Relazione incontro del 23 febbraio a San Bonifacio
I pericoli della rete ed il cyber-bullismo: il fenomeno nei suoi aspetti tecnico, legale e psicologico.
Nella serata del 23 febbraio presso l’aula magna dell’ISISS Dal Cero, si è tenuto un incontro rivolto a genitori, docenti ed aperto a tutti, dal titolo ” I pericoli della Rete ed il cyber-bullismo: il fenomeno nei suoi aspetti tecnico, legale e psicologico”. Nato dalla collaborazione tra scuola, S.I.A.P. – sindacato di Polizia- e la rete di scuole “Scuola e Territorio: Educare insieme”, ha visto come relatori l’avv. Veronica Benedetti Vallenari penalista del Foro di Verona, il professore Luca Pieti docente di psicologia generale presso l’ Ateneo di Padova ed il dirigente sindacale Devis Rodegher esperto in crimini informatici e come moderatore il dott. Roberto Grinzi Segretario provinciale del S.I.A.P.
La serata si inserisce all’interno di un percorso sulla legalità che nell’Istituto Dal Cero si è iniziato quest’anno e che è stato rivolto agli studenti con incontro sullo stesso tema ed intervento dei Carabinieri di San Bonifacio nella persona del Capitano dott. Bochicchio sulla legalità in senso più ampio, e che vuole estendersi al mondo degli adulti, in particolare genitori e docenti, allo scopo di fornire informazioni consci della insostituibilità dei ruoli di ognuno ma anche della forza della condivisione.
Dopo il saluto della Dirigente scolastica, Prof.ssa Sartori, e del segretario Provinciale del S.I.A.P., si è subito entrati nel vivo del tema oggetto della serata, tema purtroppo sempre più attuale e relativo ad un fenomeno che in modo sommerso e sommesso ha assunto ormai dimensioni preoccupanti per la diffusione e la pericolosità.
La definizione ormai condivisa da tutti di bullismo è quella che individua come suoi elementi essenziali una condizione di disequilibrio evidente tra le parti in cui si assiste alla prepotenza ripetuta e dolosa ai danni di un soggetto incapace di reagire e particolarmente sensibile tale da provocare in quest’ultimo soggezione psicologica e timore.
E proprio in quanto fenomeno sociale, come l’avvocato ha spiegato, è stato recentemente regolato nella proposta di legge da poco approvata solo al Senato ed attualmente in esame alla camera dei Deputati, nella quale non si è previsto un disposto normativo che introduca quale fattispecie il reato di bullismo, ma piuttosto una serie di misure per la prevenzione ed il contrasto evitando di ricorrere alla previsione di punizione quale soluzione ottimale. Del resto nel nostro vigente Codice Penale sono già regolate come reati una serie di azioni che normalmente sono poste in essere dal bullo o dal gruppo che lo sostiene quali: le minacce, la diffamazione – aggravata nel caso avvenga con un mezzo ad alta divulgazione -, le lesioni personali – laddove si intendono anche lesioni provocate nella psiche -, estorsione, ecc..
Reati di cui un minore dall’età di 14 anni è imputabile, perciò penalmente e personalmente responsabile, mentre i genitori avranno la responsabilità civile che comporta il risarcimento del danno inteso come somma di danno materiale, biologico ed esistenziale.
E la figura genitoriale torna ad essere presa in esame anche dal professor Pieti nel suo intervento. Infatti sono i genitori che per primi hanno il compito di educare il proprio figlio fin dai primi anni di vita così da rendere comprensibili e rispettate le regole ed i valori che nella prima forma sociale in cui il bambino vive, la famiglia, sono condivise abituandolo gradatamente ad un progressivo autocontrollo degli istinti per
comprendere che la nostra libertà trova un limite fortissimo ed invalicabile nella libertà degli altri e quindi nel rispetto reciproco. La scuola non può essere delegata a questa funzione ma semmai ha il compito di affinare e rafforzare l’opera portata avanti dai genitori che non possono deresponsabilizzarsi in questo importante ruolo e con i quali deve essere realizzata una collaborazione continua. Spesso è il non sentirsi all’altezza da parte nostra che può farci assumere un atteggiamento rinunciatario e timoroso nei confronti dei nostri ragazzi, come per esempio in relazione all’uso degli strumenti informatici ed al fenomeno, tema del dibattito. In realtà proprio a questo riguardo è importante sapere che, sebbene un adolescente trascorra in media 7 ore al giorno sul web, non ne conosce il funzionamento; questo lo rende inconsapevole dei numerosi rischi che si corrono navigando e lo rende esposto ad un uso oltreché assolutamente inadeguato dello strumento come autore di comportamenti dannosi lesivi delle libertà altrui, anche facile vittima di adulti senza scrupoli. Il web ha un potere enorme, infatti un comportamento quale il bullismo – sempre esistito nella fascia di età scolastica – quando approda nel web, cyber-bullismo, cambia completamente il suo aspetto perché si modifica lo spazio di azione. Da uno spazio circoscritto si arriva ad uno “senza spazio”, ovunque; non esiste più nessun luogo in cui la vittima possa nascondersi, non c’è luogo in cui potersi rifugiare non visti, non riconosciuti, non c’è luogo in cui poter andare e “cambiare vita” e questo diventa devastante per la vittima al punto da poterla portare all’autoeliminazione.
Pertanto è veramente un grave errore da parte degli adulti pensare che la familiarità con lo strumento informatico dei nostri giovani ( o addirittura bambini) equivalga a competenza. Questa infatti implica conoscenza del sistema e capacità logica e critica nei confronti del web e del suo uso ed è per questo che gli adulti tutti e le agenzie educative devono convergere in un’azione unitaria e coerente volta soprattutto alla prevenzione.
Anche l’esperto in crimini informatici, alla conclusione del suo intervento, ribadisce la necessità di un’azione congiunta delle varie componenti sociali per poter arginare e combattere il cyber-bullismo ed anche altri fenomeni di violenza attraverso il web. Ognuno – famiglia, scuola e forze dell’ordine – deve riappropriarsi del proprio ruolo ma tra tutti deve esserci collaborazione e dialogo perché individualmente i singoli soggetti sono assolutamente impotenti e non riescono ad intervenire in modo efficace.
Guidati dall’esperienza del sig. Rodegher abbiamo potuto scoprire ed in parte riuscire a cogliere il mare magnum del web, quel luogo intangibile ed invisibile dove ogni volta che ognuno di noi svolge attività di ricerca, di comunicazione, di frequentazione attraverso qualsivoglia social network, scarica applicazioni o usa chat scritte o vocali, invia foto o video, tutto confluisce e rimane in memoria praticamente per sempre e dove quindi, in qualsiasi momento chiunque può andare a ripescare ciò che vuole. Questo spiega come sia possibile che si riesca a recuperare tutto ciò che avviene sulla rete anche se noi siamo convinti che , avendo cancellato, tutto sia scomparso. Senza considerare che ci sono modalità attraverso le quali chi ha interesse può studiare i nostri gusti, le nostre preferenze ai fini del mercato se va bene, per scopi diversi e molto più pericolosi compreso il controllo, attraverso dei sistemi “spia”, delle password o dei codici bancari ed altro nei casi peggiori peraltro non infrequenti.
Molti di noi adulti ignorano tutto questo, almeno nei termini in cui ci è stato descritto, ma i ragazzi ed i giovani, i minori o, peggio, i bambini non hanno proprio nessuna cognizione e confondono la realtà virtuale con la realtà vera e propria al punto che intrattengono conversazioni con estranei fidandosi di quanto viene fatto loro vedere o viene detto – queste le modalità di adescamento ai fini pedopornografici o di spaccio – o si sfogano lanciando invettive o pesanti offese ai danni di qualcuno pensando di essere tutelati e protetti dall’invisibilità del web e dall’anonimato che questo sembra garantire o, ancora, diffondono materiale pornografico.
Con il web si spalancano le porte della propria casa e della propria persona a chiunque e nessuno di noi farebbe questo nella realtà della vita.
Al termine della serata i presenti sono usciti sicuramente un po’ più informati e più consapevoli della complessità del fenomeno cyber-bullismo e di come sia importante e doveroso portarlo allo scoperto, informarsi ed informare in modo adeguato per consentire, senza inutili allarmismi, di poterlo affrontare e risolvere consci della necessità di un’azione comune seria tra le componenti istituzionali e sociali per poterlo debellare e prevenire.
E se è vero che la rete, il web ha trappole in cui chiunque può cadere, è pur vero che le vittime più esposte a questo rischio sono sicuramente i giovani, e nei confronti delle nuove generazioni è solo il mondo degli adulti tutti che ha responsabilità di educazione, di tutela e di forte impegno rivolto alla prevenzione.