Prospettiva Famiglia – Attività di educazione stradale
OMICIDIO STRADALE: LUCI ED OMBRE DI UNA LEGGE TANTO ATTESA
21 marzo 2017 – Centro Civico “N.Tommasoli”
- Dott.ssa Angela BARBAGLIO, Procuratore Capo reggente della Procura di Verona
- Greta SONA, avvocato del Foro di Verona
- Girolamo LACQUANITI, Comandante della Polizia Stradale di Verona
Ad introdurre la serata e gli ospiti, il prof. Andrea Salandra e l’avv. Sabrina De Santi, nonché fresca Presidente di AIAF Veneto, l’associazione italiana degli avvocati per la famiglia e per i minori.
Poi la parola è passata ai tre graditi ospiti che ci hanno illustrato pregi e difetti della normativa istituita con legge del 23 marzo 2016, n.41, altrimenti nota come Legge sull’omicidio stradale. Una legge fortemente voluta da varie fasce della popolazione, ma in primis dall’Associazione vittime incidenti stradali, sul lavoro e malasanità (AVISL), di cui Stefano Benato e Patrizia Pisi, sono fra i più noti rappresentanti, oltre che componenti di Prospettiva Famiglia. Ad essi va il merito di aver con tenacia perorato la promulgazione di questa legge, che va ad inasprire le sanzioni nei confronti degli autori del nuovo reato di omicidio stradale, una fattispecie disciplinata non nel Codice della Strada, bensì direttamente nel Codice Penale. La sua collocazione all’interno del Codice Penale, nel titolo dedicato ai delitti contro la persona e specificamente prevista negli articoli da 589 in avanti (si tenga conto che al 575 si norma l’omicidio volontario), nonché l’immediata entrata in vigore della stessa, bruciando la vacatio legis tradizionale di 15 gg. fra la pubblicazione e l’entrata in vigore, dà alla norma il senso della volontà del Legislatore di punire con maggior severità quegli eventi di colpa grave in conseguenza dei quali si cagiona la morte di un uomo o le sue lesioni gravi.
La dott.ssa Barbaglio ha dapprima inquadrato il nostro ordinamento giurisdizionale, facendo notare il ruolo del Pubblico Ministero, il quale esercita l’azione penale e rappresenta lo Stato in giudizio con il compito di individuare le prove di colpevolezza o l’assenza di prove per poter avviare un giudizio. Ella ha aggiunto come una norma legale, ma in realtà lo stesso concetto umano di convivenza prevede che ciascuno di noi sia tutelato nei confronti del potere dello Stato e che per ciò stesso, l’atto più importante, oltre che la sentenza, sono le motivazioni della sentenza, ossia l’obbligo da parte del giudice di esplicitare il ragionamento logico che l’ha portato all’emissione di quella sentenza.
La dott.ssa Barbaglio ha illustrato con precisione e competenza sia la cosiddetta “pena base”, sia gli aggravamenti di pena, che possono essere determinati da particolari situazioni aggravanti come lo stato di ebbrezza o l’alterazione conseguente all’uso di sostanze stupefacenti. Infine, essa ha fatto notare che è molto difficile ricostruire i fatti concreti e che, in caso di incidente, uno dei primi interventi da fare è il prelievo ematico dall’autore del delitto, tenendo presente che ciò, specie se l’autore non ha subito ferite e quindi non necessita di prelievo per altri motivi, non è così facile da farsi. Si è però sostenuto nei confronti delle autorità sanitarie che è il contenuto stesso della legge che lo rende necessario per consentire l’eventuale identificazione di queste situazioni specifiche; è per questo che a brevissimo verrà sottoscritto un protocollo di intesa con le autorità sanitarie pr consentire questo tipo di verifica.
Ha preso poi la parola il dott. Lacquaniti, il quale ha ricordato che i vari interventi introdotti negli anni (obbligo delle cinture di sicurezza, seggiolini per i bambini, …) hanno effettivamente determinato un calo degli incidenti, ma è anche vero che da due anni a questa parte il trend positivo si è arrestato.
Egli ha fatto presente che solo nel 30% dei casi l’autore è il classico giovane che fa uso regolare di stupefacenti o di alcool, mentre nella stragrande maggioranza dei casi (70%) la causa all’origine non è concepita umanamente così grave ed è la distrazione (telefonino, stanchezza, …). In realtà, sia in questi come in altri casi, la colpa del conducente sta nel non volersi fermare , nel non voler lasciare il volante nonostante la stanchezza; a ciò si aggiungano i casi (e sono sempre più frequenti) di uso da parte di giovani e adulti di sostanze (anti-depressivi, calmanti anti-panico e altre sostanze che curano stati d’ansia legittimi, ma che quando scatenano l’effetto (sonnolenza, …) possono creare grossi problemi alla guida. Egli suggerisce di agire più sulla leva dell’ammenda che non su quella della reclusione, essendo a suo parere più deterrente ad eventuali infrazioni, una sanzione pecuniaria rispetto alla reclusione tout court.
Infine, l’avv. Sona ha fatto notare alcune incongruenze nella legge con inasprimenti alla forchetta edittale, che passa da 2-7 anni a 5-10 anni in alcune circostanze, ma inasprisce in egual misura la guida sotto effetto di stupefacenti (grave) con passaggio con 50 kn/h più del limite (meno grave).
Alla fine domande dal pubblico presente (una cinquantina le persone) e risposte sempre all’altezza da parte di tre relatori che hanno dimostrato grande competenza e profonda conoscenza della norma e delle motivazioni che hanno portato alla sua emanazione.
Grazie quindi ai relatori per i temi espressi e per la competenza su una norma che sta facendo parlare di sé per i riflessi che ha ed avrà sul nostro modo di metterci alla guida di un qualunque automezzo.
Di seguito la registrazione dell’incontro (in versione MP3)
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO