Prospettiva Famiglia – Ambito “Suola per genitori ed educatori”
LE RELAZIONI AMICALI, IL VALORE DEL GRUPPO, LA DEVIANZA DEL BRANCO, LA GESTIONE DELL’ADOLESCENTE CONFLITTUALE
9 marzo 2017 – Centro Civico “N. Tommasoli”
Relatore:
- Amedeo BEZZETTO, psicologo e psicoterapeuta
Anche stavolta il dr. Bezzetto è riuscito a riempire la sala conferenze del centro civico “Nicola Tommasoli” con un’illustrazione ed un’analisi profonda e concreta del mondo degli adolescenti. Dalle relazioni amicali al valore del gruppo alla devianza di quel “gruppo-chiuso” più noto come branco alle difficoltà dei genitori di gestire una relazione mai semplice come quella con i propri figli adolescenti.
Innanzitutto il dr. Bezzetto ha dato la sua definizione di “adolescente”: una fonte enorme ed inesauribile di energia, al punto che se fossimo capaci di raccoglierla ed indirizzarla correttamente (così come vorremmo fare con i fulmini …) potremmo risparmiare tantissima fatica e costruire cose bellissime, tanta e tale è la forza che un adolescente può sprigionare. Se ben gestiti, se correttamente approcciati, gli adolescenti possono davvero risolvere i problemi della Terra, anche quando sembrano in uno stato di apparente torpore. Per gestire bene questa “energia pulita”, il dr. Bezzetto ci invita a dedicare più tempo nel conoscere le relazioni dei nostri adolescenti, nell’osservare i loro comportamenti, le persone con cui si relazionano ed il tipo di rapporto che instaurano con essi.
L’adolescente ha capacità insospettate: può immagazzinare quantità industriali di informazioni e di dati, ma serve che questi dati siano raccolti in un velluto emotivo ed affettivo; le cose che sappiamo riaffiorano meglio e più facilmente se sono associate ad un’emozione, ad un affetto, ad un sentimento; se, invece, manca questo substrato emotivo, le informazioni ci sono ugualmente, ma è un po’ come se le avessimo messe in un baule già in cantina; sì, le abbiamo, ma le riportiamo a galla con più difficoltà.
L’adolescente costruisce la sua personalità e le sue emozioni, sperimentandole e vivendole; ecco allora l’importanza di avere degli amici (se si potessero prescrivere, il dr. Bezzetto ne prescriverebbe almeno tre) e gli amici non sono quelli con cui giochiamo o che fanno le nostre stesse cose, ma in primis sono quelli che troviamo più simpatici (dal greco syn pathos), ossia quelli con i quali abbiamo un comune sentire, uguali passioni. Questo condividere la passione lo rende un amico e ciò indipendentemente da quelle che sono le valutazioni di noi adulti (educato, preparato, corretto, …). Sì, certo, molto probabilmente nostro figlio farà delle attività con l’amico (gioca nella stessa squadra, organizza lo studio insieme, …), ma prima di tutto deve condividere la stessa passione, altrimenti è uno dei tanti conoscenti.
Il dr. Bezzetto sconsiglia di avere un solo amico (relazione simbiotico-materna) perché si crea un rapporto di dipendenza molto pericoloso (“se mi abituo a bere il latte dal biberon e poi il biberon si rompe o termina, io non accetto di mangiare altro, ma voglio assolutamente il mio latte”). Quando l’unico amico se ne va, si creano ferite anche durature nell’adolescente perché si interrompe un rapporto molto profondo, che non sempre viene facilmente o rapidamente rimpiazzato. Anche due soli amici rappresentano una situazione pericolosa (“è un po’ come il rapporto del figlio con i genitori; egli è bravissimo ad applicare il divide et impera, ossia il dividere per trarne vantaggio”); diciamo che ci vorrebbero almeno tre amici, dove il numero tre sembra rappresentare il numero ideale sia per evitare relazioni vincolanti e sia per garantire contro le spaccature del gruppo.
Innegabile l’importanza del gruppo, quando questo viene inteso come organizzazione all’interno della quale l’adolescente fa le sue esperienze, guadagna coraggio e si confronta con i suoi simili. Anzi, il rapporto con il gruppo, fra persone dello stesso genere, aiuta l’adolescente a fare chiarezza anche nei rapporti etero proprio perché egli ha prima maturato una serie di esperienze e consolidato alcuni suoi aspetti che gli torneranno utili nel momento in cui si confronta e si relaziona con l’altro sesso.
Il dr. Bezzetto ha poi illustrato gli oggetti mentali dell’adolescente; essi sono innanzitutto il “sé”, ossia il proprio corpo, che può assumere valenza positiva o negativa a seconda che il corpo stesso risponda alle attese del proprio corpo ideale. Poi vi sono gli oggetti, anche i più comuni, ma che per una particolare circostanza, assumono un valore affettivo enorme (“una penna BIC vale pochissimo, ma se è quella che mi ha dato quella ragazza quella sera in cui ci siamo baciati, assume un valore enorme” oppure “le scarpe identiche a quelle che hanno tutti quelli del gruppo, ma le mie le ha comprate mio padre a New York nel suo ultimo viaggio); infine, vi sono le relazioni con gli altri, ossia i contatti e le relazioni che l’adolescente costruisce e che finiscono per occupare gran parte della sua vita perché in quella fase egli non può vivere senza il gruppo; può anche non piacergli, ma è quello che ha.
Siamo quindi giunti alla fatidica domanda: “Possiamo essere amici dei nostri figli?” Qui la risposta è “dipende”; se siamo genitori intelligenti e saggi sappiamo assumere le giuste distanze e non confondere il nostro ruolo con una sana amicizia con nostro figlio; ma queste qualità e questa sensibilità non sono così comuni, quindi secondo Bezzetto, in generale, meglio evitare di voler fare gli amici dei nostri figli perché questo può ledere alcune loro forma di evoluzione psicologica.
L’adolescente si muove come un pendolo fra situazioni apparentemente opposte: abbiamo ragazzi che oscillano fra voglia continua di cambiamento e momenti di staticità; questi ultimi sono per loro riti quotidiani con cui cercano la loro “comfort area” e in cui non si devono preoccupare del mondo esterno; altre volte oscillano fra isolamento (“a volte un po’ di sana frustrazione ci vuole perché l’adolescente ha bisogno di chiudere gli occhi e chiedersi dove va e cosa fa”); infine, oscillano fra vaghezza e profondità di pensiero, riuscendo spesso a sorprenderci con qualità insospettate (il pensiero contraddittorio, tipico dei popoli orientali).
Infine, un rapido excursus dell’adolescente nelle sue tre dimensioni:
- da solo: come si vede, come si immagina;
- nel branco: è un gruppo chiuso con una sua specifica morale (rubare potrebbe anche non essere considerato negativamente, bensì come diritto ad appropriarsi di ciò che necessita); il branco mi identifica e mi attribuisce un ruolo, che mi piaccia o no;
- nel sociale: posso avere le mie idee, ma se mi arrivano 700 SMS in un’ora, insultandomi per un’azione che non sapevo come giudicare, non ho più dubbi e soprattutto temo il giudizio sociale.
Belli e profondi gli spunti di riflessione forniti, conditi con esempi concreti e con un’esperienza pluriennale, dove il dr. Bezzetto ha potuto rilevare come quasi mai gli adolescenti sfruttano la famiglia come ambiente di crescita e questo perché – volontariamente o meno – si creano anche all’interno della famiglia rapporti bilaterali più stretti (figlio/a – padre o figlio/a – madre) che – in caso di difficoltà – possono pregiudicare l’unità della famiglia e ciò perché la forza di questo rapporto può danneggiare gli altri.
Grazie al dr. Bezzetto per le belle riflessioni, che potrete trovare registrate integralmente anche sul sito di Prospettiva Famiglia e che hanno affollato ancora una volta il Centro civico “N.Tommasoli”.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
Ecco la registrazione audio dell’incontro:
QUESTIONARI DI GRADIMENTO (Presenti oltre 100 persone compilati 17):
Powered by TSBA.mobi GoogleGraph Wordpress plugin
TEMATICHE SUGGERITE:
Arte e architettura
Pericoli della rete
Sessualità affettività
Relazione genitori figli