Prospettiva Famiglia – ambito “Suola per genitori ed educatori”
I FIGLI DI OGGI COSI’ DIVERSI DAI FIGLI DI IERI: COSA E’ CAMBIATO?
23 febbraio 2017 – Centro Civico “N. Tommasoli”
- Dott.ssa Barbara TONIN, psicanalista junghiana
Molto interessante la serata odierna, tenuta dalla dott.ssa Tonin, sul tema della differenza fra i giovani di oggi e quelli di ieri, ma più in generale sul ruolo sempre difficile di essere genitori.
Una differenza fra i giovani di qualche generazione fa e quelli di oggi, generata, dallo “spirito del tempo”, intendendo per tale l’innovazione tecnologica, i ritmi sempre più incalzanti e una vita sempre più frenetica. Uno spirito del tempo che ha inevitabilmente imposto nuove regole del gioco, introducendo molti elementi nuovi (internet, TV, social network, chat, …),che ci facilitano in molti casi, ma che ci hanno anche maledettamente complicato il lavoro di difendere il fortino da attacchi sempre più inattesi e da punti su cui siamo sempre più scoperti (in tecnologia, i giovani ne sanno molto più di noi, purtroppo). Nel frattempo, si è anche modificata la figura materna (“mentre li accompagniamo all’allenamento pensiamo al parrucchiere”) e quella paterna (“padri non più capaci di imporre il senso del limite”). Ecco allora situazioni grottesche con genitori caratterizzati da una servizievolezza inaudita, che tende addirittura ad anticipare i bisogni (“gli ho regalato il cellulare perché mi sembrava che lo desiderasse”) o con incertezze capaci di generare conseguenze drammatiche, laddove i figli ci vedono incapaci di seguire una linea comportamentale (glielo vieto, no aspetta glielo dico e poi vediamo, no facciamo che aspettiamo e poi decidiamo cosa fare …). Su queste incertezze, innanzitutto, i nostri figli si infilano con la stessa facilità del coltello nel burro, ma soprattutto non diamo un esempio chiaro e preciso, non siamo un faro nella notte, non ci vedono in modo chiaro e distinto, ma assumiamo contorni incerti, all’interno dei quali siamo combattuti e soprattutto esponiamo tutti i nostri dubbi e la nostra incapacità di porre “paletti” e regole chiare e precise, ancorché sgradite.
Si è passati in questo quarto di secolo da una famiglia “normativa” (fai questo perché si fa così e basta) ad una società sempre più affettiva, dove si cerca l’accordo, si cerca di raggiungere un compromesso con la nostra “controparte”: iniziativa peraltro lodevolissima, se non fosse che in questo gioco rischiamo di perdere il buon senso, con padri che vestono come i figli o usano i modi dei figli o si mettono a tappetino, pur di non affrontare il confronto e, al limite, lo scontro (“genitori che stanno nel parcheggio della discoteca fino alle 4, in attesa che i figli escano dalla discoteca”).
La dott.ssa Tonin invece ci ricorda ancora una volta che il nostro ruolo di padri non è quello di essere amici dei nostri figli, non dobbiamo, né possiamo avere, un rapporto di parità e simmetria, ma il rapporto con loro è inevitabilmente asimmetrico, con noi che fungiamo da esempio, guida e supporto e loro che accettano, più o meno volentieri, le regole che poniamo. Il nostro sforzo sta nello stare in guerra, ma senza fare morti, né feriti; la nostra bravura sta nel gestire un rapporto inevitabilmente conflittuale, dove gestire significa aprire con i nostri figli un sano contraddittorio, che al limite può diventare scontro, ma sapendo che la guerra resta aperta. Ci possono essere dei momenti di tregua, ma noi dobbiamo sapere come porci nei loro confronti ogni qualvolta scoppia la rivolta, senza farci prendere dal panico, senza alzare barricate, senza sparare e senza farci soverchiare.
Non c’è bisogno di scomodare Zygmunt Bauman e la sua società liquida per chiederci se è il contenitore che dà la forma al contenuto o viceversa: noi genitori siamo bottiglia di vetro o sacchetto di plastica? Nel primo caso, il liquido (figli) si adatta a noi, nel secondo siamo noi a cedere e ad assumere la forma che il liquido ci dà.
Quanti amici hanno oggi i nostri figli? Se guardiamo tutti quelli che “ti danno l’amicizia su FB”, probabilmente centinaia e centinaia; ma che amici sono? Quanto contribuiscono ad essere “specchio” per i nostri figli? Probabilmente molto poco. Sia perché il linguaggio dei “nativi digitali” è assai povero (manca il sonoro, manca la mimica, manca la fisicità) e sia perché sulle chat si passa troppo tempo in scambi di parole inutili e capziosi. Molto meglio allora spingerli ad uscire, ad affrontare il mondo, quello reale, quello di chi ti insulta o ti abbraccia, di chi chiacchera con te o ti ignora: qualunque esso sia, sarà sempre migliore di colui che clicca “mi piace” e non sai nemmeno se l’ha fatto per abitudine o per gioco o perché, tanto, non costa nulla.
La dott.ssa Tonin ci ha ricordato che il buon senso ci deve guidare e se riteniamo che una cosa sia sbagliata, diciamolo pure ai nostri figli, magari con garbo, con cortesia, con educazione, ma diciamoglielo; se lo pensiamo è molto probabile che sia così. Non facciamoci problemi di “piacere ai nostri figli”, non è questo che siamo chiamati a fare come genitori, bensì quello di dare loro un senso del limite e delle regole. A forza di cullarli amorevolmente, anche oltre la maggiore età, abbiamo determinato la “morte del desiderio e della frustrazione dell’attesa”: ormai i nostri figli non vivono più neanche un minuto nell’attesa di avere un oggetto che bramano particolarmente perché gliel’abbiamo già dato. Dimentichiamo, però, che facendo così, uccidiamo uno dei momenti più formativi della loro coscienza e della loro personalità: quello del desiderare una cosa, quello di “aspettare l’alba di Santa Lucia”, quello di dare un valore alle cose perché le si è attese per tanto tempo e per ciò stesso esse sono preziose. Avere tutto e subito, senza neanche averlo chiesto, uccide il loro valore; “nomisma” indicava nel greco antico il valore reale delle cose; è questo che noi dobbiamo far vedere agli occhi dei nostri figli, il nomisma.
Essere supporto, essere guida, essere esempio: questo ci viene chiesto dal nostro ruolo di genitori. Se lo condiamo con l’affetto e l’amore, fa solo bene, ma ricordiamoci che se molliamo non faremo il loro bene. Ragazzi che diventano adulti senza aver mai provato la delusione di un errore o la vergogna di un fallimento, rischiano di affacciarsi all’età adulta privi di quello scudo che ti può difendere nelle grandi battaglie della vita.
La dott.ssa Tonin ha citato nel corso della serata l’importanza che i nostri figli, relazionandosi con i loro pari, sviluppino quella creatività che è fondamentale per scoprire sé stessi, Su questo, è stato citato lo psicanalista Donald Winnicott, di cui riporto una frase che ritengo illuminante: “E’ nel giocare e soltanto mentre gioca, che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sè”.
Ancora una volta “grazie” alla dott.ssa Tonin per i tanti temi trattati in modo concreto, chiaro e competente; le cinquanta persone presenti al Tommasoli si sono certamente portate a casa importanti spunti di dialogo e di riflessione da attuare ogni giorno nel duro, difficile, logorante eppure fantastico rapporto con i propri figli.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
Ecco la sintesi della Dott.ssa Barbara TONIN :
Partendo da una considerazione sullo spirito del tempo che stiamo vivendo svilupperò alcuni cambiamenti importanti che caratterizzano il rapporto genitori e figli di oggi rispetto al rapporto di un tempo.
1)In primo luogo è cambiato il declinarsi del ruolo materno come conseguenza dei mutamenti culturali e sociali avvenuti negli ultimi 60 anni. La situazione economica attuale richiede spesso alla donna di investire anche in un’attività lavorativa e oggi molte donne non si riconosce solo nel ruolo di madre ma ricercano una propria realizzazione personale al di là della famiglia.
2)Si è persa la funzione paterna sia nella famiglia sia nelle istituzioni educative. Non esiste più il senso del limite, la frustrazione per la mancanza di una gratificazione immediata di un desiderio. Questo inibisce lo sviluppo di desideri e passioni importanti nella crescita di una persona e la capacità creativa e di progettare un futuro.
3) Di conseguenza si è passati da una famiglia normativa ad una famiglia affettiva con genitori che agiscono sulla scia del loro sentire emotivo con degli acting out tipici degli adolescenti.
4) Sono cambiati i nostri figli. L’età della preadolescenza è diventata sempre più difficile, non esiste più l’età della latenza abbiamo degli adulti Peter Pan e dei figli Pollicini. E’ importante che i genitori riacquistino il ruolo educativo di accompagnatori dei figli nel loro processo di crescita assumendosene le responsabilità.
5) A complicare il tutto vi è il mondo diverso in cui viviamo, il mondo digitale del quale dobbiamo avere conoscenza e consapevolezza del suo potere “educativo”. Il rischio è che deleghiamo a questo mondo il ruolo di crescere i figli.
6) E’ cambiata la struttura mentale dei figli e di questo dobbiamo essere consapevoli e prenderne atto imparando il loro linguaggio.
7) Siamo in piena crisi della relazione interpersonale. Considerato che l’adolescenza è l’età in cui le relazioni interpersonali sono fondamentali per la formazione della personalità e del processo individuativo, tale crisi influisce notevolmente sulla vita dei nostri ragazzi e bambini. Importante fornire dei modelli, dei valori di riferimento, riappropriarsi del proprio ruolo, fornire ai ragazzi strumenti per formarsi e crescere essere genitori presenti, disposti a mettersi in gioco.
Assumere uno stile educativo autorevole e assertivo caratterizzato da alti livelli di controllo e di accettazione di ciò che nostro figlio è.