversione religiosa” ove il Boss è Dio e tu, una volta chiesto il suo aiuto, poi devi credergli fermamente senza metterlo mai in dubbio, eseguendo gli ordini provenienti dall’alto. Ma se loro venerano Dio così tanto da recarsi ogni fine settimana a messa, da avere in casa un santuario e da portare al collo ogni genere di croce, perché poi il Boss viene venerato come un Dio? L’unica spiegazione che mi viene in mente è che lo reputino una specie di Messia, di incarnazione di Dio sceso in terra per aiutarli; ma quale Dio ordinerebbe l’uccisione di una qualsiasi persona? O la tortura di bambini per soldi? Che Dio sarebbe questo?
Trovo inquietante come la nascita di quest’organo che aveva gli obbiettivi di aiutare la gente si sia trasformato in un organo spietato e violento.
Di per sé era nato come un gruppo fuori legge, ma con ideali “nell’ambito della legge”. Ma cosa è accaduto per portare una simile “associazione benefica” in un’associazione del pecunia non olet (i soldi non puzzano)? Forse i cittadini vengono lasciati prima o poi in secondo piano malgrado tutto, per lasciare il posto a soldi e potere. E la causa di questo potrebbe essere la mancata istruzione? Cosa che, a prova della mia teoria, è temutissima dai mafiosi.
Poco tempo fa è uscito un film su questo argomento nel quale gli attori erano veri e propri mafiosi nella vita reale. Mi stupisce come dei gruppi minori formati da ragazzi poveri aventi nulla in tutto voglia così sfrenatamente arrivare ai livelli dei grandi Boss. Il film narrava di ragazzi poveri che ammazzavano i componenti delle mafie maggiori per prendere poi un giorno il loro posto, con l’unico risultato poi di essere uccisi.
Ecco cosa conta realmente: i soldi. Chi più ha più è rispettato. Una specie di legge della jungla la quale ancora oggi vale per non solo i mafiosi, anche per i nostri politici.
Questi poi non andiamo a pensare che non abbiamo nulla a che fare con la mafia perché, come detto da Rita Borsellino, due organi incombenti sullo stesso territorio o si scontrano o si accordano tra loro, e dato che uno scontro non c’è ancora stato possiamo solo dedurre che vi sia qualche sorta di accordo. E questa, se posso dirla tutta, è una schifezza a mio parere. Lo Stato ribadisce e persevera nell’ordine e nella legalità nella propria nazione, ma poi proprio loro finiscono nella rete? “E qui ci casca il morto” direbbe mia nonna.
Quanti indagati ci sono in Italia per associazione a delinquere? Forse il 40% dei politici. Forse. Perché si spera ancora nella coerenza tra parole e fatti?
Sicuramente parlando con un mafioso questo dirà che la mafia è la sua famiglia, che è quella che lo ha accolto e che lo ha aiutato.
In un certo senso ha ragione. Insomma, un ragazzo che vive per strada e cerca un luogo dove vivere, dove poter vivere cosa può fare se non unirsi ad un’associazione che gli fornisce qualsiasi cosa egli voglia in cambio di una sola cosa: eterno servigio.
Questo passerebbe così dal non avere nulla all’avere una famiglia che gli guarda le spalle e che, in caso di morte, cercherebbe vendetta per la sua perdita.
Poi il fattore orgoglio. Credo molta gente sarebbe molto fiera di sé nell’essere all’interno di una delle bande più temute a livello nazionale e di essere imbattibile perché ha pure lo Stato che gli fa da scudo. Per non parlare poi dei soldi che ottengono coi loro “lavori” svolti. Basti osservare le auto ed i vestiti di alcuni di loro…non molta gente potrebbe permettersi tali lussi.
Questo è cibo per i denti e profondo desiderio per quella povera gente abitante nelle zone sperdute e dimenticate del Sud Italia. Nessuno si occupa di loro e persino colui che li tutela, lo Stato, si è scordato di loro. Perché stargli accanto quando si può entrare nella mafia che addirittura ti fa regali e ti guarda le spalle?
In fin dei conti a chi importa se per ottenere qualche mazzetta deve prima ammazzare un anti-mafioso?
A me. Ed ecco perché ribadisco che malgrado tutto la mafia debba essere eliminata perché ormai diventata una caria enorme all’interno dell’Italia. E che serva pure come lezione allo Stato: ecco cosa succede quando ci si dimentica di qualcosa o lo si lascia in secondo piano perché reputato inoffensivo. O addirittura quando si collabora con esso perché tornante comodo.
Onestamente mi sento male per quei ragazzi che sperano di trovare casa all’interno della mafia, ma poi mi rendo conto che non è colpa loro: non hanno un’istruzione. Eppure credo che persino loro abbiano intuito e che sappiano che sarebbe compito dello Stato aiutarli e salvaguardarli e dar loro una casa e probabilmente costituisce un motivo in più per loro d’entrare a far parte di questi clan.
Il problema sta nel fatto che lasciare senza istruzione e senza nulla la gente faccia troppo comodo alla Mafia: ricca, spudorata. E mi pare faccia troppo comodo anche ai nostri politici.
Qui servirebbe un cambiamento radicale all’interno. Una volta smantellato e ricostruito da cima a fondo si potrebbe sperare in qualcosa di migliore, ma per ora per noi ragazzi non rimane altro che studiare, comprendere la mafia e prevenirla se non addirittura distruggere quella parte presente in noi stessi.
D’altronde, siamo noi giovani il futuro no?
MATTEO BALLINI
Fin dal XIX secolo in Italia è presente la mafia.
All’inizio era un gruppo di delinquenti che rapinavano e derubavano case e negozi, ma oggi sono un vero e proprio problema. Si sono così infiltrati nella vita di tutti gli italiani che sono riusciti a penetrare persino in politica.
Secondo me i mafiosi sono delle persone senza testa e senza cuore tanto ad arrivare a vendersi per i soldi. Queste persone ammazzano e trafficano droga creando disagio e paura all’interno dei cittadini e dello Stato italiano.
Molti sono i morti caduti, i cui familiari io stesso ho incontrato ad un convegno, in cui presentavano le esperienze vissute.
Da un altro punto di vista invece capisco anche i disperati che entrano nella mafia perché lo Stato italiano ancora oggi non è in grado di fornire lavoro ai giovani e più del 40% dei giovani sotto i 28 anni è disoccupato. Quindi, a quel punto i poveracci cosa fanno? La mafia ti offre lavoro ben pagato e tanto potere però a discapito di un prezzo troppo alto per chiunque. Il debito a vita con il clan, che poi se tradisci ti punisce con la morte. La mafia italiana è al primo posto tra le più potenti del mondo.
L’unica soluzione per risolvere questo terribile confronto con la vera realtà è quella di educare i giovani all'”antimafia” grazie a testimoni che l’hanno provato sulla loro pelle come Rita. Sperare in un futuro è quello che le persone stanno iniziando a fare
Come dice Rita questo tocca a noi perché noi siamo il futuro.
VIOLA BENATTI
La mafia è un’organizzazione criminale che esiste da cento anni circa in Italia. L’obbiettivo che i mafiosi cercano di raggiungere è quello di arricchirsi con l’illegalità, cercando di imporre la loro volontà con la violenza. Fanno questo in ogni modo e non interessa come e quando.
Le origini della mafia sono siciliane, comunque organizzazioni criminali simili si sono sviluppate nel Sud dell’Italia, come la Camorra o la ‘Ndrangheta, esportate poi al Nord e in altre parti del mondo come gli Stati Uniti.
All’inizio cercava di sostituirsi allo Stato, poi evolvendosi ha tentato di corrompere i suoi rappresenti per continuare indisturbata i propri affari. Con questo obiettivo si è macchiata di numerosissimi crimini: uccisione di rappresentanti politici, giornalisti o persone comuni che cercavano di contrastarla.
Si è evoluta nella storia, soprattutto quando lo Stato Italiano ha iniziato ad arrestare tanti suoi rappresentanti, durante il cosiddetto “Maxi Processo”.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono stati i due massimi esponenti dell’antimafia.
Erano due magistrati che hanno cercato di rispondere a questo fenomeno, finendo però barbaramente ammazzati.
I gradi di importanza dei componenti della mafia sono strutturati come in una piramide: il capo è quello che prende le decisioni più importanti, quello che dice è sacro e chi sgarra e non segue le sue parole rischia di essere ucciso. Dopo di lui ci sono solitamente i parenti più stretti, poi una quantità di persone che vengono “affiliate” ai clan, così vengono definite queste famiglie di criminali, sono i soldati che devono seguire perlopiù le sue decisioni.
All’inizio la mafia aveva un codice “d’onore” che prevedeva delle leggi che dovevano essere rispettate; ad esempio quella di non uccidere i bambini. Ora invece questo codice non esiste più e la mafia è diventata ancora più violenta e spietata.
Il suo commercio ora si basa soprattutto sulla droga, che è il suo mercato principale.
Altri settori che fanno parte del commercio mafioso e camorristico sono i rifiuti tossici, scaraventati e sepolti in cave abbandonate.
Quando qualcuno deve o doveva smaltire sostanze tossiche e nocive i mafiosi si facevano avanti proponendo un prezzo molto basso rispetto a quello dei demolitori certificati, dicendo che avrebbero smaltito loro le sostanze. Invece le prendevano e le sotterravano sotto terra in luoghi non pubblici, come ad esempio cave abbandonate.
E’ molto facile dare un giudizio su questo argomento essendo così lontani, è semplice condannare la mafia non avendola vicino a noi. Se invece ci mettiamo nei panni di chi vive in prima persona e nel proprio territorio questo tremendo fenomeno penso che sia davvero difficile dire cosa si pensa perché potresti pagarne le conseguenze. Ecco perché ammiro molto la figura di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, non hanno avuto paura e hanno lottato fino alla fine per rendere l’Italia un paese migliore. Essi dicevano che nonostante sembri impossibile sconfiggere la mafia, essa è fatta di uomini e come tutte le manifestazioni umane avrà un inizio e una fine. Loro hanno combattuto per raggiungere la fine e questo è già un grande traguardo.
NICOLE COMERLATI
Mafia, il terrore degli imprenditori e dei proprietari di negozi. Mafia, Camorra, Cosa Nostra, Sacra Corana Unita, ‘Ndrangheta chiamatela come volete, ma la paura delle persone è sempre la stessa.
Mi hanno sempre presentato la mafia come una cosa orribile.
Quando ero piccolina, un giorno, sentii parlarne alla televisione e inconsciamente chiesi a mia madre: -Cos’è la mafia? – Mia madre mi rispose, dicendomi che era una cosa molto brutta che accadeva solo nel Sud Italia. Io lo richiesi a mio fratello e lui mi disse che erano degli uomini che andavano in aziende o negozi dicendo: – O mi paghi questi soldi al mese oppure io ti brucio tutto – Io naturalmente chiesi a mio fratello, perché questi uomini non andassero a denunciarli alla polizia e lui mi rispose che la maggior parte delle volte anche i poliziotti erano corrotti e che avrebbero quindi riferito ai loro “boss”, che questa persona si era rivolta alla polizia e così facendo il giorno seguente il povero imprenditore, si sarebbe ritrovato al posto del suo bell’edificio, fumo e cenere. Ed è giusto? Magari era il sogno di questa povera persona, che probabilmente aveva dedicato tutta la sua vita alla costruzione di quelle che ora erano macerie. Ed ora non ha più nulla grazie alla sete di soldi che c’è nel mondo. Si arriva, addirittura al punto, di favorire i soldi alla vita. Essere disposti a distruggere tutto il lavoro di una vita per soldi. E per di più, si arriva al punto che anche lo Stato che dovrebbe proteggere e garantire la felicità ai propri cittadini, cada in questo gioco sporco di soldi.
Inizialmente pagano e per non avere problemi arrivano addirittura a rinunciare a mangiare, a passare le notti in bianco con il terrore del pizzo. Finché, non ce la fanno più, non hanno più soldi e così misteriosamente muoiono.
Ormai si sente parlare così tanto della mafia che i giornali non ne parlano più. Penso che tutti debbano ritrovare in sé stessi quello che viene chiamato buon senso e farlo emergere, dicendo a gran voce che questo non è giusto.
GIULIA CORAZZA
È ormai noto che uno dei problemi dell’Italia, in particolare della parte meridionale, è la mafia: il complesso insieme di organizzazioni criminali nate in Sicilia molto tempo fa che ancora oggi creano difficoltà. Con il passare degli anni si è spostata anche in altre regioni del sud come la Puglia (dove prende il nome di Sacra Corona Unita), la Calabria (dove viene chiamata ‘Ndrangheta) e la Campania (dove è conosciuta come Camorra).
Molte persone hanno cercato di fermare questo fenomeno, a partire dagli stessi concittadini dei così detti boss mafiosi che hanno provato ribellarsi alle ingiustizie, quali il pizzo e la corruzione, che venivano loro imposte, fino ad arrivare a famosi magistrati come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.
Spesso però questi uomini vengono uccisi e talvolta con loro muoiono anche i loro famigliari. La mafia infatti non perdona e se le metti i bastoni tra le ruote non si fa problemi a vendicarsi in modo brutale e feroce.
In tutti questi anni è cresciuta sempre di più sino ad arrivare ad avere un “esercito”, se così di può chiamare, di uomini pronti ad obbedire agli ordini dei loro superiori. Molti di questi sono uomini che si sono trovati a far parte dell’associazione mafiosa perché non avevano altra scelta. La mafia infatti propone alle persone con difficoltà economiche la possibilità di lavorare per lei con la garanzia di essere sotto la sua protezione. Una volta entrati in quel giro però, non vi è più possibile uscirne: se qualcuno osa rivelare qualche nome o qualche attività illegale commessa dalla mafia, quest’ultima non si farà problemi a mandare qualcuno a uccidervi o a danneggiare la vostra proprietà, come un negozio, la macchina o la casa.
Spesso mi è capitato di sentir dire che L’Italia corrisponde a “Pizza, Mafia e Mandolino”, come se non esistessero tutte le città storiche che fin dall’epoca dell’Impero Romano sono famose per la loro bellezza.
A volte magari basterebbe semplicemente saper dire di no, per quanto sia difficile, o tentare di reagire a queste ingiustizie e magari con l’aiuto dello Stato si potrebbe riuscire a sconfiggerla perché a mio parere gli abitanti di queste regioni colpite hanno tanta speranza e voglia di fare. Forse non tutti, ma molti di loro sognano di vivere in un posto dove comandano persone competenti e istruite, perché, come ha detto Rita Borsellino lo scorso venerdì al Palazzo della Gran Guardia, spesso i capi di queste organizzazioni sono ignoranti.
IACOPO CORRADI
La mafia è un organizzazione criminale che ha come unico scopo l’accumulo di denaro e l’acquisizione di potere. Ci sono vari tipi di mafie: “Cosa nostra” in Sicilia, ‘Ndrangheta in Calabria, la Camorra in Campania e la Sacra Corona Unita in Puglia.
Queste società a delinquere hanno tutte lo stesso scopo, pur usando metodologie diverse, ma la finalità è sempre quella di conquistare con la violenza il territorio e il denaro, per questo motivo le mafie hanno varcato il territorio italiano espandendosi in gran parte dell’Europa e nel resto del mondo.
Il mezzo con cui la mafia si arricchisce è lo sfruttamento delle situazioni di povertà e di ignoranza. Il nucleo di partenza è sempre la “famiglia” o clan. L’interesse mafioso riguarda anche l’apparato politico, comprando o ricattando politici e amministrazioni, gli interessi concreti delle mafie sono: le grandi imprese edilizie, smaltimento dei rifiuti, mercato della droga, sfruttamento della prostituzione, riciclaggio del denaro sporco. Lo stato in molti casi, attraverso i suoi rappresentanti, si è dimostrato debole e corrotto piegandosi al potere mafioso; al contrario abbiamo numerosi esempi di magistrati, commissari, carabinieri e gente civile che in vari modi hanno cercato con il loro esempio e con il costo della propria vita di opporsi al potere della criminalità organizzata, ad esempio i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino uccisi dalla mafia siciliana. Queste morti non sono passate senza risultato attraverso manifestazioni, associazioni che danno speranza per un futuro migliore nel nostro meridione. Come diceva Falcone: “La mafia è un organizzazione umana e come tale prima o dopo finirà”.
CATERINA DE’MANZONI
Non sentiamo parlare così spesso di mafia come ci si aspetterebbe per un problema mondiale. Infatti, essa è un fenomeno ormai diffuso in tutto il mondo, basti pensare semplicemente ai nomi delle mafie: mafia cinese, mafia russa, Cosa Nostra, mafia italiana. La domanda, che probabilmente molti si pongono e che anch’io mi sono posta, è come abbia fatto a diventare un problema a livello internazionale e oltre.
La mafia siciliana nasce e si sviluppa lungo tutto il corso dell’Ottocento. In realtà i suoi “fondatori” come possiamo chiamarli, sono i briganti che imperversavano nel Meridione, ormai dimenticato dal nuovo Governo italiano che proprio verso gli anni Sessanta dell’Ottocento scriveva carte su carte per industrializzare il nord Italia. Nel sud, infatti i livelli di alfabetizzazione erano bassissimi e la vita era come al Medioevo, dove i contadini erano sotto il padrone e lavoravano tutto il giorno nei campi. I briganti procuravano il denaro a loro stessi e a quelli che non l’avevano. Fu questo il motivo che spinse poliziotti, preti, ufficiali e generali a chiudere non solo un occhio, ma tutti e due e lasciare che il brigantaggio crescesse fino a divenire quella che oggi noi chiamiamo mafia. Come mai allora è diventata un problema mondiale? Ormai la questione era cresciuta e i politici erano corrotti come i poliziotti che coprivano le spalle ai mafiosi: sembrava che nessuno potesse fare più nulla. Passarono gli anni e arrivò il Novecento. Proprio quando Giovanni Giolitti provò a industrializzare il Meridione scoppiò la Prima Guerra Mondiale. Appena finì, la mafia non ci pensò due volte: prese la situazione economica in mano e si insinuò (per quanto poteva) in Italia e, già che c’era, in Europa. Arrivò anche la Seconda Guerra Mondiale e dopo questa finalmente la pace, anche grazie alla mafia. Basti pensare che lo sbarco in Sicilia fu organizzato e finanziato da mafiosi. Ora il problema del Mezzogiorno riguardava non solo l’Italia, ma il mondo intero che aveva appoggiato la mafia.
Oggi esistono varie associazioni mafiose: la ‘Ndrangheta in Calabria, Camorra in Campania, Sacra Corona Unita in Puglia, Mafia in Sicilia e Cosa Nostra negli Stati Uniti d’America. Sono in varie parti del Mondo, ma hanno tutte lo stesso scopo: investire denaro. Per farlo commerciano in droghe, armi, prostituzione e qualsiasi altra attività possa fruttare a loro. Se necessario corrompono. Corrompono dai politici alle famiglie in crisi economica. Ed è per questo che ormai non possiamo eliminarla: la mafia ha preso molte vite, non nel senso che ha ucciso molte persone, ma che ha reso la loro vita dipendente da loro. Credo sia per questo che è difficile trovarla e soprattutto denunciarla: tutti la coprono e a tutti serve. Penso che ormai non si potrebbe fare a meno della mafia. Prendiamo come esempio l’Italia. Un paese in crisi, così tanti debiti che ce ne bastano per vent’anni, l’unica organizzazione che in alcune zone offre lavoro è la mafia. Diciamolo che, arrivati a questo punto, si dovrebbe ricominciare tutto da zero. Siamo diventati troppo dipendenti dalla mafia, ma io credo che ci sia ancora un modo. Dobbiamo solo convincerci che la mafia non è il solo metodo per rimanere a galla, che possiamo farcela se solo rimaniamo insieme. Tutti vogliono eliminare la mafia…e allora facciamolo. Forse, il passo più difficile sarà ricominciare, ma come ho già detto ricominceremo, da zero questa volta, e non ci sfuggirà niente. Non è semplice, e questo tutti lo sappiamo bene, liberarci dalla mafia, ma se si provasse, anche solo con un piccolo stato sono certa che funzionerebbe. Perché siamo uomini, e gli uomini, se sono capaci di fare cose orribili, possono anche rimediare. Falcone e Borsellino sono un ottimo esempio per noi delle nuove generazioni, ma anche per gli altri, quelli che hanno visto e sentito personalmente.
Noi, come classe, abbiamo avuto la fortuna di incontrare la sorella di Paolo Borsellino: Rita Borsellino. Lei ci ha parlato del fatto che la mafia si può sconfiggere e non si deve avere paura perché tutti insieme potremo farcela. E sono sicura che ce la faremo, perché chi ci rovina la vita, magari anche se noi non lo sappiamo, deve essere fermato.
La mafia, ovviamente, non è un organizzazione che fa del bene: pensa soltanto ad avere soldi. Resta il fatto che, per farlo, corrompono molte persone, tra i quali anche i politici. Ed è così che la mafia ormai è dappertutto e sembra quasi che non possiamo farne a meno. Ai tempi nostri, a Napoli, in Calabria e in generale nel sud Italia, la mafia ha preso vite intere, ma non ci possono fare niente, perché di sicuro ci saranno bambini che saranno stati cresciuti da genitori che insegnavano loro che dovevano assolutamente pagare il pizzo perché altrimenti la loro attività avrebbe chiuso. Purtroppo non posso dire che se smetti di pagare il pizzo sei fuori dalla mafia e ti fai una nuova vita: o vieni ucciso, o sprofondi nell’oblio. Ormai l’economia mondiale è tenuta in piedi dalla mafia, gli Stati Uniti, la Cina e la Russia, non a caso sono le potenze economiche mondiali. I soldi sono lì: dai mafiosi di Cosa Nostra e mafia cinese. E questo non è un argomento discutibile, perché è così e basta. Se, così tutto di un colpo la mafia non esistesse più, l’economia non cadrebbe: si indebolirebbe, sarebbe sull’orlo del baratro, ma non cadrebbe. Perché noi uomini, l’ho già detto e lo ripeto, possiamo fare grandi cose. Se abbiamo persone intelligenti votate al male e alla corruzione, ovviamente penseranno qualsiasi cosa pur di non farsi mettere i bastoni fra le ruote. Questo vuol dire anche che, se le stesse persone pensano a fin di bene, molto probabilmente si potrebbe creare qualcosa di meraviglioso, che forse, in questo Mondo manca.
CATERIAN MENEGATTI
La Mafia è un organizzazione criminale, un sistema di criminalità organizzata, che lotta in modo crudele per ottenere soldi e potere, utilizzando violenza e praticando atti terroristici.
Essa è nata in Sicilia nella metà dell’Ottocento e ora vuole avere il controllo dello stato attraverso la corruzione e gli attentati.
E’ considerata l’anti-stato, o uno stato all’interno dello stesso stato stesso, dove l’illegalità (prostituzione, droga, crimini) è sempre presente.
Quest’organizzazione nasce in Sicilia, dove è chiamata Cosa Nostra, e si diffonde soprattutto nel mezzogiorno italiano, in Calabria con la ‘Ndrangheta, in Campania con la Camorra e in Puglia con la Sacra Corona Unita, ma oramai è diffusa in tutto il territorio italiano, anche se si percepisce ancora come un fenomeno del meridione.
Alla mafia si oppongono le persone che credono nella giustizia e nella legalità, che sono contro alla droga, al terrore e alla illegalità, che cercano di costruire un Paese corretto in cui le leggi vengono rispettate e in cui si possa vivere sereni in tranquillità senza paura di omicidi e attentati, corruzione e droga.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, assassinati entrambi ad un mese di distanza da dei mafiosi, sono solo due delle tante persone che partecipano alla lotta contro la Mafia.
Ovviamente sono sorte molte associazioni e gruppi anti mafia e a scuola ci educano al rispetto della legge e della legalità. Ci viene offerta la possibilità di partecipare a convegni, con i famigliare dei personaggi assassinati, per non dimenticare che la mafia è sempre presente, anche se non si percepisce, ed è ancora una minaccia.
Ovviamente questa associazione criminale agisce in segreto e per questo molte persone ignorano la sua presenza, fino a quando non ne viene a contatto.
Non sono sicura del fatto che si possa eliminare del tutto, ma sicuramente si può diminuire, si possono prevedere i suoi movimenti e controllarli. Bisogna essere più informati su questo argomento, che si prende a volte alla leggera perché si pensa di esserne esclusi, si pensa che non ci appartenga e di essere al sicuro, ma qui c’è in gioco il vero destino dell’Italia. E allora solo tutti insieme potremo unirci per aiutare il nostro paese a liberarsi da un grande peso che ci minaccia tutti. Aiutare anche i ragazzini più piccoli a capire il significato, seppur complicato, di quello che comporta la mafia in Italia, riunire i ragazzi più grandi e farli partecipare attivamente alla vita politica, cercare in tutti i modi di essere più numerosi per poter dimostrare che “noi” siamo di più e più forti, senza paura.
Penso che la Mafia sia “qualcosa” che rovini a pieno il nostro Paese, che rovini il duro lavoro di persone che hanno sudato per far rispettare le leggi, perché le regole vanno rispettate da tutti e spero che insieme si riesca a costruire un futuro migliore, eliminando questo grande problema.
ANNA MORANDO
Con mafia si intende un movimento criminale organizzato che nacque in Italia e che ebbe i suoi inizi nell’Ottocento, ma che si sviluppò maggiormente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
È chiamata con nomi diversi a seconda del territorio: a Palermo mafia, a Napoli Camorra, in Puglia Sacra Corona Unita, in Calabria ‘Ndrangheta e negli Stati Uniti Cosa Nostra.
Questo movimento organizzato era nato con lo scopo di fornire ai cittadini quello che non veniva dato dallo Stato; ma niente viene dato per niente.
Verso la fine degli anni Cinquanta la mafia “entrò” nel mondo della politica, legando a sé uomini, che in cambio di una sicura elezione, l’avrebbero favorita negli abusi edilizi, nel traffico della droga e della prostituzione.
Questo movimento agì indisturbato, provocando la morte di quanti gli si opponevano; ma all’inizio degli anni Ottanta venne approvato il reato di associazione a delinquere mafiosa e fu creato un pool antimafia, costituito da quattro magistrati, tra i quali i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Il risultato fu un maxiprocesso contro la mafia che portò in carcere più di quattrocento mafiosi.
Più tardi, nel 1992, la mafia uccise i giudici Falcone e Borsellino (con la loro scorta), accusati di aver inferto colpi decisivi al potere mafioso, come fu effettivamente.
Per non dimenticare questa tragica data, il 13 maggio ho partecipato con la mia scuola ad un incontro speciale con la sorella di Paolo Borsellino (Rita) a un convegno in Gran Guardia sulla legalità.
La frase che mi ha colpito di più della signora Rita è questa: “Uno dei più grandi scopi di Paolo era quello di recuperare la dignità umana!”.
La mafia infatti toglie la dignità alle persone, perché prima si dimostra amica del singolo cittadino, “regalando” beni e lavoro, ma poi gli toglie tutti i propri averi, perché non dà mai niente in cambio di nulla.
Questo movimento criminale arricchendosi impedisce così lo sviluppo economico dell’Italia, divenendo un grandissimo ostacolo per gli investimenti.
Senza la presenza della mafia nelle casse dello stato entrerebbero più soldi e così il nostro Paese potrebbe riuscire ad “uscire” da questa grande crisi.
Io sono contraria alla mafia, perché sfrutta la gente e toglie alle persone la propria dignità.
ALESSANDRO RANCAN
Il termine “mafia” esprime un concetto molto complicato che ha coinvolto, coinvolge e purtroppo credo coinvolgerà ancora per molto tempo la nostra società.
Ho sentito dire nel corso di una trasmissione che la mafia è simile ad un cancro che insidioso attacca le varie attività di una comunità e le minaccia nel modo più grave che possiamo pensare. Ritengo che questo esempio, impressionante, sia incredibilmente veritiero e riesca a farci capire quale è, e quanto grave è, il problema che stiamo affrontando.
Innanzitutto con il termine mafia si vogliono identificare varie organizzazioni criminali che operano sia in Italia che nel mondo; oltre a questo ci si riferisce anche ad un modo di pensare e di agire che rovina profondamente il cuore di intere comunità.
Nel nostro paese si distinguono diversi gruppi mafiosi che sono la “‘Ndrangheta” in Calabria, “Cosa Nostra” in Sicilia, la “Sacra Corona Unita” in Puglia ed infine la “Camorra” in Campania.
Storicamente la mafia nasce in Sicilia nell’Ottocento; dalla Sicilia, purtroppo, questo sistema criminale prese piede e si diffuse in altre aree della nostra penisola e all’estero, arrivando anche agli Stati Uniti.
L’arrivo negli USA segnarono per la mafia la sua più grande svolta, infatti si incrementarono loschi traffici tra i quali il riciclaggio di denari sporchi da attività criminose, traffici legati alla droga, alla prostituzione e, infine, all’immigrazione clandestina.
Credo che il problema sia veramente enorme e penso che oggi, anche se le forze dell’ordine sono costantemente impegnate nella lotta contro tutte le varie organizzazioni, difficilmente riusciranno a raggiungere dei risultati soddisfacenti.
Fino ad ora mi pare infatti che, anche quando si raggiungono dei risultati che portano all’arresto di capi mafia importanti, le organizzazioni, superato il primo momento, si riprendono e continuano ad operare come in precedenza; il progetto criminale subisce una “sosta” ma poi riprende ad operare indisturbato e a volte più feroce di prima.
Una cosa che mi ha molto colpito, detta sia dalla professoressa Bianchi sia da Rita Borsellino, sorella del magistrato assassinato con la scorta, che ho avuto l’opportunità di ascoltare qualche giorno fa, è stato il modo in cui i mafiosi riescono a convincere non solo le persone, ma anche interi Comuni, ad entrare nel “giro” della mafia: li ricattano, offrono ai singoli individui facili fonti di guadagno e di ricchezza, minacciando però di morte loro o i loro familiari, nel caso in cui confessino a qualcuno la proposta avuta. Mi lascia veramente turbato il fatto che dicendo il primo sì, colui che lo dice è “segnato”, e con lui la sua famiglia.
Penso che i magistrati Borsellino e Falcone siano stati e siano ancora due punti di riferimento per tutti perché loro hanno trovato il coraggio (che a tanti viene a mancare) di denunciare le criminalità organizzate per combatterle, consapevoli del rischi a cui andavano in contro, anche a costo della loro vita, ma pronti a tutto pur di difendere il paese da quella pessima cosa che si stava diffondendo.
Spero che siano in tanti a sentire l’obbligo morale di denunciare tutto quello che è illecito e credo che solo così si potrà cercare di porre fine a tutto questo.
Probabilmente non riusciremo a mai sconfiggere la mafia, ma credo che se ciascuno di noi, ognuno nel suo piccolo, riuscirà a ribellarsi a questo “mostro” che si basa, oltre che sulle armi, anche sul silenzio di tutti quelli che vedono, ma non denunciano, che subiscono e non parlano, allora almeno riusciremo ad isolarla ed onoreremo tutti coloro che, operando con coraggio, hanno pagato con la vita il loro “NO ALLA MAFIA”.
CARLO ZARATTINI
La Mafia è un insieme di persone che ammazza, sottrae soldi e commette azioni illegali per proprio interesse. Da quello che ho capito la Mafia è stata, è e sarà uno tra i nemici più difficoltosi da sconfiggere per l’uomo.
Ma sconfiggerla non è impossibile, ce lo hanno dimostrato Falcone e Borsellino, ce lo stanno dimostrando tante persone e, speriamo, ce lo dimostri tanta altra gente.
Molti anni fa la Mafia si sostituiva allo stato aiutando i cittadini del meridione ricavandone potere e controllo sul territorio, promettendo un lavoro a tutta la famiglia, proteggendoli, commettendo però azioni malvage. Anni fa prevaleva l’aspetto “romantico” della mafia in quanto in realtà il cittadino riceveva un aiuto reale da essa anche se illegale e gli uomini di “Cosa Nostra” riuscivano a mantenere un certo ordine nella società. L’aspetto romantico della mafia cessa di essere in quanto oggi sempre di più questa organizzazione agisce illegalmente per i propri stretti interessi senza più guardare il cittadino. Oggi sempre più persone si stanno staccando da questa organizzazione per avvicinarsi alla legalità e quindi allo Stato. Come esempio di questa situazione si può prendere in considerazione quanto successo la mattina del 19 Maggio 2016 quando, poco dopo le 2:00, in Sicilia è stato effettuato un attentato da parte delle due famiglie “pilastri” della mafia siciliana Santa Paola e Riina nei confronti del presidente del Parco Naturale Nazionale dei Nebrodi, Giuseppe Antocci. Quest’ultimo si è attirato l’odio di queste famiglie in quanto ha fermato, con “il protocollo di legalità”, il traffico di concessioni da parte della regione verso la mafia. “Cosa Nostra” è riuscita a prendere in gestione quattromila ettari di terreno che paga quindici euro all’ettaro l’anno e per i quali riceve dalla Comunità Europea trecento euro di sovvenzione. Il governatore della Sicilia, assieme ad Antocci, con il protocollo ha obbligato le persone che volevano usufruire della concessione della regione a presentare un certificato antimafia. A questo punto il traffico di contributi di “Bruxelles” è stato tagliato e la nuova mafia dei pascoli si trova senza entrate per alcuni milioni di euro l’anno. Il nome “Mafia dei Pascoli”, è un modo per definire le famiglie di “Cosa Nostra” che da decenni hanno messo le mani su migliaia di ettari di terreno pubblico, guadagnando milioni di euro. Questo attentato è stato organizzato nei minimi dettagli, bloccando la strada che percorreva la scorta e Giuseppe con dei massi, e aggredendoli con delle bombe “Molotov” e con dei fucili che hanno colpito l’auto. Li ha salvati la macchina blindata e la Polizia di scorta.
Quello che mi fa sperare nel futuro è che il presidente Antocci invece di apparire, alla stampa, spaventato e pentito per essersi messo contro il potere mafioso, si è espresso così: “Quello che mi è successo stamattina mi fa capire che siamo sulla buona strada.”