Progetto Incontro con gli Autori
“Il piano inclinato”
ROMANO PRODI
20 ottobre 2017 – Liceo Fracastoro
- Relatore: prof. Romano PRODI
- Intervista a cura dell’avv. Guariente GUARIENTI
Un nome – Romano Prodi – che non ha bisogno di presentazioni; un cursus honorum difficilmente uguagliabile, basti pensare al suo ingresso alla London School of Economics, già nei primi anni successivi alla laurea, a cui poi è seguito un costante impegno sia nell’economia che nella politica. Per due volte è stato Presidente del Consiglio dei Ministri (“mi vanto perché nei miei due governi è stata l’unica volta in cui il debito pubblico è veramente diminuito”) ed infine ha avuto un ruolo importante anche a livello europeo con la presidenza della Commissione Europea di Bruxelles. Difficile, ripercorrendo la storia politica italiana ed europea degli ultimi 25 anni, non leggere il suo nome, tra l’altro agganciato ai momenti chiave di questi decenni, come la nascita dell’euro.
Alle domande dell’amico Guarienti, Prodi ha risposto con grande lucidità e con immutata competenza, tipica di chi questi eventi li ha vissuti da dentro, li ha metabolizzati ed è pervenuto ad una visione lucida degli aspetti politici e sociali del nostro tempo. Innanzitutto un riferimento alla Cina, ai ritmi spaventosi con cui questo Paese, emblema del comunismo, sta crescendo nel ranking mondiale, passando dalla fascia dei Paesi emergenti a quella delle grandi potenze economiche. Questo grande e, per certi versi, invidiabile sviluppo, è però accompagnato – dice Prodi – anche da una crescita delle disparità e del divario fra ricchi e poveri. Ciò perché, ad un capitale mobile, si affiancano persone non altrettanto mobili e qui il nostro autore ha fatto l’esempio di chi pur vivendo in Italia porta i capitali in Svizzera. Altri esempi? Apple Europe ha portato la sua sede a Dublino. Motivo? L’Irlanda offre vantaggi fiscali nemmeno paragonabili a quelli di altri Paesi europei e ovviamente l’ha fatto per attirare capitali stranieri, che spesso significano occupazione, redditi, benessere (lo stesso discorso vale per Ryan Air …). La disuguaglianza è uno dei grandi fattori che bloccano la crescita economica e ciò perché si è partiti dall’errato assunto che lasciando maggiore disparità, le persone più ricche avrebbero investito di più; invece è successo il contrario: tagliando risorse al ceto medio è finito il potere d’acquisto.
Poi il prof. Prodi è partito ad illustrare i tre fattori che egli cita nel suo libro come elementi che – variamente combinati – hanno segnato la storia degli ultimi decenni: la globalizzazione, la tecnologia e la finanza.
Riguardo alla tecnologia, essa ha avuto un effetto dirompente sul piano occupazionale perché ha via via abbattuto posti di lavoro, ma senza proporne altri in sostituzione; qui Prodi ha fatto l’esempio dell’avvento delle automobili, che semplicemente spostò gli occupati da chi era nel settore delle carrozze e dei cavalli a quello della fabbricazione di auto. Con la tecnologia e l’informatica, invece, si sono ridotti gli occupati in tutti i settori – dallo studio di avvocato alla grande azienda (vedi iPad, PC, mainframe, …) – ma senza che si producessero nuove esigenze lavorative. Una proposta che fa Prodi è quello di ridurre l’orario di lavoro e magari dedicarlo ad attività intellettualmente costruttive.
L’avv. Guarienti è passato poi alla questione della globalizzazione, chiedendo quali siano state – secondo il Professore – le responsabilità della politica. Questo fenomeno ha avuto ed ha effetti sia positivi che negativi. Positivi perché davanti ad una società in progressivo invecchiamento – ed i più radicali effetti li vedremo fra un paio di decenni – in assenza di immigrazione, solitamente in età molto bassa, la società è destinata ad estinguersi. Negativi perché l’arrivo di popolazioni con usi, costumi, lingua e religioni diverse comportano la necessità di destinare risorse a consentire a queste persone una permanenza dignitosa; risorse che, evidentemente, devono essere distolte da altri obiettivi.
Per assurdo, nella storia, le progressive disparità sociali si sono sempre sanate con le guerre, ma ora abbiamo un’alternativa a questa triste soluzione ed è quella di concatenare e mescolare gli interessi dei vari Paesi. Se Cina e USA, dice Prodi, hanno interessi convergenti ed inscindibilmente legati, sicuramente si troverà una soluzione pacifica ai problemi e questo perché gli interessi economici in gioco sono enormi. Consola, infine, che i Paesi in via di sviluppo siano cresciuti negli ultimi anni ad un ritmo più elevato rispetto a quelli ricchi: fenomeno che riduce per definizione le disparità. Se, però, a livello mondiale, sono diminuite le disuguaglianze fra i singoli Paesi, sono invece purtroppo aumentate le disparità all’interno dei Paesi stessi: in sostanza, prendendo singolarmente ogni Paese, si è notato che al suo interno è aumentato il divario fra le varie fasce della popolazione (ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri). Dando un’occhiata al Veneto, Prodi segnala che molti laureati vanno via; ciò rappresenta un problema perché allo Stato la loro formazione è costata moltissimo (400.000 euro circa), ma poi al momento di “restituire” questo debito con le loro capacità e la loro competenza, vanno a “spendere” queste qualità all’estero. Mancano però anche qualifiche di tipo tecnico: “in questo momento di pur piccola ripresa (PIL stimato in crescita di un modesto 1,5%), a Bologna ci sono almeno 1.000 posti da perito elettrotecnico che non vengono coperti per mancanza di risorse con questa preparazione”. Grave l’errore di molti genitori che vogliono per definizione che il loro figlio “vada al liceo”.
Prodi ha fatto notare che in Europa ci sono quattro Paesi in fase di spopolamento (Germania, Polonia, Italia e Spagna); attualmente la mediana anagrafica (metà della popolazione più giovane e l’altra metà più vecchia) di questi Paesi è in Italia di 47 anni; se la confrontiamo con la mediana dei Paesi del Sahel (fascia sub-sahariana) dove è di 17 anni, c’è di che preoccuparsi. Qui il Professore ha fatto notare come anche nella sua zona di origine, famosa per la produzione del formaggio grana, se non ci fossero giovani di origine indiana, “disposti ad alzarsi alle 4 del mattino”, probabilmente la produzione sarebbe fortemente diminuita. Infine, il prof. Prodi ha suggerito più cooperazione fra le piccole imprese per mettere a fattor comune funzioni che – singolarmente – non potrebbero essere supportate economicamente, come la ricerca e l’innovazione. Nessuna critica alle imprese, ma un invito ad una maggior collaborazione, grazie anche alle associazioni di categoria (vedi API). Prodi ha anche invitato le imprese a comportamenti più virtuosi, evitando il ricorso massivo al credito, ma credendo nella propria attività, investendovi capitale di rischio, reinvestendo quota dei profitti e avviando processi di medio-lungo periodo che possano dare una visione di crescita non solo nell’immediato.
Poi una critica a quelle roccaforti straniere che invece di investire in Italia, si limitano ad accaparrarsi le società già esistenti e funzionanti. Fiat, ormai, non è più italiana, Telecom è anch’essa ormai di proprietà dei francesi. “Per fortuna, ogni tanto questi colossi economici mondiali si mettono anche a comprare le squadre di calcio come il Milan e così sperperano tutto”.
In conclusione, Prodi ha accennato al tema delle banche e delle elezioni.
Sulle banche, a chi chiedeva se fosse giusto salvarle dal fallimento, Prodi ha risposto che non salvarle avrebbe voluto dire creare un danno ancora maggiore perché avrebbe messo sul lastrico risparmiatori ed azionisti; ciò non vuol dire che chi ha mal gestito queste banche (ed il Veneto purtroppo ha avuto alcuni esempi evidenti) non vada punito per la sua incompetenza o negligenza (“non vuol dire che bisogna salvare i lazzaroni”).
Un veloce accenno alla vischiosità del mercato del lavoro (“i sindacati non hanno più la capacità di guidare le masse dei lavoratori”).
Infine, le elezioni. Al segretario del Partito comunista cinese che gli chiedeva come facciamo in Italia a gestire un Paese così complesso, se abbiamo elezioni ogni sei mesi (comunali, regionali, politiche, …), Prodi rispondeva che “ci siamo affezionati”. Sicuramente con orizzonti temporali così corti, il politico non ha la possibilità di attuare programmi strutturali, ma solo interventi di minima volti a non perdere le elezioni che si susseguono con ritmo incalzante. In questo modo, priviamo la classe dirigente della possibilità di fare progetti a medio-lungo termine.
Prodi ci mette in guardia da questa “corsa all’autorità” che si sta manifestando negli ultimi anni (tre giorni fa il TG1 apriva con “la Cina vuole essere al centro del mondo”), negli USA la deriva Trump è sotto gli occhi di tutti.
E’ necessario avere un senso del futuro. “Se il reddito di Bolzano e quello di Catanzaro sono diversi è perché nel Mezzogiorno prevale ancora la rassegnazione”; l’idea di Prodi di fare del Mediterraneo un nuovo fulcro dei commerci lo aveva portato, quando era premier, a prevedere la costruzione dei porti di Brindisi e Gioia Tauro, ma poi le cose sono andate diversamente perché non si è ancora debellato il fenomeno mafioso (“nel porto entravano solo camion con la targa CZ”).
Infine un j’accuse del Professore; la vera palla al piede dell’Italia è la burocrazia. Molte aziende, sia italiane che straniere, non investono da noi perché “se fanno una domanda oggi, fra due anni stanno ancora aspettando la risposta” e questo perché nessuno prende più decisioni, tutti si appellano a fantomatici comitati “di 40 persone” che prendano la decisione al loro posto. Prodi ha terminato l’incontro con una chiosa: “Sapete che cos’è un cammello? E’ un cavallo disegnato da un comitato”.
A buon intenditor, poche parole.
Il nostro ringraziamento sincero va a questa grande figura del nostro tempo che porta la sua visione del mondo fra i giovani e la popolazione, all’avv. Guarienti, professionista sagace ed amico fraterno del prof. Prodi e al pubblico che ha partecipato così numeroso a questo prezioso appuntamento.
A presto.
Per PROSPETTIVA FAMIGLIA
dott. Paolo STEFANO
prof.ssa Daniela GALLETTA