L’INTERVISTA. Daniela Brunelli, presidente della Società Letteraria
Politica e istituzioni devono fare sistema per i tesori della città
«Verona è stata nominata dall’Unesco patrimonio dell’umanità: a noi la responsabilità di tutelarla». «Ci aspetta molto lavoro culturale contro il femminicidio»
Daniela Brunelli è presidente della Società Letteraria, l’istituzione culturale nata nel 1808 come gabinetto di lettura che, dalla sua sede in piazzetta Scalette Rubiani, si affaccia sul cuore di Verona, piazza Bra, guardando l’Arena e il municipio. Brunelli, nata a Verona, è socia della Letteraria dal 1986 ed è la prima presidente donna. Si è laureata in Storia a Bologna con una tesi dal titolo Alessandro Scolari stampatore al Ponte delle Navi in Verona (1719-1759), ha conseguito la specializzazione in Archivistica, paleografia e diplomatica alla scuola annessa all’Archivio di Stato di Mantova e un master in Gestione e direzione di Biblioteche all’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni sulla storia della stampa e del libro. È presidente della Letteraria dal 2009. Continua con lei il nostro dibattito sullo stato di salute della cultura a Verona.L’occasione richiede una variazione all’ordine consueto scelto per queste interviste. Lei infatti è la prima presidente donna della Letteraria, in 200 anni di storia dell’Istituzione. In realtà è anche la prima donna nella serie di queste interviste. E tra pochi giorni ricorre l’8 marzo. Pari opportunità, conquiste femminili: come sta, secondo lei, questa «battaglia» culturale?È vero, sono la prima donna presidente della Letteraria dopo 200 anni. In realtà la cosa è stata abbastanza, come dire, semplice: avevano bisogno di un tecnico, qualcuno che fosse in grado di sbrogliare un po’ di matasse rimaste sospese, e mi hanno chiesto di dare una mano. Ho accettato volentieri. Mi pare che non si possa dire che nella nostra città le donne non abbiamo buone opportunità nelle arti e nei mestieri: ne vediamo di molto brave in ruoli dirigenziali nell’economia o nella medicina, per esempio. Certo, il lavoro da fare resta ancora molto: forse, in effetti, non è un caso che fino ad oggi, su questa pagina, a rappresentare a diversi titoli la cultura in città, siano intervenuti uomini. Ma il punto essenziale a mio avviso è soprattutto il grande lavoro culturale che resta da fare per non dover ancora, e così spesso, trovarci di fronte a quel dramma assurdo che è il femminicidio. È necessario trovare nuove formule di dialogo in particolare con i giovani. Ho molto apprezzato, di recente, una serata organizzata da Prospettiva Famiglia all’Istituto Pasoli con la scrittrice Dacia Maraini: un incontro in un luogo fuori dal centro storico, un luogo di vita dei ragazzi, con un pubblico composto da generazioni differenti. Queste sono occasioni necessarie. Più in generale, come sta oggi la cultura a Verona?È perfino scontato dire che Verona è una città di straordinarie bellezze: non a caso, per questo, l’Unesco l’ha dichiarata patrimonio dell’umanità. Non possiamo che esserne orgogliosi. E insieme, però “dobbiamo” esserne orgogliosi: che significa una grande responsabilità sia per chi gestisce la città sia per le istituzioni culturali. Significa la necessità di avere grande rispetto e attenzione per questa bellezza ricevuta in eredità attraverso i secoli, che noi abbiamo il dovere di conservare, tutelare ma anche valorizzare. E la stiamo valorizzando?Questa è sicuramente la questione. Noi abbiamo una magnifica eredità fatta di beni e monumenti, diciamo un «paesaggio culturale» per usare l’espressione dell’Unesco che include non solo i manufatti ma anche il paesaggio: meglio, l’opera combinata della natura e dell’uomo, la loro interazione. Credo che chi è chiamato a gestire tutto ciò lo debba fare con grande sapienza, ma vedo anche che il pubblico, da solo, difficilmente riesce a sobbarcarsi per intero la gestione. Sono necessarie nuove forme di mecenatismo, in cui il privato diventi insieme protettore e benefattore. L’impressione è che ci sia ancora un buon margine di crescita. Quello che manca in questa città è probabilmente la capacità di fare sistema: serve maggiore collaborazione, non soltanto tra chi si occupa a livello tecnico di beni e istituzioni, ma proprio a partire da chi fa scelte politiche e detta così gli indirizzi. In questo senso qual è il suo auspicio in vista delle elezioni amministrative che ci aspettano in primavera?Verona è una città che non possiamo più considerare provinciale: una città grande, e con problemi complessi. Chi, a livello amministrativo, si è impegnato in ambito culturale in questi anni ha lavorato bene; certo sarebbe auspicabile che ci fosse un assessorato alla Cultura dedicato, con persone che di questo si occupano specificamente. La Società Letteraria, a 200 anni dalla sua nascita, che ruolo intende avere oggi nella vita culturale cittadina?La Letteraria nasce nel 1808, fondata da 13 soci che erano già membri dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere. Sono persone molto contemporanee al loro tempo: la Letteraria nasce infatti come gabinetto di lettura, l’esigenza era quella di conoscere, attraverso il mezzo allora più veloce, i giornali, la realtà nella sua complessità. Proprio da questo nucleo riunito intorno alla Letteraria nascerà il movimento patriottico. Oggi la Letteraria da un lato significa conservazione di un ricco patrimonio archivistico e bibliografico, che ci testimonia la storia del Risorgimento: è quindi, prima di tutto, un luogo di studio. Abbiamo poi ancora 20 quotidiani italiani e stranieri e 200 periodici di tutti gli orientamenti politici: un valore che cerchiamo di conservare. D’altro canto la Letteraria si pone come luogo di dialogo e dibattito: anche fisicamente nel cuore della città, di fronte all’Arena e al municipio. Trattiamo argomenti di attualità, non solo strettamente letterari, spaziando dalla medicina al costume, dall’economia alla politica. La domanda più personale: il libro che oggi l’accompagna e la fa riflettere.In questo ultimo anno sto studiando Goffredo Parise. Trovo che i Sillabari, in questo momento di disorientamento, siano una lettura illuminante, ogni lemma ci parla di sentimenti umani essenziali, come un piccolo faro che illumina un presente ancora, di nuovo, troppo bombardato da ideologie e ideologismi.
Alessandra Galetto