Progetto di educazione alla legalità e alla cittadinanza consapevole
Incontro con Domenico Quirico
ESODO – STORIA DEL NUOVO MILLENNIO
30 settembre 2016 – Teatro Alcione
Relatore: Domenico Quirico, giornalista, reporter, scrittore
Bella, lucida, disincantata, commovente, appassionata eppur tagliente, precisa e circostanziata, trasgressiva e sincera, storicamente inappuntabile, straordinariamente genuina e vissuta sulla propria pelle: così è stata la descrizione che il giornalista Domenico Quirico ha fatto del “migrante”.
Nell’introduzione la prof.ssa Galletta ha illustrato per sommi capi i temi che Prospettiva Famiglia toccherà in questa stagione appena incominciata; successivamente la dott.ssa Zivelonghi ha presentato il nostro ospite, illustrando chiaramente il suo percorso professionale e umano e sottolineando la sua enorme conoscenza del Vicino Oriente e del Nord Africa: zone che Quirico ha conosciuto personalmente, avendovi trascorso periodi importanti ed avendo vissuto da vicino la realtà di queste zone, dilaniate dalla guerra, dalla fame e da “regimi- fantoccio”, frequentemente sostenuti da potenze straniere. Prima di passare la parola al nostro relatore, il trio “Samar Oukazi” ci ha allietato con un paio di brani musicali della tradizione araba e mediterranea. Poi è stato il momento di Domenico Quirico.
Innanzitutto, egli ha illustrato il concetto di viaggio per un migrante: il migrante – diversamente da noi – ha un concetto di viaggio che travalica le dimensioni di tempo e di spazio. Quando noi partiamo, abbiamo un’idea piuttosto precisa di quando partiremo e di quando arriveremo; il migrante no. Un bel giorno egli lascia il suo villaggio, ma non ha la più pallida idea di quando arriverà; Quirico ha conosciuto migranti che hanno impiegato 5 o 6 anni per arrivare alla mèta. Essi partono, ma quasi subito devono superare i controlli: controlli che – specie in questi Paesi – sono fatti da forze militari non istituzionali, corrotte e pronte a depredare il migrante, spogliandolo del poco che ha. Dapprima gli vengono rubati i pochi oggetti che porta con sé (cellulare, orologio, …), poi viene costretto a fare i lavori più umili per ottenere il lascia-passare o viene – specie se femmina – sottoposto ad altri tipi di “pedaggio”. Anche lo spazio è un’incognita: coloro che partono conoscono dei nomi, di cui però non hanno la minima conoscenza in termini di posizione geografica, ma semplicemente favoleggiano di essi, così come noi parliamo, sognando ad occhi aperti, di località esotiche, di cui non conosciamo bene la posizione. Essi non hanno la più pallida idea di quanti km passano fra Timbuctu e Hannover o di quanta distanza vi sia fra Yaoundè e Oslo. Amburgo, Parigi, Stoccolma e altri nomi rappresentano per loro solo un nome scritto su un foglietto o una città di cui hanno sentito un gran parlare, ma non sanno né dove si trovi, né come arrivare.
Quel che è certo, secondo Quirico, è che – contrariamente a quanto talvolta si legge o si sente – il viaggio di questi esseri umani è una convivenza continua con la sofferenza e con il dolore; coloro che partono, è come se passo dopo passo, km dopo km, perdessero una parte di sé, del loro fisico, della loro anima, del loro modo di vedere e sentire le cose. E noi conosciamo solo l’ultimo tratto di questo viaggio, che assomiglia tanto ad un calvario; conosciamo la tratta che li porta a contatto con noi, quella in cui salgono su un barcone e attraversano il Mediterraneo o l’Egeo e raggiungono le nostre coste.
Quando arrivano, non hanno il documento di identità: non perché non vogliano, ma semplicemente perché nei loro villaggi, nessuno ha il documento di identità, né spesso esiste un Ufficiale di stato civile o una qualunque struttura in grado di fare questo.
Quirico è stato con loro, ha vissuto con loro le peripezie di un viaggio sul barcone, è naufragato con loro, venendo salvato egli e gli altri 122 compagni di viaggio per pura coincidenza (un elicottero che incrociava sulla loro posizione, quando avvenne il naufragio).
Poi Quirico ci ha illustrato la differenza fra un migrante utile ed uno inutile; un concetto che pare essere stato introdotto dalla cancelliere tedesca e che distingue il migrante di un certo tipo (istruito, benestante).e capace di trovarsi una sistemazione, da quello povero e disperato Sostanzialmente, lo scorso anno, la Merkel dichiarò di volere in Germania tutti i migranti siriani: tali migranti erano quelli della borghesia siriana (piuttosto benestanti e fuggiti da una guerra civile senza fine), quindi migranti un po’ particolari: migranti arrivati in Europa con imbarcazioni di lusso e con abbastanza soldi per affrontare una nuova vita e per agganciare nuovi contatti. Essi vestono come noi occidentali e quindi sono più “accettabili”. Al contrario, il migrante per Quirico è proprio l’altro: quello povero, quello che non ha un titolo di studio, non ha particolari specializzazioni e l’unica cosa che può offrire è la propria voglia di lavorare. Poi Quirico ci ha chiaramente detto che questi migranti cambiano radicalmente durante il viaggio; essi perdono a poco a poco pezzi di sé, della propria anima e quando arrivano sono persone sicuramente diverse. Se volessimo capire chi erano veramente, dovremmo percorrere il viaggio a ritroso e troveremmo pezzi di essi, del loro carattere, della loro anima: li troveremmo sui sassi, nella boscaglia, nelle rocce e nella sabbia del deserto che essi hanno attraversato. Quando arrivano – in questo viaggio di duro, continuo, interminabile dolore – essi sono molto diversi rispetto a quando sono partiti; non c’è nessuna “invasione” come teme qualcuno, non c’è un viaggio predefinito, ma semplicemente l’obiettivo permanente di arrivare. Essi non sono l’ideale di migrante della Merkel, anzi; ma Quirico dice una cosa fondamentale: indipendentemente dal tipo di “migrante” che essi rappresentano (ricco o povero, utile o inutile, …), essi sono esseri umani e come tali meritano la dignità ed il rispetto perché l’essere umano è sacro ed inviolabile. Quirico taglia corto su certi messaggi politici puramente propagandistici (“i migranti arrivano con un sacco di soldi in tasca”, “i migranti hanno cellulari di ultima generazione”, …).
La verità è che essi arrivano in condizioni davvero disperate e sta alla vecchia Europa riscattarsi, grazie a costoro che rappresentano la rivoluzione più importante del Terzo Millennio; l’ultima occasione, secondo Quirico, perché l’Europa si riscatti e dimostri di non nascondersi dietro il paravento dell’Unione Europea, ma affronti con decisione e serietà il fenomeno, partendo dall’idea di Quirico, che dove ci stanno in modo piuttosto agevole 550 milioni di persone, se ne possono ospitare anche 2 milioni in più, senza particolari drammi.
Infine, le parole di Quirico che minimizza su certi movimenti di destra che hanno fatto della xenofobia il loro cavallo di battaglia: per Quirico essi fanno solo un po’ di rumore e nient’altro. Da temere, invece, i governi che si comportano da falsi amici dei migranti perché, sempre secondo Quirico, costoro (albergatori, politici, …) sono i peggiori e si arricchiscono, ospitando i migranti a tempo indeterminato nelle strutture ricettive di loro proprietà (con “il pieno” garantito per un bel po’ di mesi) o chiedendo all’Unione Europa eccezioni di bilancio o soldi per coprire le spese di salvataggio, raccolta e alloggio, che dichiarano di aver sostenuto.
Ringraziamo il dott. Quirico che ci ha illustrato in modo molto lucido la situazione e ci ha fatto capire che il vero viaggio è quello del migrante: un viaggio che ha un’andata, ma non un ritorno.
Resta un po’ di rammarico per aver avuto solo poco più di un centinaio di persone al Teatro Alcione ad ascoltare un giornalista come ce ne sono pochi su questo tema e un trio musicale di rara bravura.
Speriamo di far meglio la prossima volta.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO