MARIA FALCONE
“Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l’essenza della dignità umana” – G. Falcone
22 ottobre 2013 – Palazzo della Gran Guardia
Ospite d’onore:
- Dott.ssa Maria Falcone – mamma, insegnante, Presidente dell’Ass. “Giovanni e Francesca Falcone”
Auditorium della Gran Guardia gremito per tutti i suoi 689 posti per ascoltare una pasionaria della legalità come Maria Falcone, per sentire dalla sua viva voce come poteva essere – anche nei suoi (rari) momenti trascorsi con la famiglia – l’indimenticato e indimenticabile Giudice Giovanni Falcone. Un uomo come ha detto la sorella, che ha speso la sua vita per il bene della società, un uomo animato da un grandissimo senso dello Stato.
Saluti iniziali dell’Assessore ai Servizi sociali, Famiglia e Pari Opportunità – Anna Leso che ha ringraziato la dott.ssa Falcone per la sua presenza e per l’impegno profuso quotidianamente nel portare avanti il messaggio del fratello Giovanni, un messaggio che – anche a distanza di 21 anni dalla tragica morte – è in grado di catalizzare centinaia di giovani, anche se in quel 23 maggio 1992 non erano ancora nati.
A seguire la parola è passata alla dott.ssa Anna Lisa Tiberio, che a nome dell’Ufficio Scolastico Provinciale, ha sottolineato ai ragazzi la necessità di “compiere il proprio dovere”, l’importanza che un comportamento retto e rispettoso delle regole ha per una sana convivenza e per un futuro davvero civile. Poi, accolto da fragorosi applausi, il sindaco Flavio Tosi, che ha ripreso il tema dell’importanza della presenza dello Stato, sottolineando il fatto che – se negli anni ’80 e ’90 sono successi così tanti assassinii (“la mattanza siciliana”) – è perché lo Stato non era presente in misura sufficiente: in queste condizioni, l’anti-Stato ha preso il sopravvento e ha potuto avvinghiare non solo fasce della società (si tengano presente il filmato proposto nel corso dell’incontro e in particolare le parole di G. Falcone quando parla degli “uomini d’onore”), ma si è annidato nei gangli dell’apparato statale, immarcescendone interi settori.
Qualche minuto al Presidente di Prospettiva Famiglia Alberto Tosi, che ha fatto riferimento alla dott.ssa Falcone nella sua duplice veste di mamma e insegnante; due facce della stessa medaglia, quella dell’educazione, quella del guidare questi ragazzi su lidi più sicuri e più sereni di quelli che abbiamo vissuto noi adulti, specie in quei decenni. Famiglia e Scuola, un binomio che ricorrerà spesso durante tutto il convegno.
Poi è toccato alla Prof.ssa Daniela Galletta che ha riassunto un anno di lavoro, fatto di continui contatti con la Fondazione Falcone, di incontri con i vari Dirigenti scolastici per coordinare i lavori che oggi hanno trovato coronamento, di verifiche e controlli sulle materie e gli insegnanti che hanno portato avanti con i ragazzi questo progetto, dedicato al grande tema della legalità. Al termine dei ringraziamenti alla dott.ssa Falcone, si è cominciato con la presentazione dei lavori svolti.
Siamo partiti, riprendendo idealmente il messaggio dello scorso 17 aprile quando incontrammo un’altra grande icona della legalità – il giudice Giuseppe Ayala; ecco allora ripresentato un toccante video di pochi minuti con l’interpretazione che i nostri ragazzi dànno della legalità e della illegalità; parole che risuonano come macigni e immagini altrettanti forti, sulle note pucciniane della Turandot; un momento sempre coinvolgente ed emozionante, che ha colpito adulti e ragazzi.
I vari Istituti scolastici hanno presentato poi i loro lavori (foto, poesie, pensieri, ..), il tutto raccolto in un lenzuolo che raffigurava efficacemente l’ “Albero Falcone”, quell’albero che in via Emanuele Notarbartolo a Palermo, dove risiedeva il giudice assassinato, è diventato il simbolo di un moto spontaneo di liberazione della stessa gioventù siciliana, di quella Palermo degli onesti, che sembrava sull’orlo di essere spazzata via dopo la strage di via D’Amelio e che invece ha ritrovato la forza di emergere, ripartendo – quasi fosse un’araba fenice – dalle proprie ceneri. I lavori e le parole pronunciate da questi ragazzi sono state davvero rappresentative di un sentimento generale e di un moto di ribellione alle tante forme di mafia che troviamo nel nostro vivere quotidiano. I lavori si sono conclusi con una brevissima pièce teatrale, tratta dallo spettacolo Atlantide, da cui emerge la grande voglia dei ragazzi di non farsi legare dai lacci mafiosi, ma di voler restare liberi e sempre pronti a denunciare al mondo le vessazioni subìte con la minaccia, la calunnia, lo strapotere, ossia con metodi definiti appunto “mafiosi”.
Alle 10:15 è stato il momento della dott.ssa Maria Falcone, che ci ha voluto far conoscere il fratello dalla sua viva voce e dal filmato che la Fondazione ha realizzato. La nostra ospite non ha voluto parlarci della figura “pubblica” di Giovanni Falcone, una figura già nota, una figura di questo giudice brillante e determinato, che portò una svolta davvero epocale nelle indagini di mafia, comprendendo che l’unico modo per ottenere le condanne di tutti questi malviventi era legare insieme tutti gli eventi e considerarli un unicum, una sola, globale, terrificante manifestazione di violenza e di soprusi. Per la prima volta non ci furono “assoluzioni per insufficienza di prove”, per la prima volta il Giornale di Sicilia, titolava “Maxicondanne”. Era l’esito vittorioso del maxi-processo, dove il P.M. Ayala fu bravo e brillante, ma potè farlo – per sua stessa ammissione – grazie ad un lavoro preziosissimo di ricerca e di raccolta delle prove, fatto da quella coppia incredibile di magistrati che furono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
La dott.ssa Falcone ci ha raccontato che quanto il fratello Giovanni andava da lei, aveva modo di sapere come stava evolvendo la sua città (non facile da capire per chi viveva in un bunker …) e aveva la possibilità di svagarsi con la sorella e i nipoti, ma mai dichiarando il suo stato d’animo di uomo umanamente preoccupato e di uomo sempre teso alla ricerca della verità, di uomo per il quale adempiere al proprio dovere era una “religione”. Non ci sono parole per dire quanto è stato grande Giovanni Falcone. Non un eroe, non un uomo di immagine, ma un giudice capace, volitivo, armato di una profonda conoscenza della sua terra e del fenomeno mafioso, che aveva ricevuto a scuola, ma soprattutto in famiglia, l’insegnamento di un altissimo e smisurato senso del dovere.
Un uomo che ha servito lo Stato in un modo così chiaro ed ostinato da diventare un simbolo di giustizia persino negli Stati Uniti, dove il suo collega Lewis Free, un magistrato di Quantico (Virginia) volle fargli erigere un monumento; in quella città vi sono solo due monumenti (l’altro è di Thomas Jefferson) e questo magistrato volle che ci fosse un monumento a Giovanni Falcone – che aveva conosciuto durante le indagini condotte assieme sul caso “Pizza Connection” – proprio perché Giovanni ha rappresentato un simbolo di giustizia davvero universale, un simbolo da emulare che va ben oltre i confini nazionali.
Momenti toccanti e commoventi quelli che ci ha fatto vivere la dott.ssa Maria Falcone e che siamo sicuri i ragazzi e le scuole della Rete faranno propri per capire che per salvarsi da questa piovra, bisogna rifiutare con fermezza anche i piccoli soprusi e le piccole minacce; da quei piccoli comportamenti si arriva poi infatti, a fenomeni peggiori e via via fino alle tragiche immagini del filmato che ci hanno proposto, con le decine e decine di morti violente nei confronti di chi tentava di insidiare un’organizzazione atavica, all’interno della quale vigono legami che vanno ben oltre il normale rapporto proprietario-dipendente, per arrivare a forme di rispetto e di onore molto forti, che rinsaldano i rapporti fra gli appartenenti; stiamo parlando di “Cosa nostra” ovviamente.
Domande finali dei ragazzi e poi saluti della nostra ospite che ci ha segnalato che porterà in Fondazione la proposta di unire scuola e famiglia e provare a fare educazione “al contrario”, ossia giovani che vadano a casa a parlare ed educare i propri genitori. Un’idea che siamo orgogliosi venga rubata a Prospettiva Famiglia e che speriamo possa dar frutto, qui come altrove.
Una giornata che non dimenticheremo facilmente quella odierna e che ci ha consegnato una figura, quella di Maria Falcone, prestigiosa e semplice, caparbia e determinata, competente e coraggiosa: esattamente come Giovanni Falcone.
A breve incontreremo un’altra figura emblematica della legalità come Gherardo Colombo, ma per adesso gustiamoci le emozioni, le parole, gli sguardi, i sentimenti che ha scatenato in noi e nei ragazzi questa giornata particolare.
Un noto scrittore inglese ha detto: “fai crescere la pianta come deve e quando sarai vecchio potrai sederti alla sua ombra”; ebbene, noi desideriamo davvero sederci all’ombra degli alberi che potremo avere se questi ragazzi faranno proprie le parole di Maria Falcone e faranno esplodere quella scintilla di legalità e di rispetto che c’è – ne siamo sicuri – in ciascuno di loro.
A presto.
Paolo