Progetto di educazione socio-sanitaria
COME CREARE “PONTI RELAZIONALI” STABILI
TRA GENITORI, FIGLI E DOCENTI
3 novembre 2016 – Scuola media “G. Verdi”
Relatori:
- Renzo Viviani, responsabile del CSIOP
- Giancarlo Terracciano, kinesiologo, formatore
Quanti temi interessanti e toccanti ha proposta questa serata, ben gestita dal dr. Renzo Viviani e dal prof. Giancarlo Terracciano.
Tra l’altro il prof. Terracciano si è anche detto disponibile a svolgere qualche esperienza laboratoriale con docenti e genitori, che organizzeremo se ci manifestate interesse tramite i questionari di gradimento.
Davvero, a fermarsi ad approfondire ognuno di essi, ci sarebbe stato da trascorrere un paio di settimane. Il rapporto tra stato interiore e postura, il significato di RELAZIONE, di COMUNICAZIONE, la scala dei valori di Maslow e l’uomo come essere sociale ed infine la bellissima metafora del ponte, sono solo alcuni dei temi che i due relatori hanno toccato con sagacia e competenza. Aula Magna delle scuole Verdi piena in ogni ordine di posti e 130 persone ad ascoltare i nostri due bravi ospiti che hanno davvero fornito spunti di grande interesse su come costruire la relazione fra genitori, figli e docenti. Una relazione che “non basta costruire, ma va mantenuta nel tempo, esattamente come un ponte, per evitare che gli agenti atmosferici, le piene e l’acqua cheta li possano far crollare”.
Prima il dr. Viviani ha fatto una approfondita esegesi di termini come RELAZIONE e COMUNICAZIONE, intesi come sforzo sublime dell’uomo di stabilire un contatto (affettivo) con l’altro; “perché ognuno di noi ha bisogno di stabilire una relazione per essere riconosciuto, accettato ed amato”. Egli ha poi fatto un ritratto a tutto tondo del prof. Terracciano che ha fondato la sua vita sulla costruzione di ponti, dapprima come padre, poi come insegnante ed ora come formatore nelle aziende. Del libro di Terracciano, “I ponti dell’amore”, viene citato un passo dove l’autore si mostra estasiato da un vecchietto che siede sotto un grande albero e che nei suoi modi trasmette tutta la gioia e la serenità che deriva a chi ha costruito molti ponti nella sua vita, entrando in contatto con molte persone. Il prof. Terracciano ha poi sviluppato la metafora del “ponte”, con una attenta ed interessante traslazione delle componenti del ponte architettonicamente inteso (spazio vuoto, fondamenta, archi, sponda opposta, rivestimenti, …) con i corrispondenti elementi del ponte relazionale (visione, valori, step di avvicinamento, obiettivo, bellezza, …). Questi ponti vengono gettati sempre per uno scopo e quando lo scopo è forte, la maniera di realizzare il ponte si trova (“se il perché è forte, il come si trova”).
A volte lo scopo è di business (vedi le relazioni nel mondo del lavoro, gli stili di leadership, la comunicazione efficace, …), ma altre volte lo scopo è ben più elevato, forte e umanamente avvincente ed è il ponte che vogliamo costruire verso i nostri figli e fra docenti e allievi, in quella che chiamiamo alleanza educativa. Costruire un ponte è sempre un collegare due sponde diverse (“non si sta dicendo migliore e peggiore, bella e brutta, ma semplicemente diverse”), è consentire una relazione (!) fra due territori che sono separati da una soluzione di continuità (un fiume, una depressione, un’altura). Che cos’è che ci spinge a gettare il ponte? Il fatto che siamo esseri sociali, che abbiamo bisogno di essere riconosciuti e che vogliamo stabilire con i nostri figli una relazione empatica. Sappiamo tutti che, una volta costruito il ponte, tutti ci potranno passare sopra e ci si potrà transitare in un senso, ma anche nell’altro. E tutti sanno che il ponte si logora nel tempo, quindi va manutenuto e rinforzato periodicamente.
La bella similitudine con la nostra splendida città ha dato uno spunto interessante a come sarebbe stata e sarebbe se fosse senza ponti. Ed efficace è stato anche il richiamo del testo di Gibran (Il Profeta), laddove si equiparano genitori e docenti come estremità di un arco destinato a scoccare la freccia (i figli, gli allievi) verso il bersaglio.
“Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi. L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e con la Sua forza vi tende affinché le Sue frecce vadano rapide e lontane. Fatevi tendere con gioia dalla mano dell’Arciere; Perché se Egli ama la freccia che vola, ama ugualmente l’arco che sta saldo.”
Non meno interessanti i due filmati trasmessi, dove emerge dapprima che i nostri figli non chiedono genitori perfetti, ma solo (!?) genitori coerenti; nell’altro filmato, invece, emerge come la vicinanza fisica e la comune condivisione di esperienze diventa il cemento che supera anche i rancori ed i contrasti più forti. L’esempio che diamo ai nostri figli è la base del nostro “ponte” con loro; se non mostriamo lealtà, correttezza e sani principi, difficilmente il ponte si getterà sulla sponda opposta.
Ponti relazionali e ponti formativi: che differenza c’è? Nessuna, oserei dire, a condizione che in entrambi il motore che aziona la gru sia l’amore e la passione; la determinazione incrollabile nel voler stabilire una relazione con chi usa linguaggi, ha gusti e stili di vita, esigenze e visione del futuro, diverse dalle nostre. A noi il compito di entrare in contatto con loro, anche rimuovendo qualche nostro pilastro ormai sclerotizzato, per stabilire quel rapporto di fiducia e di stima reciproca che può davvero portare a risultati straordinari e inaspettati.
E’ la forza della squadra, è la forza del gruppo, è la forza dell’amore.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO