INQUIETUDINE ADOLESCENZIALE
24 ottobre 2013 – Centro Civico “N. Tommasoli”
Relatore: Psicanalista junghiana dott.ssa Stefania PERUZZI
Parte benissimo la stagione 2013-2014 della Scuola per Genitori organizzata da Prospettiva Famiglia; dopo il grande effetto generato dall’evento con Maria Falcone, si dà inizio agli incontri presso la nostra “sede naturale”, ossia il Centro civico “N. Tommasoli”.
Grande affluenza di pubblico con 135 persone presenti, ad ascoltare la psicanalista Stefania Peruzzi, che affrontava il tema dell’inquietudine adolescenziale, ossia quell’apparente malessere che sembra appropriarsi dei nostri ragazzi e che risulta generato fondamentalmente dal fatto che è un’età – quella dell’adolescenza – dove avvengono esplosioni epocali nel fisico e nella mente dei nostri ragazzi.
L’adolescente comincia ad avere percezione del proprio corpo, un corpo che cambia e che dà problemi, con le prime normali sformature che vengono vissute però dai ragazzi (e soprattutto dalle ragazze) come una vera e propria tragedia. Basta che le gambe siano un po’ più grosse del previsto o che sbuchi qualche brufolo di troppo ed è già un dramma. Ecco quindi che l’adolescente comincia ad assistere ad un cambiamento radicale del proprio fisico e – per fortuna viene da dire – comincia anche a prendere consapevolezza di sé. Dunque si chiede “chi sono io ? Come sto diventando ? Che immagine do io agli altri ?”
Ecco il motivo per cui gli adolescenti stanno spesso allo specchio; non è sempre o non è solo un pavoneggiarsi, ma è anche e soprattutto un cercare di ritrovare sé stessi, cercare di capire cosa essi sono e cosa gli sta succedendo. Da qui i frequenti e non sempre comprensibili sbalzi di umore, le manifestazioni di inquietudine e le grandi tensioni che si generano nei confronti dei genitori. Perché tutto questo ?
Molto semplice, ci dice la dott.ssa Peruzzi: il motivo è che l’adolescente ha bisogno di detronizzare il genitore, di ridimensionarlo; cominciando a maturare l’idea che dovrà separarsi da lui (“lascerai la casa di tuo padre e di tua madre per andare ad abitare terre nuove”, La sacra Bibbia) e per identificarsi ha bisogno di odiare ed essere odioso. Questo comportamento nasconde un desiderio di affermarsi, ma anche, nel contempo, la paura che l’adulto lo possa dimenticare. E’ un modo per dire “guarda che io esisto” e da qui la maggiore conflittualità che ne scaturisce nei rapporti con i genitori.
I giovani cominciano talvolta a manifestare sintomi di afasia, ossia ci troviamo di fronte a ragazzi che non hanno niente da dire in quel momento e non sanno spiegarsi il perché. E’ invece l’inizio di un percorso introspettivo, alla ricerca di sé; si cerca di dare spiegazione alle sensazioni corporee più evidenti e talvolta dolorose, che spaventano proprio perché il giovane teme la trasformazione fisica.
I maschi si trovano spesso nella necessità di avere tenerezza, ma questa esigenza – assolutamente naturale – viene talvolta interpretata come vaga tendenza omosessuale e pertanto rifiutata. Un rifiuto generato anche dal fatto che i nostri figli hanno come riferimento le donne vicino al modello maschile. Ne discende che se è considerato normale che una femmina manifesti un’esigenza di tenerezza e di calore, non altrettanto può fare il maschio, per il quale, gli amici interpretano spesso questo atteggiamento come una forma di debolezza, quando non di omosessualità.
L’adolescenza è decisamente l’età delle incertezze; sono spariti i pilastri dell’infanzia, ma non sono ancora evidenti quelli che guideranno le loro vite, siamo quasi “nel mezzo del cammin di nostra vita”, dove il giovane deve rischiare un po’ perché nella nebbia non è chiaro ed evidente il cammino (chi sono, cosa farò, come apparirò agli altri, come potrò integrarmi nella compagnia senza rinunciare ai miei principi, …).
La dott.ssa Peruzzi ha portato l’esempio di un paziente che aveva questo dubbio, ossia quello di essere omosessuale; veniva da una situazione familiare composta da una madre femminista e da altri fratelli maggiori e questo l’aveva portato a disprezzare i maschi, ad avvertire un forte desiderio materno; il tutto acuito da un padre fragile che generava in lui un sentimento di ambiguità.
Quando si verificano queste situazioni, sul piano fisico ne derivano mal di testa, stress, competizione. Effetti negativi, che però sono accompagnati anche da un aspetto positivo e cioè che attraverso questo sintomo gli adolescenti riescono a parlare con noi. Parlare ? Questa è un’occasione da prendere al volo perché per loro parlare significa dare sfogo al loro disagio; quante volte il giovane ci ha parlato di un suo problema, fisico magari, ma ciò che ci voleva dire era ben altro (per es. un desiderio di sentirsi più vicino a noi, di avere da noi quelle tenerezze che non ha il coraggio di chiederci).
Come fa l’adolescente a superare questa situazione ? Il pudore è un sentimento importantissimo per l’adolescente. Si pensi, ad esempio, ai reality show come Il grande fratello; su cosa vertono trasmissioni di questo genere ? Sostanzialmente nello spiare la vita personale; è come se il pubblico avesse voglia di studiare sé stesso attraverso gli altri. In realtà, non ci vuole molto a capire la pochezza di questi programmi: pensiamo un po’: che cosa potranno mai dire di vero queste persone ? Esse espongono in questi programmi la parti più nevrotiche di sé.
Tutto ciò rema contro perché ci dà la sensazione di omologarci: siamo tutti uguali, senza pensiero. Siamo sempre meno individui e meno pensanti. L’importante per gli adolescenti è, esattamente come i protagonisti de Il grande Fratello, esibirsi ed esibire.
Ma ciò che è importante per noi è capire che ognuno di loro ha uno storia a sé e noi dobbiamo aiutarli a capire che cosa è giusto per loro, quali sono i loro pensieri. Il senso del pudore è quindi fondamentale.
Relativamente alla solitudine, è importante accettarla perché essa è una dimensione normale.
La dott.ssa Peruzzi è passata poi a trattare il tema dei suicidi, che purtroppo sono in aumento fra gli adolescenti. Perché ? Uno dei motivi è che i ragazzi hanno una sensazione separata fra il loro corpo e quello che loro sono, c’è uno scollamento tra corpo e interiorità e tutto ciò genera in loro a volte confusione, a volte pensiero di onnipotenza, altre volte l’idea che il corpo possa morire ma che loro staranno lì a guardare. E’ l’attuazione del pensiero magico che si attua grazie alla scissione fra corpo e pensiero.
In questa loro evoluzione, gli adolescenti faticano a scegliere, non sanno decidere e ciò è una perdita logorante; sono assaliti dai dubbi e dalle incertezze. Non sono capaci di scegliere anche le
cose più semplici e ciò accade soprattutto quando i genitori li hanno indirizzati troppo per cui loro si sono lasciati portare senza mai assumersi una decisione (sovvengono qui le parole di un anno fa del prof. Aceti quando citava l’organizzazione degli asili tedeschi e le tecniche adottate per spingere i bimbi a scegliere e quindi a decidere – e se decidono a 5 anni, molto probabilmente saranno capaci di farlo anche a 30 …).
Dobbiamo quindi entrare nell’ottica che loro devono scegliere e non gli altri.
In questo ricercare la propria strada, l’adolescente deve saper reggere l’attesa e, in questo senso, impegnarsi in qualche lavoro potrà solo rafforzare il suo carattere. E’ molto utile che possa vivere un rito di passaggio (per es. fino a pochi anni fa c’era l’anno di militare); in mancanza, rischiamo di trovarci con ragazzi troppo comodi, annoiati, che si fa fatica a stimolare, anche perché in questa fase adolescente e genitore stanno in un campo conflittuale.
Ecco l’importanza che ha nella formazione del ragazzo la sua fierezza e la soddisfazione di dimostrare cosa è capace di fare; nella nostra società è fondamentale non solo saper fare, ma anche cambiare, tesi come siamo sempre alla ricerca di nuove esperienze e nuovi orizzonti, anche sul piano professionale.
Come aiutare questi ragazzi a trovare la rotta ? Molto semplice: gli adulti devono dare un limite, devono dare le coordinate di come muoversi, dare indicazioni chiare di ciò che si può e ciò che non si può fare: le famose regole. La dott.ssa Peruzzi ha fatto l’esempio dei ragazzi che gettavano sassi dal cavalcavia; in un’intervista è emerso che per la prima volta si è assistito ad un omicidio senza movente in quanto questi ragazzi obnubilavano che nelle auto non ci fosse nessuno … Nell’intervista, uno di questi ragazzi rispondeva: … mah, non so …. Incapace di percepire la realtà, nessuna educazione emotiva, nessuna capacità critica, nessun senso di colpa (!). Ecco allora – ancora una volta – l’importanza delle regole: esse danno contenimento e limite e si possono raggiungere e condividere con una contrattazione fra genitori e figli, che rende viva l’attenzione e la percezione di sé. Le regole, in una parola, danno sicurezza.
Infine, la dott.ssa Peruzzi ha fatto un cenno al valore della bugia, che in qualche caso può anche aiutare; ovvio che qualche bugia ci può stare (chi di noi non ne ha mai raccontata qualcuna ?), ben diverso – e inaccettabile – è vivere nella menzogna e pianificare la propria esistenza ed i propri rapporti con gli altri nell’ombra delle mezze verità o dell’inganno.
Un “grazie” alla dott.ssa Peruzzi che ci ha proposto alcuni aspetti importanti su cui meditare e su cui costruire la nostra sottile e amorosa battaglia con i nostri figli adolescenti, affinché, dopo essersi trovati “nel cammin di nostra vita” a ricercare la loro identità, possano davvero “uscire a riveder le stelle”.
A presto.
Daniela e Paolo
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