Progetto Scuola per Genitori
I DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO, IL RUOLO DELL’ATTENZIONE E DELLE EMOZIONI, LE DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA
13 ottobre 2016 – Centro Civico “N. Tommasoli”
Relatrici:
– dott.ssa Alessandra Giacobbe, psicologa e psicoterapeuta
– dott.ssa Barbara Santini, psicologa e psicoterapeuta
Serata con sala conferenza piena delle sue 100 persone, fra genitori, docenti ed educatori, interessati a cogliere dalle due brave psicologhe le indicazioni sui caratteri connotativi dei disturbi specifici dell’apprendimento e sulle contromisure per compensare/dispensare questa limitazione. La dott.ssa Sansone ci ha subito illustrato metodi statistici introdotti per identificare un DSA; dei metodi precisi per poter prendere decisioni chiare a fronte di una patologia che ovviamente è diversa da caso a caso (NO al luogo comune che “i dislessici sono tutti uguali”), Si sono quindi identificati il numero medio di s/s (sillabe per secondo) e quando un soggetto si trova a -2 rispetto al centro della gaussiana, si incomincia a parlare di dislessia. Le forme in cui si manifesta sono varie a seconda che consista in inversione delle lettere o delle sillabe (disortografia) oppure in difficoltà a leggere in modo accurato e/o veloce (dislessia). Vi sono poi casi in cui il disagio si manifesta nei calcoli matematici (discalculia) oppure nella coordinazione e nei movimenti che però possono comportare problemi anche nel linguaggio (disprassia). A normare il tutto, la Legge 170/2010 che definisce i DSA come quei disturbi “che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana”. (Art. 1)”. Sostanzialmente è una norma che tutela il diritto allo studio dei ragazzi dislessici e dà alla scuola un’opportunità per riflettere sulle metodologie da mettere in atto per favorire tutti gli studenti, dando spazio al loro vero potenziale in base alle loro peculiarità. In altre parole, vengono introdotte metodologie compensative (uso di strumenti di scrittura con correzione automatica del testo, uso di calcolatrici, uso di mappe concettuali, ..) e di metodi dispensativi (interrogazioni programmate, verifiche orali e non scritte, tempi supplementari per lo svolgimento delle prove, valutazione dei contenuti, non della forma, dispensa dal copiare e dal prendere appunti, dispensa dall’uso del corsivo).
Questo problema può essere diagnosticato solitamente solo dopo il 3° anno di primaria o addirittura anche dopo e sottende quasi sempre un problema di attenzione, ossia uno status per cui il bambino non riesce a mantenere l’attenzione su un argomento e tanto meno a concentrarsi; ciò comporta spesso il rischio di perdita di autostima nel soggetto e di conseguenza un peggioramento nei risultati scolastici; essendo elevato il rischio di entrare in un circolo vizioso (ciclicamente: insuccesso, bassa autostima, autoconvinzione di non farcela, riduzione dell’impegno e quindi nuovamente insuccesso e così via) è importante che il mondo che sta attorno a lui fornisca gli elementi per uscire da questo loop. Le due componenti del problema (cognitiva ed emotiva) contribuiscono in egual misura e vanno affrontate entrambe; da un punto di vista cognitivo è chiaro che il ragazzo ha poche armi a suo favore, non disponendo della capacità verbale di un adulto ed è quindi anche in difficoltà ad esprimere il proprio stato d’animo e le proprie emozioni; viceversa, da un punto di vista emotivo, serve che il ragazzo disponga di tutte le armi (endogene ed esogene) per uscire da questa situazione. Quelle endogene vengono direttamente da lui (impegno, coraggio, convinzione), quelle esogene invece sono esterne a lui come per es. l’aiuto degli altri o la fortuna.
Nel marzo 2013 è stata data attuazione ad un’altra importante norma sul tema ed è la Direttiva ministeriale del 27/12/2012 sui B.E.S. (Bisogni Educativi Speciali), ossia il “riconoscimento di alunni che possono manifestare Bisogni Educativi Speciali o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta”.
Importanti le considerazioni che ha fatto anche la dott.ssa Santini in merito all’attenzione che la famiglia deve dare al ragazzo o al bambino con questo problema: evitare di continuare a mettere il dito nella piaga (“è come dire di dormire ad uno che soffre di insonnia”), far sì che i fratelli lo facciano sentire protetto, esaltare le cose belle che fa e aiutarlo a capire che vanno giudicate le azioni, non la persona sono azioni importanti per accrescere la sua autostima e per indurlo a superare certi blocchi.
I miglioramenti ci sono, ci ha confermato la dott.ssa Giacobbe, anche se occorrono pazienza e metodologie chiare e precise.
L’ambiente in cui cresce il bambino è importante; vi possono essere famiglie dove il problema viene addirittura accentuato da genitori che continuano ad affondare il coltello (“sei sempre svogliato”), altre dove si punta il dito sul ragazzo fra le mura domestiche, salvo difenderlo a fronte dello stesso giudizio dato però dall’insegnante; altre ancora, invece, dove si prende coscienza del problema e si cerca di risolverlo con calma, supporto e amore.
Si è poi aperto, infine, il dibattito dove è emerso soprattutto l’esigenza di non far sentire il ragazzo un “diverso”, bensì di aiutarlo parlandogliene in modo molto lucido ed evitando di fare drammi, ma introducendo tutti quegli elementi che possono evitare di intaccare la sua autostima, solitamente già piuttosto bassa. Qualche insegnante ha infine segnalato le difficoltà pratiche a dare applicazione alla normativa o per mancanza dei ruoli adatti (documenti che dovrebbero essere compilati da uno psicologo e non da un insegnante) o per difficoltà burocratiche.
Resta il fatto che già parlare di queste situazioni, come si è fatto stasera, può aiutare ad affrontare con maggior lucidità l’argomento; infine, non dimentichiamo mai che i nostri figli hanno bisogno di tutto il nostro affetto e di tutta la nostra comprensione per costruire quella fiducia in sé stessi , che sola può permettergli di affrontare le difficoltà del mondo che li circonda.
Stiamogli vicini e avremo l’orgoglio di aver dato loro l’autostima che gli serve nei rapporti con gli altri e con la propria coscienza.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
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