Progetto Scuola per genitori ed educatori
BULLI E PUPE
Come i maschi possono cambiare, come le ragazze possono cambiarli
Prof. ALBERTO PELLAI
26 gennaio 2017 – I.T.E.S. “Aldo Pasoli”
Relatore:
- Prof. Alberto PELLAI, medico e psicoterapeuta dell’età evoluiva
E bravo il professor Pellai! Davanti a circa 300 persone, ha saputo affrontare un tema davvero scivoloso come quello degli stereotipi di genere, affrontando il tema con grande competenza e rispondendo nel dibattito finale con sapienza e tatto. Ha dato risposte obiettive che hanno soddisfatto la platea come si poteva notare al termine quando molti si sono avvicinato al tavolo del relatore per complimentarsi.
Innanzitutto Pellai ha ricordato il momento in cui nacque il suo primo figlio; fu un momento in cui si trovò a decidere che tipo di padre avrebbe voluto essere. E ha ricordato dove erano i suoi nonni quando le rispettive moglie partorirono: entrambi erano al lavoro, uno nei campi e l’altro in giro con il suo carretto da ambulante; poi quando fu la volta di suo padre, invece, egli si fece trovare in sala parto. Due periodi completamente diversi in termini di abitudini sociali: nel primo prevaleva la necessità di lavorare e mandare avanti la famiglia e c’era poco spazio per permettersi di assistere alla nascita del primogenito, oltre che una diversa concezione del ruolo della donna.
Pellai ha proseguito richiamando le sue origini e sottolineando come sia suo padre che sua madre erano laureati – cosa non frequente per quei tempi – e che fecero un patto tale per cui, quando fossero arrivati dei figli (ne sono arrivati 4), lei avrebbe abbandonato la professione di farmacista. Così in effetti avvenne; che sua madre potesse svolgere con piacere il ruolo di madre, nessuno lo nega; analogamente, però, quando a distanza di tempo, lei rimembra il momento in cui ha abbandonato la professione, lo fa con un pizzico di dispiacere, lamentando come non vi siano state pari opportunità fra lei ed il marito.
Il nostro relatore è passato poi all’esposizione delle 4 componenti:
- sesso biologico;
- identità di genere;
- ruolo di genere;
- orientamento sessuale.
In particolare il ruolo di genere ha una valenza sociale e una individuale; Quella sociale prevede il ruolo che ciascun uomo e donna possono assumere all’interno della società; in alcune situazioni (vedi i Paesi arabi), la donna non può svolgere attività altrove considerate normali come guidare l’automobile o accedere ai livelli elevati dell’istruzione scolastica.
Relativamente ai nostri comportamenti sociali, il prof. Pellai ci ha mostrato un video, dove una ragazza viene truccata e modificata per una pubblicità, arrivando a distorcere la propria bellezza. Nei suoi studi, Pellai è arrivato ad identificare che – dato un campione di ragazze – queste erano distribuite secondo le varie categorie di peso (sottopeso, normopeso, sovrappeso, obese). Ebbene di quelle normopeso, ben il 50% riteneva necessario ridurre ancor più il proprio peso, mentre in quelle sottopeso, il 30% riteneva di dover scendere di peso ancora un po’. E’ evidente, specie in quest’ultimo campione, che forte è l’influenza delle immagini che circolano quotidianamente sulle donne (TV, giornali, web, …); si è rilevato che le caratteristiche di queste figure ideali potrebbero essere assunte solo dal 5% delle donne presenti nella realtà e quindi ciò che viene propinato come esempio di bellezza è assolutamente irreale. Le ragazze vengono quindi abituate a ricercare questo tipo di stereotipo. Al contrario, i ragazzi non si fanno grandi problemi di peso e, se li hanno, solitamente reagiscono frequentando una palestra o rinforzando il proprio fisico e i propri bicipiti.
L’immagine che i media danno delle ragazze è assolutamente deprecabile; nel video sui Dogo Club, della donna viene data per l’ennesima volta l’immagine di una persona “facile”, sexy, in qualche misura “oggetto”; compaiono più volte fermi immagine sulle parti sensualmente più efficaci, mentre i maschi vengono sempre ripresi o a figura intera o nel viso.
Le immagini di questo tipo – fortemente diseducative – vengono viste purtroppo con una frequenza diametralmente più elevata rispetto ad alcuni anni fa; se 20 anni fa al massimo si trovava la rivista, 10 anni fa si è cominciato con i primi smartphone e solo fra gli adulti, poi ha cominciato a scendere l’età in cui i ragazzi dispongono di questo device, scendendo 5 anni fa fra gli alunni delle scuole medie inferiori e attualmente fra gli alunni delle scuole elementari. Le immagni che vi girano, sfiorano spesso la pornografia, la quale uccide i sentimenti e fornisce un’idea assolutamente errata del rapporto fra i due sessi.
Come fare per difendere i nostri ragazzi da ciò? Stabilire con loro un dialogo, invitarli ad “alzare lo sguardo”; abituare nostro figlio al fatto che in questa o quella ragazza, ci sono dei begli occhi o un bel sorriso e non necessariamente sempre e solo un bel sedere o un bel seno.
Sta a noi fargli capire che la bellezza può essere uno sguardo la voglia di stare insieme per condividere una compagnia e non necessariamente solo il richiamo sessuale. Non sta scritto da nessuna parte che la ragazza debba essere necessariamente sexy ed attraente, né che il maschio debba essere macho e violento. Se oggi assistiamo a più di un femminicidio, chi lo commette vive una situazione interiore davvero negativa e occorre interrogarsi su cosa genera uno stato così negativo da arrivare a picchiare (o peggio) la persona amata.
Grazie al prof. Pellai per l’esposizione chiara ed esaustiva e per aver partecipato al ricco dibattito finale con competenza e rigore.
Cordiali saluti.
Per chi fosse stato assente, mettiamo a disposizione la registrazione audio in MP3 . Buon Ascolto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO