L’EVENTO. I due magistrati al Fracastoro per il convegno organizzato da Prospettiva famiglia
Davigo: «I castighi servono a evitare che altri facciano scelte sbagliate» Colombo: «Le leggi si devono osservare perché si ritiene giusto farlo»
«Gli uomini agiscono in base ai loro interessi. Quando interessi e convinzioni sono in contrasto cambiano le convinzioni, non gli interessi».Con queste parole Piercamillo Davigo, presidente di sezione della Corte Suprema di Cassazione e dell’Associazione nazionale magistrati, ha avviato ieri al liceo scientifico Fracastoro un effervescente dibattito su legalità ed etica con Gherardo Colombo, fondatore dell’associazione «Sulle Regole», organizzato dall’associazione Prospettiva Famiglia con l’associazione Sulle Regole e il Fracastoro nell’ambito del progetto di educazione alla legalità e cittadinanza consapevole, con le rete di scuole «Scuola e territorio: educare insieme».L’aula magna era gremita per il primo incontro del 2017 a celebrare dieci anni di attività culturale di Prospettiva Famiglia, come ha sottolineato la coordinatrice Daniela Galletta, affiancata dalla consulente per la legalità Stefania Zivelonghi e dal dirigente scolastico del Fracastoro Tiziano Albrigi. E non poteva essere diversamente visto il calibro dei relatori nella storia della magistratura italiana interpellati, con alle spalle inchieste come Mani Pulite, la Loggia P2 o l’omicidio Ambrosoli.Prendendo spunto dal loro libro La tua giustizia non è la mia, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo hanno ingaggiato una vivace discussione tra Costituzione, aspetti penali e senso di responsabilità. A partire dagli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana Davigo ha affermato: «In genere in Italia le regole non sono rispettate perché non si vedono le conseguenze. C’è chi come i drogati commette reati a prescindere dalla pena prevista e chi come i colletti bianchi è attentissimo a calcolare i costi e benefici. I diritti, per essere garantiti, devono essere protetti. I castighi servono quindi per evitare che altri scelgano la strada sbagliata».Basandosi sul principio che la libertà non deve implicare una sovrapposizione agli altri ma è, invece, una possibilità di espressione legata all’attribuzione di pari dignità agli altri, l’ex pubblico ministero Colombo ha sottolineato: «In generale gli italiani non sono restii alle regole, osservano prettamente quelle di cui sono convinti. Oggi serve che le norme siano rispettate non perché si ha paura delle conseguenze ma perché si ritiene giusto farlo. Per questo, più che nelle aule di giustizia occorre investire nella scuola, dedicando risorse sia formative sia economiche». Parole che hanno un peso, pronunciate da chi dieci anni fa, dimessosi da magistrato, ha fondato l’associazione Sulle Regole per modificare l’atteggiamento negativo a ogni livello nella società nei confronti delle regole e ha fatto sua la missione di educare nelle scuole alla legalità, incontrando fino a 50.000 ragazzi italiani in un anno.E non importa se, come ha detto Davigo, quello che molti adulti ricordano della scuola non sono proprio tutte rose e fiori. «Se anche in questo ambito si verificano ingiustizie o coalizioni su basi errate dobbiamo e possiamo agire sulla mentalità che ne è alla base», ha concluso Colombo. «Ci vogliono tempo e costanza, non è facile proporre un’etica del rispetto in un mondo dove viene osannata la furbizia, ma vale la pena provarci insieme».
Monica Sommacampagna