L´INCONTRO. Alla Gran Guardia Maria Falcone ha raccontato agli studenti la storia del fratello ucciso da Cosa Nostra
«La mafia e l´illegalità si vincono con l´istruzione»
Alessandra Galetto
«Giovanni ci insegna a credere nel dovere e a servire lo Stato È cambiando la cultura sociale che si estirpa questo cancro»
mercoledì 23 ottobre 2013 CRONACA, pagina 17
«Gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini». È in questa frase del giudice Giovanni Falcone che la sorella Maria, anche nel momento più drammatico e disperato, dopo l´assassinio del fratello e poi ancora dopo l´uccisione dell´amico e collega di Falcone, Paolo Borsellino, quando pareva che tutto lo straordinario lavoro di lotta alla mafia condotto da quel gruppo di coraggiosi magistrati dovesse andare vanificato, è in queste parole che Maria Falcone ha sentito la forza di un testamento morale che le ha fatto avvertire la necessità di non abbandonare l´impegno nella lotta alla legalità.
Così lei stessa ha raccontato ieri matttina al pubblico di studenti che ha riempito l´auditorium della Gran Guardia per l´incontro promosso da Prospettiva Famiglia in collaborazione con il Comune.
Alla mattinata, che rientra nell´ambito di un ciclo di incontri mirati all´educazione alla legalità, erano presenti i ragazzi degli istituti comprensivi 5, 16, 17, 19, 20, 21, del liceo scientifico Copernico, dell´istituto tecnico economico Pasoli, del liceo Montanari e delle scuole Aportiane. Al dibattito sono intervenuti anche il sindaco Flavio Tosi e l´assessore ai Servizi sociali Anna Leso.
«Ringrazio quanti hanno reso possibile questo incontro e Maria Falcone per la sua disponibilità ad essere qui oggi», ha detto Tosi, «consentendo ai ragazzi di conoscere davvero il significato della parola legalità, non soltanto leggendolo sui libri, ma sentendolo raccontare in prima persona da chi ha vissuto il dramma di perdere un fratello a causa di una manifestazione di forza violenta della mafia nella sua sfida allo Stato. Giovanni Falcone fece una scelta difficile, perché credeva in quello che faceva tanto da mettere in gioco la propria vita ed il fatto che questi ragazzi siano riuniti qui oggi a discutere sul significato di legalità, partendo dal suo esempio, testimonia che il messaggio di Falcone continua ad arrivare forte e chiaro».
«La giornata di oggi e l´incontro con una persona del calibro di Maria Falcone resteranno nella memoria di questi ragazzi per sempre», ha aggiunto l´assessore Leso, «ricordando loro il significato e l´importanza della lotta alla legalità. Sono grata a Prospettiva Famiglia per il grande impegno che costantemente dedica alla realizzazione di incontri fondamentali per la crescita dei ragazzi».
«Le parole che Giovanni ha lasciato come un suo testamento morale», ha proseguito Maria Falcone, che ai giovanissimi presenti ha raccontato i momenti fondamentali del lavoro del fratello, «ci insegnano a credere nel dovere, assumendoci la repsonsabilità di portare fino in fondo il carico dell´impegno che ciascuno si è assunto. Giovanni sapeva che sarebbe morto, quando un collaboratore gli aveva confidato che era probabile che sarebbe diventato il procuratore nazionale antimafia, lui lo aveva detto chiaramente. Eppure non ha mai pensato di lasciare, convinto ad andare avanti fino in fondo a servire lo Stato. In questo senso, famiglia e scuola restano i due ambiti fondamentali per l´educazione alla legalità: Giovanni aveva capito che la mafia sarebbe stata sconfitta non solo con la repressione, cioè con l´azione svolta dalla magistratura e dalle forze dell´ordine, ma anche attraverso l´istruzione. Lui parlava di salto generazionale, intendendo la necessità di creare una società capace di opporsi all´illegalità non come per un dovere imposto, ma per una scelta sentita e voluta, e condivisa e fatta propria nella quotidianità di ogni gesto».