Scuola per Genitori ed Educatori di Prospettiva Famiglia
Incontro col prof. Ezio Aceti
GENITORI? SI PUO’ FARE
29 settembre 2017 – Teatro Alcione
Le serate del prof. Aceti potranno avere mille difetti, ma non si possono certo definire noiose. Quando Aceti prende la parola, comincia un cammino vorticoso, rumoroso, appassionato, ironico, combattuto, pieno di insidie e di trabocchetti, ma con un obiettivo sempre ben chiaro davanti a sé: conquistare il rapporto con l’altro, essere nell’altro e far sì che l’altro prenda in mano sé per essere migliore di quanto sia oggi e migliore anche di noi.
In avvio la prof.ssa Galletta ha illustrato il cammino che farà quest’anno Prospettiva Famiglia, insieme alle scuole riunite in “Scuola e Territorio: Educare insieme”, ma anche insieme alla Parrocchia di S. Croce e alle Istituzioni che hanno finora creduto in questo obiettivo. Poi i saluti di don Gianluca, il nostro bravo parroco che ha ricordato come anche la Chiesa ha decretato il decennio 2010-2020 come dedicato al grande tema dell’educazione, visto come uno dei grandi problemi del nostro tempo.
Poi ha preso la parola il prof. Aceti che ha subito sottolineato l’importanza dell’ascolto; ha illustrato esattamente i tre modi di mettersi in ascolto, di cui solo il terzo è quello realmente efficace. Il primo è quello di ascoltare come si fa in banca quando si aspetta il proprio turno, il secondo è quello di coloro che rispondono alle domande prima ancora che queste siano terminate; il terzo, invece, è quello di chi cerca di fare proprio le richieste dell’altro, chi mette l’altro prima di se, chi – per usare le parole del nostro relatore – usa il tu prima dell’io. Ha illustrato quindi le differenze intervenute fra la società di qualche decennio fa e quella attuale, chiarendo bene che non è affatto detto che quella passata fosse migliore. Su certe cose è migliore l’attuale, su altre è peggiore, ma sostanzialmente è diversa. Non c’è più la famiglia patriarcale (quella basata sui dogmi), ma una società più liquida dove i genitori dialogano sicuramente di più con i figli. Una società quella attuale meno chiara o più fluida (famiglia allargata, …), dove il punto di salvezza dei genitori deve essere quello di rialzarsi. Fra una persona che sbaglia 100 volte, ma si rialza e una che sbaglia una volta sola, ma non si rialza, Aceti ci dice che la prima è sicuramente migliore. Il fatto che abbia sbagliato più volte non è così importante per i figli, ciò che conta è che essi ci riconoscano come padri e madri, nel senso che vedono in noi qualità degne di stima. E alla fine, è proprio la stima ciò che dobbiamo conquistare con i nostri figli, il che non vuol dire che faranno ciò che facciamo noi, ma semplicemente che terranno in considerazione la nostra opinione, così come noi facciamo con le persone di cui abbiamo fiducia.
Attenzione a dire loro le cose importanti (“perdiamo a guardare programmi come “il grande Fratello” lo stesso tempo che impieghiamo su programmi ben più utili ed importanti”.
Le cose importanti sono 5:
1 essere positivi: una valutazione sull’efficacia delle persone, la si vede osservando se sono sorridenti oppure no; le persone che sorridono o ridono, trasmettono positività;
2 siamo programmati per amare: in secondo luogo dunque dobbiamo far emergere l’amore; chi conosce l’amore è efficace tanto quanto chi conosce il sistema operativo di un computer è più produttivo, analogamente chi conosce l’amore può ottenere molto dai suoi figli. Un amore che si deve concretizzare sempre con un atto di fiducia nell’altro, senza mai trasformarsi in una bambagia “quel problema è tuo, devi risolvere, ma sono sicuro che la prossima volta saprai fare meglio”.
3 la relazione empatica: una volta stabilita la connessione con nostri figli, dobbiamo preoccuparci di valorizzare l’altro, fare in modo che l ‘altro prenda in mano sé stesso, metterlo in condizione di prendere coscienza delle proprie qualità, evitando di “briciarlo” con frasi del tipo “se sempre il solito” o “hai proprio un brutto carattere”. Aceti ci conferma che non esiste il ragazzo con il carattere negativo; certo ci potrà essere chi ha sbagliato, ma non c’è mai chi ha tutta la ragione e chi tutto il torto; di solito, anche se può sembrare insolito, Aceti ci dice che entrambi hanno ragione, devono solo crescere per impadronirsi di sé e del proprio carattere.
4 si può sempre ricominciare: anche qui vale il principio di guardare le cose belle prima di quelle brutte; far sì che i telegiornali non concentrino racconti di cose negative, ma che valorizzino anche le cose positive. Un atteggiamento di questo genere forse non risolve, ma ci abitua a vedere il bello che c’è intorno a noi. Anche chi sbaglia, ha sempre la possibilità di redimersi; ce lo diceva qualche anno fa don Mazzi e ora lo conferma anche il nostro ospite.
5 il sogno di una società educatrice, dove tutti lavorano in simbiosi per educare il giovane; una società dove anche il vicino di casa o un anziano o un docente o il parroco possono e devono ergersi ad educatori del ragazzo in quanto tutti – per la vera e pragmatica alleanza fra educatori – siamo incaricati di questa missione.
Si è poi aperto il dibattito finale su come trasformare l’energia delle nostre arrabbiature in energia positiva. Non farsi prendere dallo scoraggiamento, ma rialzarsi subito, convinti che possiamo sì sbagliare, ma dobbiamo sempre crederci ed essere convinti che con la caparbietà e la convinzione possiamo trasmettere ai nostri figli la stima per noi. Un messaggio finale, dunque, positivo, come recita il titolo dell’incontro, a dimostrare che i genitori sembrano a volte aver smarrito la strada maestra, ma la possibilità di spuntarla c’è e sta a noi sfruttarla.
Un grazie al prof. Aceti per il messaggio chiaro che ci ha trasmesso e per le sue provocazioni, che hanno sempre alla base la fiducia e l’ottimismo di chi crede in Dio e nell’Uomo.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
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